Il numero “tre” aleggia come una maledizione sul partito del “Dio, Patria e Famiglia”. Il via al terzo mandato per Fugatti-presidente spacca la destra-destra di “Fratelli d’Italia” che perde altri due consiglieri provinciali (Daldoss e Girardi) dopo aver lasciato per strada il devoto Claudio Cia. E dunque anche qui il numero “tre”. Nella tarda mattinata di mercoledì 9 aprile 2025 si sono così volatilizzati i sogni di gloria della signora Gerosa che aspirava alla massima carica della Provincia di Trento. E che adesso potrebbe essere perfino disarcionata dal cavallo della Pubblica Istruzione e della vicepresidenza della Giunta provinciale. Perché Fratello e Sorella d’Italia sono rimasti in due. Mentre la maggioranza che sostiene Fugatti basta e avanza da sola senza dover dipendere dagli ex 4 voti del partito di “Dio, Patria e Famiglia”. Quanto a Lui avrà la via spianata verso il terzo mandato sempre che l’opposizione (quale?) non raccolga 7 consiglieri per promuovere un referendum sulla legge approvata dal Consiglio con il voto determinante dei due “fratelli-coltelli” del terzo mandato.
E per favore non chiamateli “voltagabbana”, che non sta bene. Sì, certo, i consiglieri provinciali Carlo Daldoss e Christian Girardi, cari loro, hanno votato a favore del disegno di legge a firma Bisesti (altro genio della politica trentina) per consentire il terzo mandato al presidente della Provincia autonoma di Trento, Fugatti. Il quale ha già fatto tanto per il Trentino ma, come si diceva una volta a scuola, potrebbe fare di più. E dunque per raggiungere codesto agognato obiettivo, Daldoss e Girardi hanno votato contro le indicazioni del partito al quale, loro malgrado e fors’anche a loro insaputa ma “con grande disagio”, avevano aderito. Ovvero di coloro che, per un calembur ovvero un gioco di parole, si chiamano Fratelli d’Italia. Un partito che il terzo mandato per Fugatti lo vede come il fumo negli occhi perché a quella poltrona aspira l’attuale vicepresidente e molto altro, signora Gerosa che dei Fratelli è Sorella di prima grandezza.
Subito dopo, temendo gli strali che già oscuravano l’orizzonte del Consiglio provinciale e i volti dei camerati contrari al terzo mandato, i due solerti sodali delle sorti di Fugatti si sono dimessi dal partito. E hanno subito convocato i giornalisti per negare di aver votato a favore del ddl a firma Bisesti dietro la promessa di nuovi incarichi. Excusatio non petita…con quel che segue, non è vero?
I due consiglieri, non più Fratelli, lasciano il partito nazionalista e centralista perché, improvvisamente, hanno provato un senso di profondo disagio a stare con la destra estrema. Lo stesso Girardi, qualche mese fa, si era interrogato (con grande spirito libero) affermando che voleva capire se era entrato in Fratelli d’Italia o in Fratelli di Gerosa. Adesso che è uscito dalla cerchia parentale il dubbio amletico non ha più motivo di turbare i suoi sonni.
Consapevoli di averla fatta grossa, (non chiamateli “voltagabbana” perché non hanno lasciato il partito per il proprio tornaconto), i due sono corsi a spiegare: “Domani non vedrete nuovi assessori o nuovi incarichi. Quello che abbiamo chiesto (a chi?) è semplicemente la possibilità di lavorare sul territorio, portando il nostro contributo per il benessere dei trentini”. I quali sentitamente ringraziano. Non già per aver favorito il terzo mandato per Fugatti (che se sarà votato avrà tutto il diritto di restare in sella per ulteriori cinque anni) quanto per aver reso palese “il disagio” che incolla la destra alla poltrona.
Non che la sinistra sia migliore perché anche da quelle parti menti eccelse e brillanti condottieri non se ne vedono. Ma non potendo metter dita nella stanza dei bottoni, al momento danni irreparabili non è in grado di farli. La destra sì.
Daldoss, che è assessore regionale, ha dichiarato che se gli sarà chiesto restituirà le deleghe. Perché lui resta convinto – così ha detto – che l’autonomia si governa a Trento e si difende a Roma. “Uno slogan a cui credo ancora oggi ma che purtroppo, per quanto ci riguarda, non è stato completamente attuato”. Ergo, si dimette da quel partito che a Roma esprime la capa del Governo che dovrebbe difendere l’autonomia. Quando ha aderito a Fratelli d’Italia o stava dormendo o ha peccato di ingenuità per la quale (è quanto chiede il Gauleiter del partito) dovrebbe rassegnare le dimissioni dal Consiglio Provinciale. Perché credere che un partito centralista come Fratelli d’Italia possa difendere l’autonomia del Trentino è come credere (e c’è chi lo crede) che la Lega sia un partito autonomista.
Chi ha votato questi due raggruppamenti politici non sa che farsene dell’autonomia, nemmeno di quella differenziata. Del resto, se quello che fu il glorioso partito autonomista è andato a nozze con la destra centralista (e il suo segretario non ha esitato un attimo pur di essere nominato assessore esterno) vuol dire che l’autonomia è solo una parola vuota. E che il terzo Statuto è come il terzo segreto di Fatima. Si sa che c’è ma non se ne conosce il contenuto. Ciò che conta era assicurare a Fugatti il terzo mandato.