La mappa dei candidati sindaco alle elezioni comunali di maggio 2025 in provincia di Trento, oltre al mal di pancia dentro i partiti strutturati, fa emergere il ritorno al “mal di campanile”. O se proprio si vuole, la protesta sotterranea di chi è rimasto deluso dalle fusioni dei vecchi comuni. Domina la sfiducia e con essa il disinteresse verso la cosa pubblica. Ci si rinchiude nel privato. Che faccia qualcun altro, tanto “non cambia nulla”. Dopo gli anni del qualunquismo, dell’uno uguale a uno, si tende a delegare tutto. Magari senza nemmeno recarsi al seggio. È un segno dei tempi. Mala tempora currunt (sed peiora parantur). Si prospettano tempi peggiori. Ben oltre l’orto di casa.
Si voterà in 157 dei 166 comuni della provincia autonoma di Trento. In 85 di codesti comuni, alla scadenza dei termini per il deposito delle candidature (martedì 18 marzo) si è presentato un solo candidato sindaco. Il quale non avrà competitor da contrastare ma, per essere eletto, dovrà convincere i propri compaesani a recarsi al seggio in misura superiore al 40% degli aventi diritto. Se i votanti saranno sotto quella soglia (è stata abbassata l’estate scorsa dal Consiglio Regionale; in precedenza era del 50%) nel comune arriverà il commissario.
Eccoli i comuni, scaturiti dalle fusioni dell’ultimo decennio, che avranno un unico candidato-sindaco: Ville di Fiemme (la fusione nel 2020-Carano, Daiano e Varena); Altavalle (2016-Faver, Grauno, Grumes, Valda); Cembra Lisignago (2016); Amblar-Don (2016); Predaia (2015-Coredo, Smarano, Taio, Tres, Vervò); Borgo Lares (2016-Bolbeno, Zuclo); Porte di Rendena (2016-Daré, Vigo Rendena, Villa Rendena); San Lorenzo Dorsino (2015); Sella Giudicarie (2016-Bondo, Breguzzo, Lardaro, Roncone); Tre Ville (2016-Montagne, Preore, Ragoli); Valdaone (2015-Bersone, Daone); Vallelaghi(2016-Padergnone, Terlago, Vezzano).
A Madruzzo (2016-Calavino, Lasino), Capriana e Luserna non si è presentato alcun candidato sindaco, pertanto arriverà il commissario.
Tra gli altri comuni con un solo candidato allo scranno di primo cittadino, si segnalano per numero di abitanti: Baselga di Piné (5.215 abitanti); Mezzocorona (5.501); Folgaria (3.158); Giovo (2.512), Malé (2.260).
Il presidente del Consiglio per le autonomie locali, Paride Gianmoena (pure lui candidato unico nel suo comune, Ville di Fiemme) ha affidato al quotidiano IlT (19 marzo) il proprio ragionamento sul calo di candidati e liste: “Fare il sindaco o l’amministratore richiede grosse responsabilità e in più, raggiungere gli obiettivi prefissati è diventato difficile perché è aumentata la complessità della macchina amministrativa. Tutto questo disincentiva le persone a candidarsi”.
Un tempo, quando la predisposizione al servizio passava anche dall’impegno nell’amministrazione comunale, i partiti politici facevano a gara per concorrere con liste proprie oltre alle “civiche”. Poi venne il precursore del tornado Vaja, il ciclone di “mani pulite” (1992) che spazzò via uomini legati ai partiti e partiti rimasti in balia del vento. Ricordate il Purgatorio di Dante? “Ahi serva Italia di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie ma bordello”.
Nel corso degli ultimi tre decenni, tra Corte dei Conti e i conti alle corte, che non tornano a causa dei tagli ai trasferimenti finanziari; tra inchieste giudiziarie e tintinnar di manette, anche la voglia di uno scranno si è sfarinata. Di pari passo con la diserzione degli elettori i quali, espropriati del diritto di scelta dei candidati, si sono allontanati in crescendo dai seggi. E sono andati a gonfiare il partito dei delusi nel limbo dell’astensione.
La crisi demografica, l’invecchiamento della popolazione, si accompagnano allo scandalo delle pensioni al minimo mentre, alla tavola del ricco Epulone, i commensali si votano gli aumenti a botte di mille euro al mese e ai Lazzari della storia non cadono nemmeno le briciole. Non si può fare di ogni erba un fascio (che già di fasci ce ne sono fin troppi), ma dall’impegno alla sfiducia generalizzata verso tutto ciò che sa di pubblica amministrazione il passo è un lampo. A poco sono serviti gli aumenti (chiamati adeguamenti) delle indennità per chi è disposto a fare il sindaco. Nemmeno l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio (art. 323 del Codice Penale) pare aver rimotivato coloro che paventavano “troppi rischi a fare il sindaco”.
E poi c’è l’incognita dell’affluenza. In calo costante negli ultimi anni. Basta vedere quanti sono andati alle urne, a metà marzo, per un referendum tra la popolazione della Valle dei Laghi sul gradimento dei “grandi carnivori”. Si è espresso solo un terzo (il 35%) degli aventi diritto (3.454 su 9.787). La maggior affluenza si è avuta a Vezzano (41,3%) dove l’incontro con gli orsi non è infrequente. La minima a Sarche (21,6%). Certo, tra chi è andato al voto, il “no” alla presenza di orsi e di lupi è stato plebiscitario: 97,3%. Per Luca Sommadossi, presidente della Comunità della Valle dei Laghi, la scarsa affluenza è stata determinata dalla convinzione dei cittadini “di poter incidere poco”. Così è, in effetti.