D’accordo. L’impegno politico-amministrativo ha un costo: per chi lo pratica da protagonista e per chi lo subisce da amministrato. È doveroso, oltre che giusto, che chi si impegna per la collettività riceva un giusto compenso, una giusta indennità. Chi decide se il compenso è giusto? Dovrebbe deciderlo un’autorità terza. Invece nell’ambito della politica a decidere sono gli stessi recettori dell’indennità. E dunque se pare sorprendente l’ultimo aumento annunciato (mille euro al mese) che i consiglieri regionali si sono graziosamente attribuito, sorprende ancor più il silenzio di chi dovrebbe vigilare per conto della pubblica opinione. I giornalisti han fatto quel che compete loro, cioè dare informazioni. Ma chi lavora, paga le tasse (chi non le paga, e sono tanti, dovrebbe solo vergognarsi) non ha proprio niente da dire? E chi, schifato, diserta le urne quando ci sono le elezioni, è proprio sicuro che questa sia la risposta giusta?
Intanto diamo voce e penna a Ettore Zampiccoli, (1946) giornalista di lungo corso, già segretario (pentito?) di un partito politico, che certe dinamiche le conosce dall’interno.
Ci sono notizie che stridono: nel Trentino la media degli stipendi e salari è fra le più basse d’Italia. Però i consiglieri regionali da gennaio si ritroveranno in busta paga un aumento di mille euro al mese. Sempre in Trentino il 5 per cento della popolazione dichiara di avere difficoltà economiche e l’8 per cento si trova in una condizione di povertà relativa. Il dato è peggiore della media del Nord Est e di quello della provincia di Bolzano dove chi non arriva a fine mese è solo il 2 per cento. Però i sindaci del Trentino hanno fatto sapere che nel 2025 desiderano che le loro indennità siano aggiornate sulla base dell’indice di inflazione. Fin qui le cronache che si leggono sui giornali. Va detto subito che parlare delle indennità dei politici, siano essi parlamentari o consiglieri regionali o sindaci, è sempre rischioso. C’è il rischio di cadere nella demagogia o nelle chiacchiere da bar. Eppure qualche riflessione può esser utile anche per avvicinare la gente alla politica e per valutare se i compensi attribuiti agli eletti siano giusti e congrui.
Parliamo dei sindaci che hanno chiesto che i loro compensi siano rivalutati in modo da ricuperare l’inflazione (0,8 per cento nell’anno che sta per chiudersi). I compensi dei sindaci sono diversi in base al numero degli abitanti dei Comuni stessi. Si va dall’indennità di 2.210 euro lordi per il Comune di Massimeno (138 abitanti) a quella del sindaco di Trento con 11.040 euro lordi al mese. Sono tanti? Sono pochi? Oggettivamente esercitare il mandato di sindaco in un Comune è impegnativo anche perché il sindaco diventa il referente di prima linea per tutti i suoi abitanti. E’ sul suo tavolo che piovono quotidianamente i problemi grandi e piccoli della gente. E talvolta anche problemi impensabili. Viene in mente a proposito un aneddoto, che mi aveva raccontato un sindaco di Trento, del quale non dirò il nome. Un giorno si presentò una signora di una certa età, la quale, senza tanti giri di parole, gli disse: “Io sono una prostituta che però vista l’età non posso più esercitare. Per favore mi cerchi un lavoro”. Il sindaco dopo una decina di giorni fu in grado di trovarle un nuovo impego che la donna soddisfatta accettò. Questo per dire che i compiti di un sindaco non si fermano solo ai bilanci comunali.
Per concludere verrebbe da dire che in linea generale i sindaci il loro compenso lo meritano, perché essere a disposizione di tutti praticamente 24 ore su 24 può essere difficile e defatigante.
Vediamo la posizione dei consiglieri regionali (e quindi provinciali) che da gennaio avranno mille euro in più al mese. Un consigliere provinciale si attesta oggi sui 10.445 euro mensili lordi ai quali si aggiunge un rimborso mensile di 746 euro. Al netto si ritrova in tasca 5.860 euro mensili e da gennaio mille in più. Naturalmente i compensi variano sulla base degli incarichi ricoperti dai singoli: è evidente che un presidente del Consiglio provinciale guadagni di più di un consigliere e ciò vale per le varie cariche (vicepresidente, questore, assessori, oltre al presidente ovviamente). L’assessore incassa circa 11.600 euro lordi al mese e il presidente 13.800 (sempre lordi). Per tentare una valutazione sulla congruità del compenso bisognerebbe parlare della produttività dei vari consiglieri, impresa oggettivamente difficile. Ci sono consiglieri che si impegnano sui problemi e quindi si documentano, discutono, parlano col proprio elettorato ma ci possono essere anche consiglieri che si limitano a schiacciare il pulsante per le votazioni. Ma torniamo agli schei: quasi sei mila euro netti possono apparire tanti. Ma tante in effetti sono anche le spese – se uno fa seriamente il proprio lavoro – a cominciare dal contributo mensile che ogni consigliere dà al proprio partito. Quindi quello del consigliere è una indennità congrua? Ai posteri l’ardua sentenza. In ogni caso diciamo che l’aumento di mille euro in questo momento si poteva evitare: ci sono difficoltà crescenti per tanta gente e molta gente è naturale che non lo giustifichi. Da notare – en passant – che in consiglio provinciale non si è levata una voce non diciamo contraria ma di perplessità su questo aumento. Todos caballeros ovvero intasca e porta casa.
E veniamo ai parlamentari, meglio alla casta dei parlamentari. I deputati italiani ricevono mensilmente 11.280 euro lordi, i francesi 7.100, i tedeschi 7.600 circa, gli spagnoli 2.800, gli austriaci 8.100. L’indennità lorda degli italiani di 11.280 al netto si riduce a poco più di 5.200. Però per gli italiani a questa somma si aggiungono una indennità per le diarie di 3.500 euro, un rimborso forfettario per spese di soggiorno ecc. pari a 4.190, un rimborso di circa 1.100 euro per i viaggi fra la residenza e l’aeroporto più vicino nonché per le trasferte da Roma Fiumicino al Parlamento. Al mese in tutto sono circa 14 mila euro al mese. Poi si aggiungono varie facilitazioni quali 1.200 euro all’anno per spese telefoniche, il ristorante di Palazzo Madama e della Camera a prezzi stracciati, altri benefit legati agli incarichi all’interno del Parlamento, l’assegno di fine mandato e la pensione. Stime ufficiali sostengono che un parlamentare costa ai contribuenti circa 20 mila euro al mese. Non diamo giudizi ma diciamo che con tali compensi i nostri parlamentari non rischieranno certo di finire fra quell’8 per cento di persone che non arrivano a fine mese. Forse, parlando seriamente, qualche aggiustamento al ribasso sarebbe opportuno. Forse servirebbe per ridare un po’ di fiducia alla politica e ai politici da parte di quel 50 per cento di elettori che non vanno più alle urne.
Ettore Zampiccoli