Dal 26 ottobre al 27 gennaio, nelle sale al pianterreno del museo diocesano tridentino, nella centralissima piazza Duomo a Trento, sono esposti una sessantina di “volti nel tempo”, ritratti e autoritratti di cinque secoli nel Principato vescovile tridentino. La rassegna è a cura di Domizio Cattoi, conservatore del museo sano, e si avvale di opere che sono custodite nei depositi del museo stesso.
L’opuscolo-guida avverte che “attraverso una selezione di opere appartenenti alle collezioni del Museo Diocesano Tridentino, la mostra ripercorre le tappe salienti della ritrattistica dalla fine del Cinquecento alla metà del Novecento”.
Tre ritratti del vescovo Celestino Endrici “aprono” la mostra nella quale figurano le firme di pennelli che hanno fatto la storia dell’arte, non soltanto trentina: Giovanni Battista Lampi, da Romeno (1751-1778); Giuseppe Alberti, da Tesero (1640-1710); Francesco Antonio Vanzo, da Cavalese (1754-1836); Giovanni Battista Rensi (1711-1776); Agostino Ugolini, veronese, (1755-1824); Ferdinando Bassi (1812-1883), Leonardo Campochiesa (1823-1906), Luigi Bonazza (1877-1965); Bruno Colorio (1911-1997); Camillo Rasmo, (1876-1965); Adelina Verner (1878-1951); Metodio Ottolini (1882-1958); Umberto Moggioli (1886-1919); Reno Wolf (1912-2009); Benvenuto Disertori (1887-1969); Elio Martinelli (1891-1967).
Per tornare ai tre ritratti del principe vescovo Celestino Endrici, ultimo principe di nomina imperiale, il primo è firmato da Sigismondo Nardi (1866-1924). Fu eseguito nel 1904 quando Celestino Endrici divenne principe vescovo di Trento. La tela fa parte del deposito lasciato dall’arcivescovo Alessandro Maria Gottardi (1912-2001).
Il secondo ritratto (pure dal deposito Gottardi), al centro della parete, fu eseguito nel 1929 dal levicense Orazio Gaigher (1870-1938), quando l’Endrici celebrò in pompa magna il suo giubileo episcopale. Tra l’altro era appena stato nominato arcivescovo dopo la sua rinuncia alla sede (cardinalizia) di Bologna alla quale lo voleva destinare Benito Mussolini (1883-1945) in forza dei Patti Lateranensi siglati con il Vaticano giusto l’11 febbraio 1929.
Il terzo, un’acquaforte di Luigi Bonazza (1877-1965) fa parte del deposito dell’arcivescovo emerito Luigi Bressan (1940).
La mostra sui “volti nel tempo” costituisce lo spunto per entrare in quello che è considerato tra i musei diocesani più belli d’Italia. E già che ci siete vale davvero la pena di continuare nella visita al museo che è stato rinnovato nelle esposizioni e nella collocazione delle opere d’arte in esso contenute: altari e pale d’altare, ori e broccati, paramenti sacri e sculture di legno, immagini del concilio tridentino (1545-1563). Vi sono conservati pure gli ex voto per la peste del 1630-1632: lo stendardo e l’urna d’argento destinata a contenere le reliquie del patrono della città e della diocesi, S. Vigilio, morto di morte naturale nel 400 dopo Cristo. Fu sepolto nella cappella cimiteriale fatta costruire fuori le mura della città per i tre martiri d’Anaunia (29 maggio 397 d. C.) e divenuta la splendida cattedrale di Trento la cui costruzione fu avviata nel 1212 dal comacino Adamo d’Argono (1180-1240). Cattedrale che, dopo i restauri conclusi un anno fa, è tornata all’antico splendore.