Da un anno, tutti i giorni, tutte le sere, giornali radio e televisione aggiornano le cifre del massacro che è stato innescato ed è seguito ai 1.200 morti israeliani trucidati dai terroristi di Hamas nel deserto del Negev, poco oltre il muro che separa la Cisgiordania da Gaza. Si dirà: e noi che cosa c’entriamo? Il 7 ottobre è passato, altre ricorrenze incombono, ma il Golem si arrovella perché tutto scorre (panta rei) e la memoria non fa più memoria. Di nulla.
È arrivato l’autunno. Non c’è più tempo da perdere. Cambio di abiti negli armadi, sostituzione delle calzature, coperte, riscaldamento e tutto ciò che prelude alla brutta stagione. Sono tutte cose che occupano un sacco di ore e così non rimane nemmeno un attimo per fermarsi e ricordare. Ogni memoria evapora rapidamente. Anche l’anniversario del più grande e tragico massacro antisemita dopo la Shoah scivola nel dimenticatoio, dove la Sinistra ha già lasciato parte della sua identità e quasi tutta la sua storia.
Non c’è nemmeno il tempo per una parola di circostanza. Meglio così. In fondo, essere pavidi evita di disturbare amici, fragili alleati e possibili consensi di nuovi elettori. D’altronde, il 7 ottobre ha insegnato che i morti non sono più tutti uguali. Alcuni sono più uguali degli altri. Per ulteriori informazioni, citofonare: PD del Trentino.