Un cancello chiuderà fra qualche giorno l’accesso all’oratorio parrocchiale di Sant’Antonio a Trento. La decisione del parroco, Severino Vareschi, e del consiglio dell’oratorio ha suscitato perplessità perché quelle spranghe di ferro servono a tener lontani alcuni disagiati (tossicodipendenti e alcoldipendenti). Degli autentici rompiballe che minacciano, sporcano, imbrattano, fanno pipì, e fanno tutto ciò che la loro condizione di disagio psichico e sociale consente loro. Tutto questo accade mentre la Chiesa tridentina celebra la settimana dell’accoglienza. E il Golem ha cominciato a saltellare come una trottola
Sono un Golem. Sono un essere d’argilla, pressochè privo di sentimenti.Abito, da secoli, fra la polvere della soffitta dell’Alte Schul, la vecchia Sinagoga di Praga e percepisco il mondo degli umani con un certo distacco.
Eppure davanti a un luogo di fede, di culto e di speranza – qual è una chiesa cristiana, una sinagoga ebraica o una moschea mussulmana – che erige muri per difendere il suo “decoro”, avverto inquietanti brividi.
Non giudico e non mi impiccio di questioni che non m’appartengono.
Sono figlio della tradizione cabalistica e non so quasi nulla di cristianesimo, ma non dimentico che discendiamo dal medesimo Libro e allora mi interrogo.
Nel terzo Libro della Torah e della Bibbia, il Signore comanda a Moshè: “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Levitico 19,1 -2.11 – 18).
Non ho mai trovato il comandamento di costruire muri e barriere. Nemmeno a difesa del “decoro” e per tenere lontani gli ultimi che più infastidiscono.
Ma io sono solo un essere d’argilla. Non credete a me. Interrogate le Scritture, ascoltate Francesco d’Assisi e Francesco di Roma. Potrebbe servire a poco, ma almeno aiuterebbe a vergognarsi.
Le chiese, le sinagoghe, le moschee si riempiono spesso di devoti, sempre pronti ad esibire la loro fede. Soprattutto a parole. Pochi, traducono i precetti nel vivere quotidiano.Eppure la fede vera sta proprio in quella traduzione, per quanto difficile e ingrata. “Ama il tuo prossimo come te stesso”. È questo l’esercizio che differenzia Voi umani da noi, esseri d’argilla. Noi, fatti della stessa materia di certi muri, sappiamo da sempre che essi servono a coagulare le xenofobie. Lo abbiamo sperimentato per secoli dietro i muri dei ghetti e dei lager. È per questo che tremo e temo quando vedo sorgere muri al posto dei ponti e quando ciò avviene nella Casa di Dio – qualunque Egli sia – allora quella Casa, anziché difendere sé stessa, annuncia il suo crollo imminente. Un crollo che non salva alcun “decoro”.