Eppure i lazzaroni seriali non mancano: spacciatori, ladri seriali, aggressori di anziani e di ragazze che per qualche grammo di oro scatenano bande di apprendisti rapinatori. Le comunità di ogni paese manifestano un gran bisogno di sicurezza, valutano ogni giorno come agire, come organizzarsi per presidiare il territorio, rinforzare e coordinare chi si occupa di tutto ciò. Si chiede a gran voce che vigili urbani, carabinieri, polizia, pompieri, e volontari se necessario, possano presidiare i territori e consentire di muoversi sicuri dentro una socialità paesana.
Intanto, la cronaca riporta una la notizia di una retata di contadini ad Aldeno, rei di non avere tutte le carte in regola per e con i raccoglitori di frutta. Credo non ci sia un’azienda una che abbia tutte le carte in regola. Troppe e spesso inutili, è tutto ciò che una burocrazia creativa si è inventata per giustificare posti di lavoro, marche da bollo, agenzie che sbrigano pratiche e che delegano il controllo a polizia e carabinieri. Le contravvenzioni fioccano, si fa cassa e si fa chiasso. Nei giorni della vendemmia anche un carro arrugginito è utile per un viaggio in cantina. Serve per le “furie della vendemmia” e non sempre si trovano le loro carte di circolazione. Non tutti sanno che per guidare un trattore non è sufficiente la patente specifica rilasciata dal Ministero dei trasporti. Si deve seguire un corso per macchine operatrici, come fosse un muletto industriale, e si devono frequentare i corsi di aggiornamento periodico. Serve una patente anche per lavorare, per operare in campagna dentro gli stessi confini di quella proprietà contadina che un tempo era inviolabile. Certo, la sicurezza di chi lavoro, prima di tutto. Ma siamo certi che un pacco di scartoffie possano evitare qualche infortunio? Forse sì, forse no.
Leggendo con attenzione il lungo elenco delle contestazioni ai contadini di Aldeno balza all’occhio la replica, a nome della propria comunità, della sindaca di Aldeno. “Proprio adesso? Le forze dell’ordine non avete altro di più impellente da fare? Perché oggi e sulla pelle dei contadini? Notti insonni a cercar carte, a compilare moduli e ricorsi, a scomodare gli uffici dei sindacati agricoli e delle associazioni di categoria. C’è sconforto, delusione e rabbia.” Ogni anno è così; ogni anno sempre peggio. Un tempo la vendemmia era sacra, dipinta dai pittori, fotografata dai turisti, benedetta dai frati da cerca per le offerte in cambio di un santino. La mobilitazione era generale, anche di nonne e nipotini. I bambini disertavano le scuole, i carabinieri, se avevano parenti in campagna, ottenevano una licenza agricola o un giorno di ferie per dare una mano.Il buon senso s’è smarrito nel calderone di una crisi che è economica, sociale, ma che è anche la cartina di tornasole del tempo corrente. A forza di predicare che vanno alzati muri (non quelli a secco della val di Cembra o della val di Terragnolo), invece di lanciare ponti (non quello di Messina), a forza di fanfaronate un tanto al chilo a pro di telecamera, la civiltà s’è persa. E non saranno i burocrati a trovarla tra gli scaffali e le scartoffie.
2 commenti
Bravo! E grazie da un viticoltore.
Aggiungo solo che le associazioni di categoria sono sempre più inutili.
Tutto vero
La vendemmia era una festa, un momento di grande aggregazione e di mutuo aiuto
. Ci si dava una mano, senza segnare le ore, si credeva nella solidarietà, nell intento di “fare presto” a portare l uva in cantina. Oggi è uno stress unico, vuoi x i tempi delle cantine che cercano di “risparmiare, vuoi per la burocrazia esagerata, vuoi per gli interventi “punitivi”che, guarda caso, intervengono puntualmente nei giorni della raccolta, quasi si trattasse di di scoprire un covo di ladri, intenti a delinquere. Urge riformulare la legge e fare della vendemmia e della raccolta anziche un dramma una festa tra amici che per il piacere di farlo( gratis), passerebbero volentieri una giornata tra i campi all aria aperta, in amicizia, per solidarietà o per il piacere di farlo.