Si è sempre detto che i trentini sono orsi. Nel senso che, di primo acchito, quando auguri loro “salute” ti possono rispondere “pensà ala vossa”. Da quando il Trentino occidentale è invaso dagli orsi veri, dare dell’orso a un trentino può andar oltre il senso comune che un tempo si conferiva all’attribuzione.
Zoologicamente parlando, l’orso fa il suo mestiere. La mamma-orsa con due o tre cuccioli cerca di proteggere la progenie fino alla completa autosufficienza della nidiata. A proposito: non s’era detto, un tempo, che mamma-orsa fa un cucciolo alla volta? Sarà che il Trentino è terra accogliente (chiedere agli immigrati e ai responsabili di certi raggruppamenti politici) ma da quando abbiamo accolto i primi dieci orsi sloveni (correvano gli anni di fine secondo millennio) la specie si è trovata talmente bene che oggi gli esemplari sono più vicini ai 150-160 che non ai 100 conclamati dalle note ufficiali. Chiedere, per conferma sottovoce, ai forestali e a chi sa far di conto e conosce la progressione esponenziale delle cifre.
Fossero anche “soltanto” 100, ciò che è dato conoscere è che la loro presenza è concentrata in talune micro-aree della provincia. E ad ogni buon conto, quando non sono in letargo i plantigradi scorrazzano nei tre bacini orografici della Sarca, del Chiese e del Noce che è un piacere (loro).
L’ultima aggressione ad un turista francese risale a qualche giorno fa. L’uomo ha raccontato che, vistosi attaccato dall’orsa, si è rannicchiato a terra facendo il morto. Con ciò dando prova: 1) di sangue freddo. 2) di aver metabolizzato i “consigli” di autorità preposte e di animalisti; 3) di aver avuto… culo perché l’orsa (potenziale assassina) lo ha “soltanto” graffiato e se n’è andata trotterellando. Si presume soddisfatta. Che già attribuirle un sentimento è umanizzarne la specie. Ma tant’è: chi muore dalla voglia di avere un incontro ravvicinato con gli orsi del Trentino probabilmente, a suo tempo, ha fatto scorpacciate dei cartoni animati di Hanna e Barbera. Gli orsi in carne ed ossa non sono Yoghi e Bubu come ben sanno coloro che hanno avuto “la soddisfazione” di un incontro ravvicinato. Tra costoro gli stessi familiari del povero Papi che l’altro giorno, andando a visitare il luogo “sacro” dove il loro figliolo, lo scorso anno, è stato sbranato da un orso, si sono trovati davanti a un altro esemplare.
Dopo l’aggressione ursina al turista francese-mezzo trentino (ha parenti a Dro), il presidente della Provincia autonoma di Trento ha annunciato di aver dato ordine ai forestali di abbattere l’animale “confidente”. Apriti cielo. Gli animalisti hanno replicato con ricorsi urgenti alla Magistratura per fermare il proiettile già pronto in canna.
Chissà perché caprioli, camosci, cervi e altra fauna non godono di analoga attenzione. Anche Bambi, in fondo, fa parte dei cartoni animati dell’infanzia. E, a differenza di orsi e lupi, non risulta che gli ungulati et similia siano potenzialmente pericolosi per la specie umana. I primi non si possono ammazzare e i secondi sì? Forse perché caprioli, camosci e cervi sono autoctoni. Mentre orsi e lupi sono immigrati. Quando si dice un Trentino accogliente. E poi qualcuno ha ancora il coraggio di dire che i trentini sono orsi.
2 commenti
Le consiglio di documentarsi meglio, prima di scrivere certi articoli.
Mi riferisco soprattutto alla chiosa finale in cui definisce gli ungulati non pericolosi per l’uomo. Ogni anno i danni a veicoli, i feriti e talvolta purtroppo anche i morti causati da cervi e caprioli sono innumerevoli, ma evidentemente non fanno notizia come un attacco di orso!
Ovviamente a voi giornalisti interessa solo vendere facili allarmismi invece che dare notizie veritiere e d’informazione. Es alla nostra classe politica ovviamente tutto ciò sta benissimo.
Cordiali saluti
Te lo dico alla milanese: te se un pirla!