L’Italia perde in Europa e perde nella corsa agli Europei di calcio (0-2 contro la Svizzera). Dal calcio nel sedere a Bruxelles alla pedata negli stinchi a Berlino. Fuori dall’Europeo e fuori dalla stanza dei bottoni europea. Un’Italia calcistica senza gambe e senza anima, metafora di un’Italia senza cuore. Con rigurgiti di nostalgia di un passato che non passa mai.
Ma di cosa ci si meraviglia? Forse voi, laggiù in Italia vedete le cose da un’altra prospettiva. Invece qui, nel vecchio Ghetto di Praga, i profili appaiono in tutta la loro chiarezza. I segnali inequivocabili raccolti fra la “Gioventù Nazionale” confermano l’allarme che da tempo sta suonando e dimostrano dove stanno le radici ideologiche e larga parte del consenso anche della “Giorgia Nazionale”.
Davanti alle esternazioni orgogliose delle “oscenità allucinanti” – non sono parole di un Golem qualsiasi, bensì di Gianfranco Fini che proprio alfiere del pensiero riformista non è – cresce lo stupore dei benpensanti. Ma cosa colpisce queste “anime belle” che rifiutano l’idea di una, ormai evidente, riemersione del fascismo dall’oceano del male?
Certo, il Presidente, la signora Meloni “detta Giorgia”, prende le distanze e, a parole, inorridisce. D’altronde, cos’altro potrebbe fare nel pieno delle difficili trattative europee, dove sta giocando d’azzardo?
Il Presidente, la signora Meloni, condanna fermamente. Soprattutto l’inchiesta giornalistica, cioè il contenitore anziché il contenuto.
Il Presidente, la signora Meloni, non fa l’unica cosa che, a questo punto dovrebbe fare: abiurare il fascismo e denunciare la deriva attuale, prendendone le distanze nei fatti, oltrechè a parole (a proposito, ma sicuramente mi è sfuggito, non ho sentito levarsi una sua parola solidale verso la sua Senatrice ebrea, oggetto dello scherno dei suoi “ragazzi stupendi”).
Il Presidente, la signora Meloni, come un’aspirante attrice, atteggia il volto e la voce alle circostanze. Ma non basta. Non può bastare.
D’altronde, non è tutta colpa sua. Gli italiani, tutti tranne rari casi, hanno accettato, senza alcuna indignazione civile collettiva e in nome di un incomprensibile “aplomb” pseudo-democratico, le continue riletture della storia del regime; l’esibizione sempre più smaccata dei saluti romani; i busti del duce mostrati con orgoglio nell’abitazione della seconda carica dello Stato; il negazionismo più sfacciato che sta trasformando la Repubblica nata dalla Resistenza, nella Repubblica fiorita nell’insipienza. E adesso ci stupiamo di fronte a centinaia di ragazzi che si avvalgono delle simbologie “nere”, per iscriversi ai corsi post-laurea dell’estremismo di destra e dell’antisemitismo più acceso? Nessuna meraviglia e nessuno stupore. Adesso arriva l’estate e non c’è più tempo per prendere coscienza. Fu così anche nel 1938.
Il Presidente “la Meloni”, nel frattempo, procede imperterrita verso i radiosi destini ai quali la Patria è chiamata, usando qualche mio correligionario che si è schierato con i propri persecutori; ribadendo un profilo democratico per impegnaR.S.I. contro l’antisemitismo di “poche schegge impazzite”, mentre la sua “Gioventù Nazionale” continua a distillare un odio che si appresta a debordare dai ristretti circoli capitolini.
Certo, a sinistra non è che le cose siano messe meglio. Anzi. La Schleyn, in tutta serietà e con un forte impegno si scandalizza, ma non ferma le derive antisemite che appestano il riformismo; Conte fa il conto delle convenienze cerchiobottiste; Verdi e Sinistra si barcamenano sempre pronti ad agitare altri vessilli ed altri drammi e così i pregiudizi ringraziano e rimangono intatti. Magra consolazione.
Mentre i Fratelli d’Italia confondono “nostalgismo” e antisemitismo, consapevoli che di tutt’uno si tratta, io confido ancora nelle coscienze democratiche e nel trionfo della ragione. Spero solo di non rimanere solo.