Leggendo la notizia, corredata da una immagine significativa, mi sono interrogato sul titolo, di primo acchito inappropriato. Vale a dire: otto donne, con “presidenta” al centro, formano la nuova commissione provinciale delle cosiddette “pari opportunità”. L’opportunità di far parte di una commissione, fa parte ovviamente delle personali ambizioni, della voglia di esprimere un impegno, di apparire sulla scena pubblica e perché no, di fare gavetta in vista futuri impegni anche in altri campi: quello politico compreso, il quale per legge, ne offre l’opportunità.
Ciò che stupisce, lo scrivo da maschio, anche se credo stupirà pure qualche donna, è quel “pari”, che dovrebbe contenere almeno un germe, un simbolo, una traccia di quel rappresentante di genere tinto d’azzurro anche se non più principe. Almeno uno, fra dame in rosa, chiamato a ragionare sulla parificazione delle opportunità e competenze fra sessi e tinte diverse, detti convenzionalmente “generi”.
Una commissione per la parità di genere tutta al femminile, con una presidente che per cognome fa Guerra, spero non sia il tentativo di schierare sul tema un plotone puntato contro il genere che manca.
In una società che sta cambiando pelle e costumi con una celerità straordinaria tra chi ha superato la soglia degli “anta” affiorano ricordi di uomini e donne con ruoli e funzioni sociali definiti. Una società che rispettava (?) i ruoli naturali dei due generi discendenti da antichi mondi nei quali anche il rispetto era contemplato. Così come l’affetto, la comprensione, la tolleranza, la fedeltà, un passo indietro per farne due in avanti. Oggi abbiamo bisogno di commissioni per ragionare su chi siamo, che cosa vogliamo, che cosa ci spetta, che cosa possiamo pretendere, come costruire le barricate per limitare ambizioni ed espansioni possessive da parte dei maschi. Il calcolo delle vittime della guerra di genere potrebbe giustificare ogni forma di difesa, tutela e prevenzione della fragilità femminile che diviene vittima di genere.
Siamo certi che una commissione di questo tipo serva a ripristinare l’equilibrio fra generi? Serva a limare e ovviare tutti gli ostacoli e i motivi che spesso disarmano i cuori e armano i muscoli? Le troppe quote obbligatorie per la cosiddetta parità di genere sembrano forzature da grembiulini scolastici: blu per i maschi e rosa per le femmine.
Auguri di buon lavoro alla rinnovata commissione per le pari opportunità. È auspicabile adesso che il Consiglio provinciale ponga ai voti l’istituzione di analoga commissione di soli uomini per affrontare i temi e il genere maschile, considerando che sono caduti molti luoghi comuni, sui ruoli di genere, sulla spontaneità delle scelte a prescindere da usi, costumi o tradizioni. Molti sono i maschi che cucinano, si occupano della casa o del bucato, senza per questo sentirsi sminuiti, così come molte donne guidano camion e trattori, sono vignaiole di rango o maneggiano la motosega come fosse un phon per capelli. Uomini e donne occupano ogni spazio nella società senza preclusioni di sorta.
Certo che se serve una commissione per le pari opportunità vuol dire che il buon senso, la disponibilità, la convivenza, tutto ciò che potrebbe creare un ambiente sereno e felice sono solo nel mondo dei sogni. E che al di là dei generi il clima di guerra perenne non può essere cancellato da una commissione paritaria (che paritaria non è). A meno che non si dia vita in tutta fretta ad analoga commissione al maschile. E in quel caso il presidente non potrà che chiamarsi “Pace”.
Nel merito interviene la Commissione per le pari opportunità:
Ma cosa vuol dire questo? Che la società sarebbe migliore? Non crediamo proprio.
Fortunatamente oggi le cose sono cambiate, almeno in parte. Crediamo fermamente che il progresso verso una maggiore uguaglianza di genere abbia reso la nostra società migliore, più giusta ed equa per tutti.
Il lavoro da fare è però ancora molto e da questo articolo traspare inequivocabilmente. Lavoro da fare non solo a partire dalle scuole, come ci siamo ripromesse nella prima riunione della CPO, ma a tutti i livelli per raggiungere e coinvolgere più persone possibili. C’è ne è tanto bisogno a quanto pare!
Riguardo alla composizione della nuova Commissione, è importante notare che, come prevede la legge provinciale in materia, tutte le associazioni possono presentare la candidatura di un/una loro rappresentante purché abbiano come fine statutario la promozione delle pari opportunità di genere con esperienza almeno triennale. Non c’è nessun riferimento all’ appartenenza di genere delle persone associate né delle persone candidate. La mancanza di rappresentanza maschile evidenzia ancora una volta una preoccupante mancanza di impegno da parte degli uomini su questo tema cruciale. Il fatto che nessun uomo, all’interno delle Associazioni, si sia fatto avanti per dare il suo contributo in questa Commissione suggerisce che l’uguaglianza di genere è ancora ampiamente vista come una “questione femminile”, piuttosto che come una responsabilità condivisa che richiede l’impegno attivo di tutti. O peggio ancora, che si nega il problema.
La mancanza di rappresentanza maschile nella Commissione quindi non è che un sintomo di determinati fattori sociali e culturali ed è su questi che l’autore dell’articolo avrebbe dovuto puntare il dito.
Noi non vogliamo dichiarare guerra all’altro genere, come si allude nell’articolo, ma vogliamo lavorare insieme a tutte le componenti della società per un mondo più equo, giusto ed inclusivo, in cui non ci siano più discriminazioni né di genere né di nessun genere.
Uomini, donne, giovani e meno giovani, la società con tutte le sue componenti, devono lavorare fianco a fianco, pur nel rispetto delle differenze dell’altro/altra, per raggiungere l’importante obiettivo di una vera parità di genere, a tutti i livelli.
La pace, come parità tra i generi, per rispondere all’autore dell’articolo, inizia dal nostro quotidiano, indipendentemente dal cognome. Ironizzare sul cognome ‘Guerra’ della Presidente evoca l’idea di fazioni contrapposte, un concetto che è agli antipodi rispetto a ciò che serve realmente: uno sforzo collettivo e unitario per superare le disparità di genere che ancora persistono.
E’ colpire tanto per farlo, quando non si hanno altre tesi e motivazioni valide.
Ma ripetiamo. E’ solo condividendo le azioni, tutte e tutti insieme, soprassedendo alle sterili critiche, che i risultati possono essere migliori e, si spera, più immediati. Una responsabilità collettiva dunque.
In questo spirito di collaborazione, estendiamo l’ invito all’autore dell’articolo ed al responsabile di testata ad un incontro con tutte le componenti la Commissione.
Anche la stampa e la comunicazione in generale hanno un ruolo cruciale nella promozione delle pari opportunità tra uomo e donna, partendo dall’utilizzo di un linguaggio di genere, privo di stereotipi e di contenuti altrettanto irrispettosi dell’altro e dell’altra. Aspetto, questo, che non va mai sottovalutato.
La Commissione Pari Opportunità tra uomo e donna
Trento, 14/06/2024
1 commento
Leggo e di regola non commento (mi pare tempo sprecato). Giuste tutte le analisi che tutti sanno fare su un mondo confuso tra avere e apparire, tra maschile e femminile, tra laici e religiosi, tra passato e presente…
E appare “puerile, bambinesco, fantasioso…” perdere tempo e parlare di un mondo futuro orientato all’Essere, alla Fraternità, senza violenze o guerre, ma con quale protagonista?
Tutti gli Stati del Mondo lo hanno sottoscritto (ONU, 1989, 2000, 2002..): è il Mondo a misura di Bambino, col Bambino più debole unità di misura di questo mondo.
Le Unità di misura ufficiali sono cose serie (tempo, spazio,…), ma questa Unità è “ridicola” per i Grandi, uomini e donne che salgono e fanno guerre; scendere è verbo per altri… Giusto che le donne salgano se il Bambino è d’accordo; doveroso che il Maschio scenda per lasciare spazi alla Donna. Nella Commissione manca un Avvocato dei Diritti dei Bambini, protagonisti del Futuro. Cose illeggibili e assurde per la maggioranza che legge… Dino Pedrotti