La memoria storica non è un deposito di ricordi bensì la capacità dell’individuo di conservare informazioni sul passato e di servirsene per riuscire ad affrontare situazioni di vita presente e futura, perché la memoria è un processo che codifica consolida e recupera conoscenze ed esperienze derivate dall’ambiente e dall’attività di pensiero. Ciò implica che il recuperato non è una rievocazione ma una ricostruzione adeguata ai tempi di vita: e questo si propone per la bonifica urbana e sociale di Santa Maria Maggiore “ombelico di Trento”, da anni.
A volte si è smarriti in luoghi conosciuti, abbiamo la sensazione di vagare nell’opacità del tempo fermo in una sottocultura di futuro -che immaginavamo diverso- senza avere vissuto il presente, confuso in fasi temporali che annullano un armonioso sviluppo per incapacità di comprendere quanto pur conosciamo. Questa potrebbe essere una impressionistica descrizione della zona di S. Maria Maggiore oggi dopo alcuni decenni di progetti sostanzialmente infruttuosi, ma volendo avere una visione ottimistica del domani vorremmo immaginare il suo recupero grazie a innovazioni aderenti a una corretta prospettiva di vita formata alle esigenze dei tempi, che trovano la loro origine prima nella memoria del luogo.
Il processo di acquisizione con cui ci appropriamo delle informazioni è influenzato da fattori emotivi cognitivi e motivazionali, che convertiamo in stimolo di pensiero per rilevare una traccia di memoria. Apprendere a sedimentare informazioni secondo codici di tipo visivo, ad esempio, significa avere lo strumento per comprendere la consequenzialità nel tempo e spostare il ricordo dalla memoria a lungo termine alla memoria di lavoro affinché il suo concreto potenziale sia utilizzato coerentemente nel presente.
Più esplicitamente è la forza dello stimolo visivo emotivo che induce il processo di elaborazione proiettato sul presente, quello che conduce al perseverante Genius loci dell’appartenenza identitaria e attenua la curva dell’oblio, ad esempio proponendo una lapide dei crociferi anziché una colonna romana tra palazzi istituzionali del secondo Novecento o edifici ottocenteschi di edilizia abitativa sovrastati dalla Chiesa del Concilio. Invece in loco non c’è nessuna traccia evidente dell’antico cimitero né dei neonati abbandonati in quella che era una contrada trafficata dall’alba al tramonto, la fine e l’inizio di tante misere esistenze -in tutti i sensi…- è sbiadita nelle vecchie carte di archivi poco praticati, simili a immagini sfocate in uno specchio opaco. Smarrimenti che evidentemente poco interessano i preposti a trasmettere l’etica del ricordo ai posteri.
Elementi fisici e sociali oggettivi si fondono nello spazio urbano creando la percezione che di esso hanno gli individui e le collettività che ne fruiscono stabilmente o temporaneamente, inducendo l’interesse sulle emozioni che possono essere definite geografiche, cioè prodotte da motivazioni territoriali di vita. Nel contesto in esame agiscono essenzialmente componenti tangibili riferite a un circoscritto evento, con il loro corredo di tradizione popolare, cultura, religione, organizzazione sociale in estrema sintesi Storia di un fatto considerato monumento dell’agire umano e oggetto di elaborazione culturale: che lega inscindibilmente la chiesa di Santa Maria Maggiore all’evento epocale del Concilio Tridentino. E con essa la città di Trento, protagonismo che mantiene nell’era degli internauti con un altissimo numero di citazioni.
Il sentimento sprigionato dai luoghi, quindi, rappresenta un aspetto caratterizzante del territorio cittadino da comprendere e studiare onde restituire una sua immagine il più possibile completa, perché queste emozioni superino i confini individuali sedimentandosi nella coscienza collettiva e diventino patrimonio culturale. Nella contemporanea ideologizzata visione del mondo civiltà e identità assumono un ruolo profondamente sociale da cui non si può prescindere per capire, prevedere e indirizzare le azioni degli umani, regolamentando i sistemi di rappresentazione della comunità sul territorio.
Il ritmo della Storia nella complessità del tempo oscilla tra il passato sostanziale l’eterno presente dell’attimo nella nostra vita e un futuro potenziale. Ed è cruciale capire e gestire efficacemente il tempo dell’esistenza in una fase di estranianti mutamenti quali quelli in atto.
La comprensione del tempo è fondamentale per costruire il futuro quando il demone della paura si aggira nell’insicurezza di un mondo dove gli accadimenti quotidiani diffondono diffidenza verso l’altro, estremizzando si potrebbe ricordare il saggio sulla «società liquida» di Umberto Eco Apocalittici e integrati che nel 1964 definiva gli intellettuali apocalittici e integrati coloro che avevano una visione ingenuamente ottimistica: ma dobbiamo prestare attenzione, a non essere preda del decadentismo strisciante.
In tale contesto il patrimonio culturale espresso dal luogo si presenta sovente come memoria fotografica che visualizza le tracce superstiti del passato, concretando i sentimenti così prodotti attraverso stimoli associati a un’immagine visiva e fondamentali per la corretta tutela: perché «la cura dei luoghi parte dallo sguardo».
A tal proposito ricordiamo un concorso fotografico organizzato nella primavera del 2022, evento sperimentale per Trento. Fuori concorso vi hanno partecipato con un breve filmato anche i piccoli ospiti del nido aziendale UNITN prospicente piazza Santa Maria Maggiore. I quali, con eccezionale acutezza, e grazie alla guida di altrettanto eccezionali educatrici, muniti di macchina fotografica volevano catturare la città: per capire i loro luoghi di vita.
L’esito è stato sorprendente per soggetti individuati e commenti a corredo, lucide sintesi visive di occhioni spalancati su particolari quali le giurassiche conchiglie arrotolate – diatomee – ma pure capaci di attraversare il tempo con giusta sequenza sino ad arrivare alla devastante panchina rossa di Agitu, asserendo che «ricorda a tutti di non usare le mani per dirsi le cose e di parlarsi con parole gentili». E l’esito di questo sorprendente percorso è stato una menzione speciale del FAI locale, consegnata dalla Presidente Giovanna degli Avancini ai piccoletti sussiegosi e consapevoli nel ruolo di vincitori!
Ed è un ricordo festoso quello del 26 maggio 2022 che ha come sfondo la piazza assolata e gente felice nell’atmosfera conviviale del nostro anfitrione Tastiko, con cui condividiamo orizzonti di migliore futuro anche recuperando la verità gentile dell’infanzia, quando è ancora possibile credere alle cose belle e vedere le conchiglie arrotolate nelle storiche pietre di Trento. La Storia affida spesso a iconiche memorie la complessa stratificazione delle dinamiche nel tempo lungo, quando necessita un supporto visivo per la comprensione culturale necessaria a costruire il futuro e avere condivisione politica sulla realtà del luogo -attraverso la collaborazione realmente partecipata degli abitanti tutti- elaborando un progetto informato e aderente alle necessità di chi vive sul territorio e basato su una sola parola: rispetto. Anche per le oniriche visioni di bambini che non vogliono vedere deturpata da brutture la loro casa colorata.
“Sono tempi cattivi, dicono gli uomini. Vivano bene e i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi” ha incisivamente scritto Sant’Agostino, esplicito richiamo alle nostre responsabilità per affrontare colpe e crisi, presenti incombenti o future: siamo tutti protagonisti, a noi stabilire i ruoli.