Pur vivendo lontano, nella mia soffitta praghese, riuscite sempre a stupirmi. Dopo mesi e mesi di silenzioso dibattito – forse perché inesistente – che ha accompagnato il lavoro dei tappezzieri intenti a rifoderare le poltrone del residuo potere regionale, siete riusciti a compiere, tutti insieme appassionatamente, più di un capolavoro. Bravi!
Il giorno dopo della visita lampo della “Giorgia nazionale”, che forse non si è nemmeno accorta di essere a Trento anziché a Pinerolo o a Donnafugata, avete brillato come non mai. Certo, magari non tutti. C’era infatti una sedia vuota in sala, ma non se ne è accorto nessuno, nemmeno l’assente. Dopo il saggio dei pompieri, i sorrisi, i selfie, l’assenza di ogni contestazione, eccovi pronti a tuffarvi nel lavoro di quel Consiglio regionale che, da anni, ribolle di iniziative, di proposte, di confronti, di dialoghi e di progetti.
Galvanizzati dai successi e dai sorrisi della “Giorgia”, in men che non si dica, avete anzitutto resa granitica la provvisorietà e certificata la furbizia del barone di Münchhausen. Nello stesso giorno poi avete eletto una Giunta regionale, poggiata su di un fresco programma redatto certamente da Bernardo Clesio, in un attacco di gotta e rispolverato per l’occasione. Siete andati quindi al voto, sostenuti da una minoranza che sembra aspirare sempre più a sentirsi parte della maggioranza e che non vi ha mai fatto mancare il sostegno e il numero legale, perché è questo il riformismo.
Avete quindi, seppur per il rotto della cuffia, dato avvio a una Giunta dove, udite udite, c’è perfino un “assessore alla biblioteca” e che si muoverà probabilmente sulla base del teorema delle tre K: Kompatscher, Katzenjammer; Katastrophe (Kompatscher, depressione, catastrofe, per chi sta sotto Salorno e sotto la soglia del plurilinguismo).
Nessuno avrebbe potuto fare meglio, ma voi volevate superarvi e così avete sistemato, nell’ordine, la saldezza senza tempo della presidenza del consiglio regionale; il nodo della presenza femminile cooptata a costo zero con l’assessora al prezzemolo; l’archiviazione definitiva della “staffetta” e il sigillo definitivo sulla bara della Regione e forse anche del terzo Statuto.
A proposito, bravissima quella Consigliera che ha carpito la bozza di riforma, ma perché, questa nostrana Mata Hari, ne ha fatto dono solo a pochi suoi Colleghi? E noi, che siamo il popolo? Non abbiamo nessun diritto di sapere, noi? Si tratta forse di segreti impenetrabili o della nuova ricetta dei canederli con la cassöla?
Alla prossima puntata, perché so che saprete fare di meglio.