È durato solo poche ore l’imbarazzo che, in un piovoso mercoledì di marzo, ha scosso il palazzo dell’Autonomia trentina, la sede del Consiglio Provinciale di via Manci a Trento, anche se non sono escluse scosse di assestamento. Tutto si è svolto con la velocità del web. Una attrice-influencer roveretana che vanta tra i 60 mila e i 100 mila “followers” (seguaci) ha annunciato con linguaggio “giovanile” che il prossimo mese di maggio avrebbe intrattenuto gli studenti trentini e spiegato loro che cos’è e che cosa si intende per Autonomia. Troppo calore e troppo colore nell’annuncio hanno consigliato chi l’aveva contattata a suggerire alla stessa un passo indietro.
Mentre a livello nazionale si discute di autonomia differenziata, nella autonoma quanto speciale Provincia di Trento l’autonomia vacilla. Al punto che il Consiglio Provinciale ha ritenuto di dover catechizzare i giovani sul concetto di autonomia e suoi derivati. Non basta la “giornata dell’Autonomia” che si celebra in pompa magna il 5 settembre. Serve ed è doveroso partire dalla scuola perché se i giovani non sanno che cosa sia e non conoscono le ragioni e le origini dell’autogoverno si corre il rischio che, da grandi, non vadano a votare (per il parlamentino dell’autonomia) o votino quei partiti che stanno all’autonomia come, chi scrive, sta alla fisica nucleare. Cioè zero virgola.
Certo, per parlare ai giovani, serve un linguaggio giovanile. Dalle parti della presidenza del Consiglio provinciale, che promuove “Conosciamo Autonomia” (incontri con gli studenti in programma nel mese di maggio), devono aver pensato che i giovani sono sprovveduti e influenzabili. Da chi se non da un-una “influencer”?
Gli “influencer” sono individui di successo, personaggi popolari soprattutto nei social network, i quali hanno o dovrebbero avere il carisma di indirizzare (influenzare) usi e consumi di coloro che ne seguono le gesta o le intemperanze. Insomma, uomini e donne con un seguito di seguaci. Ferragni docet.
Ecco la genialata transitata per le pensose stanze della presidenza del Consiglio Provinciale di Trento: per instillare nei giovani il concetto di autonomia diamo l’incarico a una “influencer” di casa. Un’attrice che sappia parlare ai giovani con linguaggio giovanile.
Con un video-comunicato urbi et orbi, la signora Erica Zambelli, 42 anni, roveretana doc e attrice-influencer di qualche successo con il nome d’arte di Guenda, ha rivelato via social di aver ottenuto l’incarico di catechizzare i giovani sul concetto di autonomia. Ha cominciato il raffinato messaggio con una roboante scoreggia e concluso con l’annuncio “giovanile” che lei pratica il sesso occasionale.
Testualmente: “Innanzitutto voglio dirvi che oggi sono molto felice perché mi hanno confermato una collaborazione molto figa col consiglio della Provincia autonoma di Trento. Sono un sacco orgogliosa per questo progetto perché i giovani sono veramente il nostro futuro e se io posso contribuire con il mio linguaggio a parlare ai giovani: sono feliceeee! Seconda cosa: volevo aprire un sondaggio perché io volevo, la settimana prossima, aprire una rubrica: “Il mio disagio”.
Immaginarsi il disagio dei consiglieri dell’ufficio di presidenza sui telefonini dei quali in poche ore sono transitate le immagini con l’annuncio della suddetta “influencer” di aver ottenuto dal Consiglio Provinciale di Trento l’incarico a parlare ai giovani di autonomia. Interpellati, sono tutti caduti dalle nuvole.
L’affidamento della catechesi autonomista alla signora roveretana sarebbe stato suggerito da qualche funzionario “follower” della stessa, da uno cioè che ne apprezza e ne segue gesta e proclami. Il contatto (ma non il contratto) è stato stabilito il 9 febbraio scorso. L’incarico, stando a quanto dichiarato dalla signora, sarebbe stato affidato martedì 5 marzo.
Adesso tutti – dai colleghi dell’ufficio stampa ai funzionari di alto grado – o si negano o dicono di non saperne nulla. La signora Zambelli, in arte Guenda? “Mai conosciuta”, “mai vista”, “mai sentita”.
Lei, che non si aspettava tanto sconcerto (con linguaggio giovanile si dovrebbe dire: “tanto casino”) ha fatto rapidamente marcia indietro. Scoraggiata, ha dichiarato al “Corriere del Trentino”: “Ho sbagliato ad avere annunciato un lavoro che ancora non era stato confermato. Mi dispiace da morire e ancora di più che abbiano visto in me una figura non adatta a rappresentare la Provincia”. Era tanto felice dell’incarico che– ha dichiarato – aveva già cominciato a “scrivere l’ultimo monologo sulle nostre istituzioni da presentare agli studenti”.
Il T-quotidiano scrive che per quell’impegno, “spoilerato” con giovanile entusiasmo, “qualcuno” del Consiglio Provinciale avrebbe garantito alla signora 600 euro al giorno per quattro giorni. Il che sarebbe in linea con una precedente “determina”, firmata lo scorso anno dalla Capo di Gabinetto dell’allora presidente Kaswalder. Per l’affitto dell’Aula Magna dell’Arcivescovile a Trento si spesero 580 euro + Iva al 22%; per l’incarico alla Cooperativa “Apogeo Musica e Spettacolo” (1.300 euro + Iva 10%). Le cronache non raccontano se per 400 studenti trentini quella dello scorso anno fu una giornata memorabile. Ma allora non ci furono né “influencer” né “flatulencer”.
1 commento
Sembra proprio che si sia toccato il fondo. O no?