C’è un diritto che prevale su tutti: è il diritto ad avere diritti. Non è un gioco di parole, è la prima essenza di ogni essere umano. Se non si capisce quanto questo sia importante non si comprendono le derive populiste e pasticcione alle quali, ahinoi, ci stanno abituando o vorrebbero abituarci i titolari del diritto a governare. I quali possono farlo con eccesso di zelo o con eccesso di ignavia. L’ultima vicenda della quale, in ordine di tempo, ci dobbiamo occupare riguarda l’espulsione dalla rete Re.A.Dy. della quale fanno parte 19 province, regioni autonome e comuni. Oggi sono rimaste in 18 poiché la Provincia autonoma di Trento è stata espulsa. Re.A.Dy è l’acronimo di Rete nazionale delle pubbliche amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.
Fuori! Buttati fuori, come si usava una volta per gli studenti discoli. Solo che adesso i discoli sono i “reggitori delle magnifiche e progressive sorti” dell’autonomia speciale e l’espulsione della Provincia autonoma di Trento da “Ready”, la rete contro ogni discriminazione delle pubbliche amministrazioni nei riguardi delle identità di genere e dell’orientamento sessuale, dice del sempre più scadente livello di civiltà e di cultura delle istituzioni e, con esse, di questa terra.
Ognuno può pensarla come vuole, ma quando si rinuncia a difendere i diritti dell’Altro, si rinuncia a difendere anche i propri e si entra così nel vortice di in un gorgo di indifferenza che sfocia nell’intolleranza e alimenta quell’odio che, a parole, tutti dicono di voler combattere.
Il presidente se ne infischia; l’assessore alle pari opportunità dice che vuole capire e deve approfondire non si sa bene cosa, posto che la questione è chiarissima perfino a me che son fatto di argilla; la Giunta finge di non sapere e la comunità pare guardare altrove in un silenzio imbarazzato e fors’anche complice.
Non so perché, ma è un clima che mi ricorda la tragedia delle “vite indegne di essere vissute”, quelle cioè delle diversità soppresse dal nazismo nel suo delirio di purezza razziale. Quando si accorsero in Germania di ciò che stava accadendo era già molto tardi. I diritti, per quelle vite, non esistevano più e quindi annientarle non era difficile, né colpevole. Anche allora il disinteresse – che non è poi molto diverso da quello al quale stiamo assistendo qui oggi – fu il meccanismo di una cecità collettiva che condusse all’abisso“Virtuoso” era una volta, se non erro, sinonimo di autonomia speciale. Adesso sembra invece essere “virtuale”. Si tratta di una dimensione diversa, finta ed irreale, fatta di etiche elastiche, dominate dall’aggettivo “populista” anziché “popolare” e che pone al centro, non più l’uomo ed il suo sviluppo, ma il consenso e le sue corti. A qualunque costo. Fosse anche quello della rinuncia ai diritti, che apre sempre la strada agli autoritarismi.