La “Judicaria” è quel territorio che insiste sui bacini imbriferi della Sarca e del Chiese. Corrisponde al Trentino occidentale, tolte le valli di Sole e di Non che affluiscono nel bacino del Noce. Fu chiamata “Judicaria Summa Laganensis” al tempo della dominazione Longobarda (la prima citazione è dell’anno 927). Quarant’anni fa il nome fu ripreso dal neonato “Centro Studi” che ha sede a Tione. Come tale è stato pure registrato in Tribunale, a Trento, quale testata della rivista, edita dal Centro studi, e che ha raggiunto in questi giorni l’edizione n. 114. Con qualche novità, grafica e non soltanto. Vi proponiamo l’editoriale che apre il fascicolo “114 nuova serie”, impaginato e stampato dalle Arti Grafiche Saturnia di Trento, da metà dicembre nelle edicole e nelle librerie della “Judicaria” e non solo.
Dal passato prossimo al prossimo presente
Il numero “zero” di “Judicaria” fu pubblicato nel mese di dicembre 1985. Sono passati quasi 40 anni e nei 113 numeri della rivista con la copertina verde sono transitate la storia delle comunità e le storie dei singoli, l’arte e la geografia, i volti di uomini e donne che hanno vissuto e operato nei villaggi di questo territorio, l’antica “Judicaria Summa Laganensis”. Fin dai primi numeri vi si ritrovano “firme” ancor oggi operative (da Giuliano Beltrami a Graziano Riccadonna, da Mauro Grazioli ad Adelino Amistadi) o penne affidate al cassetto del cordoglio (Mario Antolini “Musòn”, Alberto Mognaschi, Basilio Mosca, Carlo Bleggi, Pasquale Pizzini, Vito Zeni, Gianni Poletti, Angelo Franchini).
L’impostazione data dai “padri fondatori” si è mantenuta a lungo: uno sguardo al passato con incursioni nel presente. Un passato vicino, prossimo appunto, alle vicende liete e tristi che il calendario ha srotolato nell’alveo di quel fiume inarrestabile che è la vita. Tra le insenature del Chiese e le forre della Sarca, fino ai laghi di Garda e di Idro, si sono scritte le pagine intense di un diario personale e comunitario. Si sono formate e informate le generazioni dei cinquantenni di oggi. Si è tenuta accesa la lampada di un’appartenenza: la Judicaria, appunto.
Nel corso dell’estate 2023, il Consiglio di amministrazione del Centro Studi Judicaria ha chiesto la disponibilità ed affidato la direzione della rivista a chi scrive. Con un mandato ampio: il compito di ridefinire i temi e i contenuti della rivista.
Per assicurare una continuità con il lavoro fin qui fatto, abbiamo chiesto la designazione di Giuliano Beltrami (valle del Chiese) quale direttore editoriale, uomo di cultura di grande esperienza e una delle penne più brillanti del giornalismo regionale. Inoltre, per collaborare all’ideazione dei singoli numeri, sono stati chiamati a formare un collettivo redazionale: Gianni Beordo (grafica e immagini); Vincenzo Zubani (Tione); Alberta Voltolini (Val Rendena); Gabriella Maines (Giudicarie esteriori); Ezio Chini (storico dell’arte). Altri si aggiungeranno nei prossimi mesi.
Con questo numero cambiano l’impostazione della copertina ed il sommario collocato in ultima pagina; l’impaginazione a una colonna con, a fianco, note e didascalie; l’abbandono delle “gabbie” territoriali che, negli ultimi anni, avevano portato a una rivista monografica dedicata, sia pure a rotazione, a una singola porzione della Judicaria.
Non cambiano l’impegno dei singoli e la passione del gruppo redazionale per proporre ai lettori testi scritti in modo comprensibile a tutti (è stato aumentato di un punto anche il carattere a stampa). Testi rivisti e, ove necessario, riscritti; frutto di una ricerca e di un riferimento alle fonti. Restano le segnalazioni di pubblicazioni e di volumi editi nel territorio della Judicaria; la sintesi dell’attività e delle iniziative del Centro Studi.
Il cambiamento più importante è la diffusione della rivista anche con gli strumenti della tecnologia, attraverso il web, e la possibilità di una traduzione simultanea, per poter raggiungere quel popolo sconosciuto dell’emigrazione che mantiene ancora legami, più o meno convinti, con le proprie radici. A Gianni Beordo è stato affidato l’incarico di sovrintendere all’impostazione della grafica digitale e alla diffusione sul web della traduzione nelle principali lingue dell’emigrazione giudicariese. Un nuovo corso per allargare lo sguardo oltre la Judicaria, per affrontare le sfide di un futuro che è già ieri e che si nutre delle conquiste e degli errori di un passato prossimo e del tempo a venire. (af)