“Dum Romae consulitur Saguntum expugnatur”. Così Tito Livio. “Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata”. Mentre a Trento si discute col bilancino su poltrone e strapuntini da assegnare agli amici di partito e ai fratelli (?) d’Italia, Roma decide che Trento non merita particolari titoli o attenzioni. E così si sfilano dai fondi del PNNR i lavori per l’alta velocità e si procede a rilento anche su molte altre operazioni. Bastava guardarli giovedì mattina, in Consiglio Provinciale, gli eletti a governare per cinque anni cinque il Trentino prossimo venturo. Lucia Coppola, la presidente “anziana” pro tempore dell’assemblea che, complice “un brutto raffreddore” scambiava Valduga per Fugatti, il quale si girava i pollici; chiamava Tonina “presidente” perché prima di occupare la seggiola bollente della Sanità era indicato alla presidenza del Consiglio provinciale. Nel girone alto dell’emiciclo, la signora Gerosa, promessa sposa della vicepresidenza della Giunta provinciale, ripudiata dopo il voto, sola e sorridente a salutare col braccio alzato (amici e parenti) dallo scranno di consigliera semplice (benché nominata assessora all’Istruzione); la sua “collega” della Lega, Giulia Zanotelli, candidata alle dimissioni, non più seduta come la prima volta, tra i futuribili (?) colleghi di Giunta ma nei posti dei consiglieri semplici; l’assessore nominato Claudio Cia, sulle spine, in piedi a metà strada fra gli scranni della Giunta e quelli del Consiglio. L’imbarazzo generale è montato con la richiesta di sospendere la seduta in attesa di nuovi sviluppi promessi da Tonina, deputato ai rapporti con l’aula, entro giovedì prossimo. Quando cioè il Consiglio sarà chiamato ad indicare presidente ed altre cariche nel frattempo concordate al riparo da orecchie indiscrete. Insomma una commedia che richiama alla memoria del nostro Golem una pellicola di cinquant’anni fa. (af)
Nel 1974, Luigi Comencini firmava la regia di una pellicola dal titolo: “Mio Dio come sono caduta in basso!”, con Laura Antonelli, Michele Placido, Alberto Lionello ed altri attori di calibro. Oggi quella pellicola, dopo un veloce restauro, viene proiettata tutti i giorni in quel “nuovo Cinema Paradiso” che si trova in piazza Dante. Certo, gli attori sono cambiati e adesso si tratta di scadenti apprendisti e anche la trama è stata ampiamente rivista. Adesso racconta la storia di una signora di una certa età, di nome Autonomia e che, anni or sono, aveva ancora una sua integra dignità. Nel volgere di poche settimane quella signora perde tutto, diventando una sorta di oggetto noleggiabile, comperabile, vendibile e scambiabile. Si riduce così, come una vecchia maitresse, a gestire un semplice, quanto redditizio, poltronificio. “Mio Dio come sono caduta in basso!”. Il monumento a Dante è di là nella piazza: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie ma bordello” (Purgatorio, canto VI, vv. 76.78)
Nessuna critica però; nessuna indignazione; nessuno scontro, anche da parte di chi dovrebbe farlo per mandato elettorale senza eccessive pavidità; nessuna rivolta di piazza perché questa farsa si recita in nome del Trentino, dei suoi valori (?), della sua comunità, dei propri interessi e del “loro” futuro. Posto però che sullo stipendio degli attori non si lesina, non si potrebbe almeno risparmiare sulle parole? Si potrebbe evitare, per favore, di continuare con un filmetto improvvisato che non fa più ridere e risulta solo offensivo e deprimente, proprio perché imposto e recitato in nome e per conto del Trentino, dei suoi problemi e del suo domani?
Mentre gli attori, che si prendono sempre più sul serio e continuano imperterriti a girare a vuoto, il pubblico prega veramente che tutto ciò avvenga “not in my name”. Almeno non in nome dell’Autonomia, del Trentino e della sua gente che paga, con le tasse, un biglietto salatissimo, per assistere ad una proiezione che non merita nemmeno il lancio sullo schermo del contenitore vuoto dei pop-corn.
Il Golem