Succede così: uno vince un terno al lotto, incassa la vincita ma poi si pente. Lascia il malloppo al cassiere, ritenta un’altra partita e rivince di nuovo. Uno dice: si accontenterà, no? Invece no. Altro pentimento, stavolta prima ancora di incassare l’assegno, perché all’orizzonte si profila una nuova partita. E si ritenta la sorte perché non c’è due senza tre, non è vero?
Fuor di metafora, l’apologo si presta alle parabole di una giovane signora della val di Non. Si chiama Giulia Zanotelli, è nata a Cles il 18 agosto 1987, è sposata ed ha due figli. Nel sito della Provincia autonoma di Trento, che onora con la sua onorevole presenza dal 2018 (dopo essersi dimessa da parlamentare della Repubblica Italiana), leggiamo la sua autobiografia:
“Dopo essersi diplomata presso il Liceo linguistico B. Russel di Cles, ha conseguito la laurea triennale in Scienze politiche all’Università degli studi Cesare Alfieri di Firenze. Ha lavorato come cameriera e responsabile di sala presso l’Hotel Du Parc di Rumo e come segretaria nei gruppi consiliari provinciali di Forza Italia e della Lega. Nel 2015 è candidata sindaco a Cles per la Lega Nord Trentino ed entra in Consiglio comunale. Alle “politiche” del 4 marzo 2018 viene eletta deputata nel collegio uninominale di Trento con il sostegno della coalizione di centro-destra. Si è distinta come instancabile promotrice di gazebo nelle varie battaglie portate avanti dalla Lega provinciale.”
Pochi mesi a Montecitorio, poi il ritorno a casa, richiamata dalla Lega per le elezioni d’autunno del 2018. Eletta con una buona messe di voti, subito il salto nel governo provinciale. Qualche settimana fa la signora è stata rieletta consigliere provinciale nella lista di Fugatti Presidente. Ha ottenuto la bellezza di 2745 voti di preferenza, dei quali 1324 nella “sua” valle di Non (111 a Livo, paese natale; 222 a Ville d’Anaunia dove vive). Non poteva essere diversamente, vista la vocazione agricola dell’Anaunia e la dote di contributi a pioggia riversati nel bacino del Noce nei quattro anni che l’eletta ha passato con i galloni di assessora provinciale all’agricoltura. Anni di impegno e di buona retribuzione. Come per i suoi colleghi, del resto. Dal 20 novembre 2018 si è portata a casa una indennità consiliare mensile lorda di 9.800 euro; più una indennità di funzione (quale assessore) di 2.835 euro lordi e un rimborso spese forfettario, netto, di 700 euro. Per un totale lordo di 13.335 euro al mese. Nel 2023 vi ha aggiunto rimborsi di missione per 1.825,92 euro. Nel 2021 ha dichiarato un reddito complessivo di 175.608 euro, sul quale ha pagato tasse per 65.642 euro.
Non è per fare i conti in tasca all’assessora “sospesa”, ma i redditi di parlamentari ed eletti a cariche pubbliche sono pubblici ed il suo non è nemmeno il più cospicuo. Anzi, nel Trentino dove i dieci comuni più “poveri” sono tutti collocati in valle di Non, il fatto che una rappresentante di quella pingue terra paghi tutte le tasse (e non sono poche, diciamolo) non può che essere di guida e faro per chi il fisco non sa nemmeno dove stia di casa.
Tornando all’onorevole rieletta. Non ha fatto nemmeno in tempo a gustare il trionfo nell’urna che le è stato chiesto dal partito, la Lega Fugatti Presidente, di fare un passo indietro. Di dimettersi ancora una volta. Di uscire dalla porta, girevole, del Consiglio Provinciale per rientrare nella stanza dei bottoni come riconfermata assessora all’agricoltura. Non già in veste di donna di partito ma di esperta. Così come contempla la legge che consente al presidente, in difficoltà a trovare un politico esperto in materia, di assegnare il settimo scranno di Giunta ad un/una assessore/assessora esterno/a.
Che sia esperta di campi e di orti non v’è dubbio alcuno. Che Fugatti abbia estremo bisogno del suo apporto, nemmeno. Anche perché i fratelli-coltelli d’Italia gliene hanno combinata una grossa. Al punto da “onorarlo” per più giorni di un posto di rilievo sulle pagine nazionali dei più importanti quotidiani della penisola. Pensate: egli si strugge per giorni nel tentativo di far quadrare il cerchio; nel disegno, per il momento riuscito, di non dare il contentino della vicepresidenza della Provincia alla signora Gerosa. Di affidarle “solo” la scuola e l’istruzione, cose che i fratelli d’Italia ritengono di scarso interesse. Trovata la “quadra” (due assessori al posto di una vicepresidenza) i due nominati che cosa fanno: disertano la prima (e fors’anche le altre) riunioni di Giunta. Ma questo sarebbe il meno.
Perché l’assessora anauniese possa essere ripescata come “esperta”, serve che il Consiglio Provinciale, convocato per venerdì 24 novembre, accetti le dimissioni della consigliera-assessora uscente Giulia Zanotelli. Vuoi vedere che i cinque fratelli d’Italia, pur di fare un dispetto a Fugatti, respingano le dimissioni della povera dimissionaria? I loro voti, sommati ai 14 dell’opposizione (qualora la minoranza sia in grado di fare opposizione compatta), farebbero saltare il banco. Niente maggioranza: stallo per l’assessora alle stalle e non solo.
Come andrà a finire? Un po’ di manfrina, un po’ di rinvii e il governatore dal braccio di ferro dovrà cedere ai diktat romani. La partita, infatti, è più grande di quanto non si creda e si gioca soprattutto nella capitale. Alla fine, i tre posti in Giunta saranno occupati dai loro titolari. Perché di tornare alle urne proprio non è il caso.
Non ci stanno gli elettori ma soprattutto gli eletti. Non si chiamano mica tutti Zanotelli che alle dimissioni e alle rielezioni ormai sembra aver preso gusto. E chi rinuncia a 10 mila euro al mese per i giochi di palazzo di una Lega che più che governare vuole comandare?
1 commento
Ottima descrizione della situazione attuale!