Le “confraternite” dei canederli, orzetto e strudel, presiedute e coordinate da Stefano Grassi, hanno concluso la loro sfida a Sardagna, alle pendici del Bondone in uno scrigno di gastronomia pregiata. Chiamarlo ristorante pare un affronto, ma se lo abbiniamo a “osteria” pare appropriato.
A Sardagna, da un bel po’di tempo la trattoria S. Rocco è un approdo per buongustai, “Trasadige” per indicare, come i romani un “similtrastevere” dove trovi sempre qualcuno che già conosci perché la cerchia di chi ama mangiar buon cibo, giusto nel gusto e nel prezzo, è una cerchia definita. A me è capitato spesso di trovarvi amici tutti dal palato fine. Ho ricordi piacevoli, pause pranzo, magari di lavoro, in cui si decidevano cose importanti: piani, idee; riunioni fra dirigenti, magari con assessori e consulenti. Insomma, tavoli di concertazione per idee ancora immature. In quei casi il tavolo era un termine appropriato e la pausa era solo una scusa per lavorare in modo conviviale lontani dai riflettori.
Roma, città di ministeri e di parlamentari, con le sue taverne è la culla dei ritrovi culinari. Anche Trento attorno al palazzo, sotto lo sguardo di Dante, si nota un fuggi fuggi per accaparrarsi il posto del rito mangereccio del mezzogiorno a due passi dalla scrivania, anche se con i minuti contati. Potrei classificare i miei compagni di pranzo di un tempo, alla trattoria S. Rocco di Sardagna, dei saggi, ancora oggi giuristi o consulenti in vari campi. In questo locale è normale trovare tavoli di lavoratori in tuta da lavoro, una coppia di fidanzati, un gruppo di giornalisti, un tavolo al quale si festeggia qualcosa o qualcuno.
A S. Rocco si potranno capire pure le origini ampezzane della cuoca. Eppure, quando ho saputo che anche questo locale era in competizione con altri ristoranti trentini per proporre i piatti tipici del territorio ho afferrato che canederli, orzetto e strudel sono tre piatti, trentini e alpini, contaminati da una matrice austroungarica e tirolese. A Sardagna trovi i piatti della cucina ampezzana, con i casunseio chenedi che altro non sono che ravioli di rape e patate e canederli. Al di là dello strudel, per i dolci entri nel festival delle uova, con ogni abbinamento e declinazione.
Qui le “confraternite” hanno potuto provare che alcuni piatti della cultura gastronomica trentina sono delizie povere di una cultura comune tra le valli dolomitiche. Si dice che i cibi traggono origine e spunti dai luoghi dove sono proposti; dai prodotti e dalle tradizioni, dalle ricette che si modificano e si tramandano. Tuttavia, la bravura e la maestria di chi sta dietro ai fornelli può fare la differenza.