Con 2.018 voti, la lista “Fassa”, collegata alla coalizione vincente del candidato presidente Maurizio Fugatti, ha conseguito un seggio che è stato attribuito al rappresentante ladino, il consigliere uscente Gianluca Guglielmi. Con 3.634 voti, l’altra lista “ladina” chiamata “Fasegn”, collegata al candidato presidente Francesco Valduga non è riuscita a portare in consiglio provinciale (e regionale) alcun candidato. La contraddizione, apparente, tra i voti di lista e l’attribuzione del seggio ha suscitato qualche interrogativo. Com’è possibile, si è chiesto da più parti, che 2 mila voti consentano il seggio e più di 3 mila voti restino al palo?
La legge elettorale per la provincia di Trento, in virtù del fatto che intende tutelare la minoranza ladina (mochene e cimbra) attribuisce uno dei 35 seggi disponibili in consiglio provinciale (e, per caduta, nel consiglio regionale) ad almeno un rappresentante dei Ladini della Val di Fassa. Viene eletto il/la candidato/a che ha ottenuto il maggior numero di preferenze dalla lista che ha conseguito il maggior numero di voti nei seggi elettorali dei comuni Ladini di Moena e della val di Fassa.
Nel territorio del “Comun General de Fascia” (la comunità di valle ladina) la lista “Fassa” ha conseguito 1.824 voti; la lista “Fascegn” ne ha ottenuti 1.424.
Della lista “Fassa”, il candidato più votato è stato Gianluca Guglielmi con 1.087 preferenze.
Della lista “Fascegn”, la candidata con il maggior numero di preferenze è stata Cristina Donei (del Lattanzio): 339 voti.
Come si spiegano, pertanto, i 3.634 voti ottenuti dalla Lista “Fasegn” sull’intero territorio provinciale? La risposta è paradossale ma molto probabile: poiché, sulla scheda, il simbolo della lista “Fascegn” figurava accanto al nome del candidato-presidente Guglielmo Valduga, molti elettori hanno attribuito il loro voto a Valduga barrando la casella a fianco, anziché tracciare una croce sul nome. Lo ha fatto, questo è certo, la maggior parte dei 2.210 elettori non fassani che hanno consentito, in tal modo, di attribuire alla lista “Fascegn”, collegata con Valduga, di figurare sui tabelloni del conteggio finale come la prima delle due liste Ladine. Quei voti “non ladini”, espressi cioè fuori da Moena e Fassa, non sono andati persi. Sono stati attribuiti alla coalizione del candidato presidente Valduga.
Per contro, la lista “Fassa” che ha eletto consigliere Guglielmi con “soli” 1.824 voti, fuori dalla valle Ladina ne aveva ottenuti altri 194. Finiti nel conteggio della coalizione del candidato presidente (eletto) Fugatti.
Sorge un altro interrogativo: se i voti fuori dall’area Ladina riconosciuta come tale non possono essere conteggiati nell’attribuzione del seggio Ladino, perché non togliere dalla scheda elettorale i due simboli di “Fassa” e di “Fascegn”?
Perché, in via del tutto ipotetica, una delle liste Ladine potrebbe ottenere il 10-15% dei voti dell’intera provincia di Trento. Ovvero, potrebbe mandare in consiglio provinciale 3, 4 o 5 rappresentanti. A quel punto, assicurato il seggio Ladino previsto dalla legge a garanzia della minoranza, gli altri consiglieri sarebbero attribuiti alla lista Ladina con la medesima logica seguita nella suddivisione generale dei seggi.
Così sta scritto, così si è fatto.