Oltre alla sanità allo sbando, lo stato sociale (il welfare) e la finanza che non finanzia l’università (il popolo ignorante è più malleabile, basta dargli il pane del populismo un tanto al chilo e i concerti che costano un occhio alle pubbliche finanze: panem et circenses, lo dicevano già i latini) il convitato di pietra e di pelo delle prossime elezioni provinciali sarà l’orso. Ogni giorno, da quel tragico giorno di aprile 2023 in cui l’orsa sbranò il povero Papi, le aquile di piazza Dante cavalcano la questione plantigradi dando la colpa a chi, prima di loro, non ha gestito “Life Ursus”. Lo scaricabarile è stato per cinque anni il refrain degli inquilini appollaiati sugli scranni del Palazzo. L’orso prolifica come i conigli? Colpa di chi (giunta Andreotti) vent’anni fa ha sposato il progetto Life Ursus. Il covid dilaga? Colpa dei cinesi. Gli immigrati premono alle porte d’Italia e pure del Trentino? Colpa dell’Europa che non interviene (quando la Germania, come ricorda il direttore dell’Adige, Pierluigi Depentori, ne ha accolti in due anni 2,2 milioni; la Francia 863 mila e l’Italia “solo” 592 mila). Mancano case per i meno abbienti? Colpa di chi non le ha costruite prima. E se le colpe sono sempre di qualcun altro, in campagna elettorale non resta che pontificare con lo slogan: “Per il buon governo del Trentino” (scegli la lista del presidente uscente). Se hanno governato bene dovranno dirlo gli elettori. Per noi hanno s-governato e gestito male quel patrimonio di ideali, di altruismo e di volontariato diffuso che aveva reso il Trentino migliore di quanto oggi non sia. Ma questo probabilmente interessa poco a chi si accontenta della facciata e non può o non vuole andare oltre l’apparenza. Ad ogni buon conto, ecco un affondo sull’orso da parte di Pier Dal Ri che dal suo buen retiro accanto al Casteller gli orsi li annusa e gli animalisti li subisce. (af)
A questo punto, la questione orsi in Trentino, mettiamola pure fra le questioni interessanti, fonti di ispirazione per romanzi, commedie dell’arte, spunti intriganti per film, gialloverdi o comici, documentari di animali animati o di cartoni… cartonati. A pensarci bene, sul palcoscenico filodrammatico si potrebbero trattare molti argomenti sociali e politici, paralleli e conseguenti a tutta la questione orsi di questi ultimi anni in Trentino.
Senza dubbio la questione è grottesca e al tempo stesso drammatica. Tutti convengono che gli esemplari sono troppi, troppo confidenti col territorio e lasciati scorrazzare da regole e divieti poco efficaci. In tanti concordano che ci sono pure molte altre questioni da affrontare e i programmi elettorali ne stanno delineando il catalogo.
Sul più bello (o sul più brutto), torna in primo piano (semai l’ha relegata dietro le quinte) la questione-gestione dell’orso. È assodato che fu il già presidente Ugo Rossi ad avviare una procedura di gestione efficace e giuridicamente corretta. Portando la sua firma, chi ha altro nome e altro colore politico ne ha accantonata l’adozione, forse per non essere indicato (dai suoi sodali) come applicatore e scopiazzatore di norme altrui. Anche in questi giorni la commedia dell’orso tiene banco con il reiterato lamento che il numero di plantigradi è eccessivo (tra 160 e 200). Gli esemplari pericolosi, pertanto, possono essere eliminati. Adesso si dice pure il numero: dieci, lo stesso degli esemplari importati 25 anni fa dalla Slovenia. Per fare ciò non serve alcuna sentenza: basta la competenza. Eppure, la filodrammatica del teatro stabile di piazza Dante è perennemente in tournée. Le sedute di Giunta nelle valli, la trasferta in pullmino come una gita scolastica, sono un’invenzione da manuale di ricerca del consenso. Calare il sipario oggi potrebbe suscitare una sconvolgente turbativa, pericolosa per gli equilibri consolidati di tutte le irragionevoli voci dei protagonisti di questa liturgia di legislazione ursina.
Quando c’è un problema, di solito si cercano soluzioni ragionevoli, di equilibrio, per ripristinare lo stato di normalità; si firmano provvedimenti, scattano i ricorsi legali all’imprescindibile TAR, il tribunale di giustizia amministrativa.
Di solito arriva una rapida sentenza che annulla ciò che aveva preannunciato un presidente che presumeva esserne autorità politica ed amministrativa. La saga degli orsi fa rima con ricorsi e propone sempre il medesimo canovaccio: il ricorso arriva sempre dagli animalisti i quali non sembrano tenere in gran conto né la morte di un ragazzo sbranato dall’orsa né le proteste di pastori e malgari per pecore, asini, cavalli e capre, che, si parva licet, son pure loro animali: dilaniati e predati da altri animali con lo scudo della protezione di legge.
Accanto alla filodrammatica di piazza Dante c’è il Tar che sospende la ghigliottina per l’orso in attesa che il Consiglio di Stato (magistratura amministrativa di secondo grado) decida da Roma. Eppure la tragedia della vita racconta di una vita umana devastata dalle zampate dell’ora; propone il mistero di due cacciatori morti nei boschi della val di Peio ancora in attesa di una verità pubblica che renda giustizia ai familiari delle vittime. Viene da chiedersi se gli animalisti, sempre sul podio della rabbia contro chi osa sollevare qualche obiezione e della pietà per gli animali che (un tempo) rischiavano l’estinzione stiano pensando ad azioni di protesta per salvare i tacchini pronti ad essere infornati nel giorno del ringraziamento per l’indipendenza degli USA, o ritengano di sollecitare il al Tar a ordinare la sospensione della strage di merluzzo nei mari del nord. Sarebbe gradita da chi non ama il baccalà.
Eppure, nessun merluzzo e nessun tacchino hanno creato panico o hanno creato pericolo per l’uomo (forse un’indigestione per i più golosi, ma niente più). Per l’orso e il lupo viene propugnata la titolarità esclusiva di vasti territori, dove ormai vivono liberamente e dove è sconsigliato per l’uomo di avventurarsi.
A pensarci bene, chiamare in causa Tribunale, Consiglio di Stato, avvocati e quant’altro per difendere gli orsi confidenti e potenzialmente pericolosi per gli umani, lascia perplessi quando migliaia di persone attendono la giustizia dei tempi lunghi magari per un paio di mutande rubate.
Affidarsi alla magistratura nella ricerca della soluzione per l’orso quando ci sono leggi e normative che andrebbero applicate senza se e senza ma, pare un non senso. Se fosse da mettere assieme tutti i cocci di queste cronache, le vicende politiche e giudiziarie, condite magari con un pizzico di ironia e tanto realismo ne uscirebbe la sceneggiatura di uno spettacolo drammatico, colto ed educativo. Potrebbe animare le estati trentine in montagna. Dopo i suoni, i drammi delle Dolomiti. Del resto: “Respira, sei in Trentino”, no?