Adesso che Castel Valer sarà della Provincia, sono in molti a voler figurare come mallevadori dell’impresa. Come dichiarò a chi scrive, il compianto conte Ulrich Spaur avrebbe voluto vendere il castello già da molto tempo (vedi iltrentinonuovo.it del 23 novembre 2021). Del resto, lo confermò a noi nella primavera del 2018, aveva avviato trattative già dieci anni prima con il presidente Lorenzo Dellai (“mio grande amico”, disse, “uno dei pochi politici che stimo”). All’epoca non se ne fece nulla perché si parlava di 30 milioni di euro. Scesi, dopo la morte del conte (19 febbraio 2021), che ne aveva investiti di suoi almeno 17 milioni, a circa la metà.
L’affaire concluso con i quattro figli del conte Ulrich Spaur prevede una valutazione complessiva pari a 15,6 milioni di euro in totale, che vengono liquidati dalla Provincia di Trento in due modalità: il 50% con permute di immobili ed il 50% con versamento di liquidità. Gli immobili oggetto dell’atto di permuta conclusiva sono i seguenti:
– ex casello idraulico di San Michele all’Adige (valore stimato 450.000 euro);
– ex sede ENPAS in via Petrarca a Trento (valore stimato 1.949.000 euro);
– ex compendio sanitario di Villa Rosa a Vigalzano di Pergine Valsugana (valore stimato 4.600.000 euro)
– ex Scuola provinciale di passo Tonale (valore stimato 510.000 euro)
per un totale stimato pari a 7.549.000 euro, ai quali si aggiungono 7.471.000 euro versati in forma liquida dalla Provincia.
Tutto questo è stato raggiunto per volontà dello scomparso e dei suoi eredi? Nemmeno per sogno. Tutto questo è stato conseguito grazie al “folletto” noneso che è riuscito a saltellare di qua e di là e che oggi, campagna elettorale 2023, cerca meriti davanti agli elettori della valle. Smentito, peraltro, da Rolando Valentini, già sindaco di Tassullo dal 2000 al 2010 (vedi lettera all’Adige, 8 agosto, p. 39). Ad ogni buon conto dice la sua anche il nostro Golem. (af)
In merito al merito
“Ma che bel castello, marcondirondirondello, è più bello il nostro marcondirodirondà”. Così cantavano, ai miei tempi, i bimbetti e pare che la canzoncina sia tra le preferite del grande Coltivatore di personali convenienze, come dimostra la stucchevole polemica comparsa sulla stampa ferragostana, circa le supposte paternità della permuta di Castel Valer, che richiama proprio quella filastrocca infantile. Certo che adesso siamo tutti più sereni nel sapere che il merito è solo ed esclusivamente del “Nostro” e che altri, a parte l’incomparabile amico del momento Fugatti, non c’entrano per nulla. D’altronde, come dubitarne? Lui, a ben vedere, è autore di tutti gli accadimenti che contano, perché è onnipresente, ma anche oltremodo modesto.
Chi non rammenta come egli rifugga da ogni clamore, eh? Egli mai di nulla si è vantato. Ha solo fatto poche cosucce (e molti danni): la Cappella Sistina, la Torre di Pisa, l’editto di Rotari, gli accordi con il centrosinistra prima e con la destra adesso, che tanto “questa o quella per me pari sono”. Niente in tutto insomma. Ma proprio questa modestia gli impedisce di dire che lui invece è stato anche l’indispensabile curatore di rapporti internazionali in diversi continenti e nelle vesti di senatore ed ha sicuramente contribuito, stando sempre in un angoletto oscuro, alla pace di Costanza, a quella di Westfalia fino al Congresso di Vienna, senza mai apparire, senza mai dare nell’occhio, senza mai chiedere. Tutto in nome dell’autonomia (soprattutto la sua, per fare gli accordi più utili a sé medesimo), perché lui è fatto così. Dona a tutti e nulla vuole. Certo, se avanza una poltroncina, uno scranno, una seggiola, uno sgabello, magari un puff o uno strapuntino, perché no? L’autonomia si difende da seduti al tavolo della politica (e soprattutto a quello delle nomine, che sono l’unica cosa che conta per “Lui”, caro Lei).
A maggio si vota per le elezioni europee e quali inedite alleanze farà il “Nostro”? Già si vocifera di accordi con Biden e Erdogan, per poi sedersi con Putin e spiegargli, nell’universale dialetto noneso-ladino, come e quando smettere la guerra. Con Zelenski parlerà più tardi, anche perché non pare abbia sedie da offrire se non al fronte, mentre adesso pare stia aiutando Dio a districarsi in questa confusione. Al suo cospetto l’ex senatore Razzi fa la figura del principiante.
E come poteva, uno così, non marchiare con il suo sigillo l’affaruccio di castel Valer?