Il parcheggio e la vacanza. Il parcheggio del bambino e del nonno; la vacanza, cioè la mancanza, di strutture pubbliche adeguate alla crescente richiesta. Soprattutto nel settore dello Stato sociale. Con il settore pubblico che tira la cinghia e il privato che ingrassa.
Oltre alle temperature record, alle grandinate fuori ordinanza, ai cicloni fuori scala e agli incendi fuori controllo, l’estate del 2023 sarà segnata sul calendario della storia per le scelte, politiche e non solo, destinate a modificare radicate consuetudini. Tra queste, la decisione dell’assessore provinciale, Bisesti, di tenere aperte le scuole materne anche nel mese di luglio. Non tanto per motivi di continuità didattica quanto per consentire ai genitori che lavorano (entrambi) e che non hanno una cerchia parentale di supporto, di parcheggiare il pargolo in attesa delle vacanze d’agosto.
La decisione di Bisesti ha suscitato una levata di scudi: la minaccia di scioperi da parte delle organizzazioni sindacali e il malcontento generale fra il personale della scuola materna. Che è soprattutto femminile e che, al pari dei fruitori del servizio, “tiene famiglia”. Incurante dei mugugni, la maggior parte dei genitori con figli in età prescolare ha chiesto e ottenuto il prolungamento del servizio di scuola materna anche nel mese di luglio. Ne hanno usufruito 9 mila dei 12.512 piccoli iscritti nell’anno 2022-2023 alle 264 scuole materne del Trentino.
Non contento, oltre all’apertura delle materne a luglio l’assessore ha già annunciato che metterà mano pure alla modifica del calendario scolastico generale. A tale proposito, il 4 maggio scorso, Luciano Malfer, dirigente generale dell’Agenzia provinciale per la coesione sociale, aveva dichiarato al giornale “L’Adige”: “Il welfare state [la garanzia pubblica dell’assistenza e del benessere dei cittadini] non è più sufficiente. Occorre un sistema ampio che coinvolga in primis il privato e il no profit, con attenzione ad allargare le misure anche ai nonni”.
Sempre che loro stessi, i nonni, non siano bisognosi di “parcheggio”. La terza e quarta età stanno sopravanzando di gran lunga la prima e sono entrambe bisognose di attenzioni e di cure. Se per i pargoli scarseggiano i pediatri, per i nonni scarseggiano le case di riposo. Dopo la pandemia che ha contribuito a “liberare” numerosi posti letto, l’occupazione delle strutture è tornata ai livelli pre-Covid. Ed anche se non ci fosse problema di reperimento dei letti rimane inevasa la ricerca di personale.
Una politica attenta ai bisogni avrebbe già provveduto a formulare scenari e programmare soluzioni già da molti anni. Quindi non è solo colpa degli attuali inquilini del Palazzo i quali di colpe ne hanno più che in abbondanza. Su tutti i vari fronti dell’intervento pubblico. E mentre l’intervento provinciale, soprattutto nel settore della sanità, sta soffrendo, i privati gongolano. Nella partita “profitti & perdite”, le perdite sono solo nel settore pubblico. Hai bisogno di una visita urgente o di un esame con strumentazione sofisticata (risonanza magnetica o TAC Come Beam 3D)? Nel pubblico devi attendere mesi; nelle strutture private solo qualche giorno. Per chi paga non esistono barriere temporali. È il denaro, bellezza, e tu non ci puoi fare niente, niente. Una politica seria farebbe in modo di incentivare il pubblico, di pagare il personale in maniera adeguata, di far funzionare le “macchine” giorno e notte. Una politica seria. “Mala tempora currunt et peiora premunt” dicevano i latini. Corrono tempi cattivi e se ne prospettano di peggiori.
In tempi lontani venne a Trento un presidente del Consiglio dei Ministri. Fermato il corteo davanti a una scuola materna della città, con i bambini che sventolavano bandierine e fioccavano gli applausi, alla richiesta di uno stanziamento per rifare la struttura ormai fatiscente, il Presidente rispose che in cassa non c’erano denari. Poco dopo, passando davanti al carcere di via Pilati, accolto da uno stuolo di agenti di custodia che lo applaudivano, gli fu chiesto di porre i propri buoni uffici per finanziare un nuovo carcere. Il presidente diede rassicurazioni in proposito. Il segretario, sbalordito, fece notare al Presidente che, poco prima, aveva negato la possibilità di finanziare la nuova scuola materna perché il bilancio dello Stato non lo consentiva. L’importante uomo politico fulminò lo sbigottito segretario: “Lungimiranza, mio caro. Alla nostra età, all’asilo non torniamo più…”. Con quel che segue.