Venerdì di fine luglio con una “cena in vigna”, privilegio di duecento commensali. Richiamati dall’intuizione, azzardata anzichenò, di un possidente prestato alla vigna, tra i campi coltivati a Teroldego nella piana di Mezzocorona. Inutile dire che tra i primi a fiondarsi tra i filari, l’architetto rotaliano-trentino Pier Dal Rì. Entusiasta, come sempre, di un’esperienza che non è riuscito a trattenere. Per farne partecipi (e golosi) i lettori de “iltrentinonuovo.it”.
Il tempo clemente, il clima ideale e lo spirito di chi vi ha partecipato carico di curiosità e di aspettativa. Non capita tutte le sere di gustare una cena in vigna, con un menù da ricevimento da nozze blasonate. Una prima volta, anche per chi scrive, nato a poche centinaia di metri dal ribattezzato “Maso della Rosa”. Un luogo della mia infanzia, caratterizzato dalla confidenza familiare con il mondo agricolo. Condivido il piacere, dovuto, in parte, al legame di parentela con la famiglia Dal Piaz, ma soprattutto con Luca, giovane quanto basta, colto quanto serve, cittadino del mondo, “despaesizzato” quanto necessario per spaziare sul mondo, non solo viticolo ed enologico.
Luca ha investito in pulizia e ordine nel maso di famiglia al margine della borgata, sotto la montagna, nel cuore delle terre vocate per il Teroldego.
I tavoli sotto le vigne, curate e ornate con gli acini verdi screziati dai primi, timidi, colori della maturazione. Non mi dilungo sul menù, curato e ben servito da chi sa fare il proprio mestiere. Il chiacchiericcio tra le cinque pergole del “ristorante per una notte” era accompagnato da una colonna musicale. La conversazione tra tavoli non poteva non affrontare i temi dell’enologia e le recenti calamità atmosferiche. Quasi un meeting di aggiornamento agricolo.
Molti commensali, digiuni di enologia, a chiedere informazioni e dettagli su uva, vino, lavorazione e pratiche agricole. Il vino, eccellente, costituiva la sintesi di conoscenze, passioni e competenze del padrone di casa, Luca, che lo aveva prodotto e imbottigliato, per dedicarlo all’evento di quella sera. “Non commerciale” era scritto sull’etichetta, quasi a dire: “Bevetelo adesso e forse mai più”. L’invito non si è fatto attendere; al pari della musica che ha favorito i balli sull’aia del maso, mentre i commensali, arrivati da tutta la regione, si perdevano nella notte di fine luglio. In attesa della vendemmia che potrebbe riservare qualche sorpresa. Appesa al tempo meteorologico e non solo.