Capita nella vita. Una serata che pensavi di vivere in modo semplice e quasi banale, improvvisamente si gira e propone scorci intriganti, suggestivi e quindi speciali. Un amico, Martin de la Cruz, eccellente chitarrista e cantante di melodie allegre, tanghere e “calienti”, mi invia le locandine delle sue serate. Non di solo di musica si tratta, ma accompagnate, a seconda dei locali, con pietanze di pesce, paella e mojto, per un perfetto abbinamento fra musica, cibo e benessere. Il vino “tinto”, in codesta serata “reversa” servito non nei bicchieri a balloon ma in “bicéri” formato Nutella. Niente etichette, per non far torto alle varietà materne di uva, purché sia vino rosso.
La locandina di sabato 3 giugno annunciava musica e paella a S. Martino, a Trento, al circolo dei “Reversi, policarpi e ridicoli”. Ecco, mi son detto con mia moglie, un posto che fa per noi. Non ci eravamo mai stati tanto che l’ho cercato e confuso con il già “bar dei cavài”. Ho scoperto che era stato spostato poco oltre, lungo una via restituita al suo quartiere: viva, vissuta e partecipata. Fatti due passi, capisci subito che non sei al bar (shorry: Pub) di Piccadilly Circus, al circolo del bridge, al Papeete o al Tridente. Qui dentro di normale non c’è nulla. È tutto perfettamente armonico con lo statuto del circolo e con uno stile di vita che può diventare terapia: un ritrovarsi dopo i giorni vissuti e subiti dentro una società smarrita e sbiadita. Prenotato, ma non serviva, mettiti dove vuoi: difficile capire chi ha in gestione il locale e chi ne è cliente. Tutto è un armonico assemblaggio di persone amiche (se non lo erano, lo diventano subito). Singolare, bellissimo, distante anni luce da ogni criterio di arredo convenzionale tipo Ikea o Mondo Convenienza. Estranei ad ogni stile già visto, ad ogni rito di accoglienza che ti aspetti quando entri in un locale. Quello usuale è riservato ai clientes. Qui si è o si è “costretti” a diventare amici. Dai Reversi non puoi esser normale; dai Policarpi la creatività è di casa; dai Ridicoi nessuno ti può fare appunti per ciò che sei. Qui si è proprio… a cavallo. Dedicato a chi ama il bicchiere alla staffa e rigorosamente in piedi come quando, qualche metro prima, c’era il “bar dei cavài”.
Datato quanto basta non ho manifestato sorpresa nel ritrovarmi dentro una sala piena di persone che avevano voglia di socialità d’altri tempi, di tavolate senza disposizioni programmate; di popolo uscito dallo Shaker sociale con un cocktail di architetti, operai, geometri, pensionati, imprenditori o notai, giovani ragazze prorompenti e signore che la plastica la lasciano alla raccolta differenziata. Tutti e tutte in compagnia per trascorrere una serata con un solo scopo di lasciarsi andare. Arriva la paella, i tavoli si riempiono, in molti fanno i camerieri. Il musicista Martin, con percussionista d’aiuto, attende il momento per condire un piatto di riso e pesce con note di pentagramma ispanico, capaci di far capire a tutti che il piatto ha una ben precisa provenienza. Le mani scappano battendo il ritmo; i piedi scalpitano e il clima diventa quello di una grande famiglia di sconosciuti i quali, magicamente, rovesciano il loro aspetto, ridicolo, la loro “policarponomia”, ovvero la libera creatività per lasciare ad altri momenti i pensieri cupi e di tristezza che non mancano mai.
Non conosco i nomi dello staff ma di Fausto sì. In questo circolo, l’altra sera aveva l’aspetto del più “revers” di tutti: figura nota, animatore di appuntamenti ed eventi musicali da sempre; fabbricatore di situazioni intriganti, anche un po’ folli come questo circolo nel cuore di Trento. Controcorrente, appunto. La musica di Martin de la Cruz ti rapisce, coinvolge ed appassiona. Per un attimo ti fa volare: potresti essere a Malaga, a Lisbona, a Roma Trastevere o in Irlanda. Ci sono momenti in cui tutto il mondo è paese se ti trovi in un locale che emana magie di popolo in un quartiere antico con la gente che, passando dal vicolo, curiosa e fa trasparire una vistosa voglia di farsi contaminare e di partecipare.
Ecco, mi son detto: sono venuto prevenuto, un po’ perplesso ed ho scoperto che anche in una Trento dell’età postmoderna resistono angoli e luoghi di vita antica, di socialità genuina, di sentimenti popolari, autentici.Alla fine anche i piedi e le gambe si sono ribellati alla compostezza e si sono lasciati andare, concedendosi al ballo. Per dire e ribadire che la musica di Martin non è solo cibo per orecchie e cuori stanziali ma anche per ballerini frizzanti, magari datati ma ancor giovani nello spirito. Reversi certo, ma per mi riguarda è andato tutto per il verso giusto. Alla fine, a notte fonda, anche chi si era accomodato da illustre sconosciuto se n’è andato come un caro e vecchio amico.