Se non l’avesse pubblicata un giornale on-line credibile come “il Dolomiti” parrebbe una fake news. Ma la notizia è stata confermata dal giornalista, suo malgrado protagonista di un, metaforico, calcio nel sedere preso dall’attuale sindaco, pro tempore, del comune di Trento.
Ma come, Franco Ianeselli si comporta allo stesso modo di Walter Kaswalder? Quest’ultimo ha licenziato in un amen il suo capo di gabinetto, Walter Pruner, reo di aver partecipato come spettatore ad un congresso del PATT, il partito nel quale lo stesso Kaswalder, fuoriuscito con gran strepito, si prepara a tornare di gran carriera. Non prima di aver saldato, probabilmente coi soldi pubblici, il conto piuttosto salato (260 mila euro) al quale lo ha condannato nei primi due gradi di giudizio la magistratura del lavoro.
Il sindcalista della CGIL prestato all’amministrazione, Franco Ianeselli, che per anni si è battuto contro i licenziamenti, divenuto primo cittadino di Trento ha licenziato su due piedi il giornalista-pensionato Carmine Ragozzino. Lo ha sollevato dal ruolo (gratuito) di rappresentante del comune nel coordinamento teatrale trentino. Una farsa più che una tragedia. Anche perché il vulnus scatenante non è legato a mancanza di tatto o di incompetenza del nostro. Come ha dichiarato al “Dolomiti”, il blog sul quale scrive, Ragozzino è stato “fatto fuori dal sindaco Ianeselli dopo un post (sull’Inter) non gradito al post-destà. Ma se han fatto così con me, che non valgo nulla, cosa fanno con gli altri?”
D’accordo la fede (calcistica, perché di questo si tratta); mettiamoci pure la speranza (nella sconfitta dell’Inter visto che il primo cittadino ha il cuore che batte per un altro club); ma la carità (non quella cristiana, visto che si professa laico) ce la vogliamo mettere per non fare una figuraccia?
Non ci sono mai piaciuti i diktat dei politici di destra, figurarsi le trombonate dei cosiddetti “democratici”. Va de sé tutta la solidarietà e la stima nei confronti del collega Ragozzino. Se il sindaco, pro tempore, scende dallo scranno e spiega a chi lo ha votato e all’intera cittadinanza l’inusitato licenziamento fa bene a lui e alla sinistra. Che è già sufficientemente cagionevole senza le alzate di ingegno dei suoi rappresentati nelle istituzioni. (A. F.)
Ianeselli: “Ecco perché ho deciso così”
Il sindaco di Trento Franco Ianeselli non ci sta, neanche per battuta, a passare per Pol Pot (1925-1998), il dittatore cambogiano che sterminò un terzo della popolazione e portò il Paese all’età della pietra. Così è stato etichettato dopo che ha tolto la delega di rappresentante del sindaco nel Coordinamento Teatrale Trentino al giornalista pensionato Carmine Ragozzino.
E allora, sindaco, che cosa c’entra l’Inter, la squadra che ha vinto il derby contro il Milan, nella querelle con Ragozzino?
“Preciso che sono tifoso dell’Inter pure io, come è tradizione tra i sindaci. Lui ha pubblicato sui social un post di sfiducia nei miei confronti…”
Da qui la decisione di togliere la delega, è così?
“No, la decisione era maturata prima. Diciamo che c’è stata una involontaria coincidenza di tempi. C’era il rinnovo del coordinamento teatrale e già in due occasioni, Carmine aveva dichiarato che intendeva dimettersi. Il punto non è tanto quanto scritto nel post. Ci sta che io riceva critiche ma riguarda l’Ente, il coordinamento teatrale trentino. Senza togliere valore a Ragozzino, ci vogliono persone che costruiscano. Ho delegato l’assessora Elisabetta Bozzarelli e penso che questa sia una buona scelta”.
Il giornalista Ragozzino l’ha criticata in varie occasioni.
“Come è giusto che sia. Ma ha pure scritto che sono uno psicopatico; in un messaggio mi ha definito un Pol Pot di periferia. Se la sua opinione è quella di avere un sindaco non adeguato, è un po’ difficile manifestare fiducia…”.
Fin qui il sindaco di Trento, Franco Ianeselli. Ma sulla vicenda interviene anche il nostro opinionista, l’arch. Pier Dal Rì.
Chi non conosce di persona Carmine Rogazzino pensa che sia una puntura di spillo, una zanzara con la penna a forma di pungiglione, sempre pronta ad infilzare sindaci e gente annidata nel covo del partito che forse più di tutti ama e che, un tempo, vantava come simbolo il martello, con cui pesta ancora con piacere, e la falce, con la quale taglia spesso e volentieri i ponti con chi lo contraddice. Chi non lo conosce non ha mai letto il giornale “Trentino”, prima “l’Alto Adige”, o non segue il suo blog sul “Dolomiti” e non si è mai occupato di musica e di teatro. Ma non ha mai bazzicato nemmeno negli entourage dei sindaci di matrice e fede diverse ma prima di tutto interisti come Alberto Pacher e Alessandro Andreatta. Carmine Ragozzino in Eccel, sua moglie, tanto per toglierlo dallo stigma dei “furesti e terroni”, già consigliere comunale di Trento, è penna di pregio, pungente e fine, come nessuno sa scrivere, a volte schietto e irriverente da farsi notare e temere. In questi giorni è facile immaginare l’euforia per gli interisti anche di casa nostra. Da juventino quale sono provo un po’ di sana invidia anche se mi sembra esagerato lo slogan, mutuato dagli alpini, che per loro “non esiste l’impossibile”. Sognano di conquistare con padrone cinese pure la coppa dei campioni nel regno dei turchi ad Istanbul, confrontandosi in finale con gli inglesi appartenenti alla dinastia araba. Tanta confusione nel calcio rimanda al tavolo del centrosinistra, un grande miscelatore di popoli, padroni, nazioni e tifoserie. Il popolo interista è fatto di lavoratori e padroni, ricchi e poveri, operai e sindacalisti, contadini e latifondisti, tutti neri e azzurri.
A Ravina, dopo una partita vinta contro il Milan, una birra in compagnia con due ex sindaci, un vice sindaco in carica e amici di fede sportiva. Conoscendo Carmine Ragozzino, dalla fede sportiva a quella politica il passo è breve. Il sindaco in carica, Ianeselli, si sarebbe dispiaciuto che l’interista Carmine non lo abbia collocato fra i sindaci ideali della propria lista. Sarebbe dunque questa l’origine del licenziamento “dell’interista” Ragozzino come rappresentante volontario di un comitato teatrale pubblico. Un consiglio a Ragozzino: meglio una birra in allegria che una cattiva compagnia (non solo teatrale).
1 commento
Certo che, se la ragione è quella che un tuo delegato (quindi uomo di fiducia) ti preferisce altri due sindaci e, non solo lo dice, lo scrive anche pubblicamente, il rapporto di fiducia tra te sindaco e quel tuo delegato (uomo di fiducia) non può non risentirne… La fede calcistica mi sembra solo una scusa, un orpello, non può essere certo la causa.