Un buono-premio da 25 euro ai 4.000 soci di Cassa di Trento che lunedì sera hanno ascoltato la relazione al bilancio 2022 del presidente Giorgio Facalossi al Blm Group Arena. Un bilancio con utili per quasi 20 milioni di euro e la ferma volontà, ribadita più volte, di arrivare entro fine anno alla fusione con la cassa rurale Fondo-Novella dell’alta valle di Non. Solo cinque i voti contrari, di cui quello del presidente della comunità territoriale della val di Cembra, Simone Santuari. Già contrario, a suo tempo, con la fusione per incorporazione della Cassa Rurale di Lavis-Val di Cembra.
Otto interventi su quattromila presenti. Di questi, sei relativi al bilancio di Cassa di Trento e due rubricati tra le “varie”. Uno di questi, del presidente della comunità territoriale della val di Cembra, Simone Santuari, è stato “ripescato” solo dopo che lo stesso ha ripresentato la richiesta scritta di poter intervenire ed ha motivato che il suo intervento sarebbe stato riferito al bilancio. Perché, dalla presidenza dell’assemblea dei soci di Cassa di Trento si è subito detto che sarebbero stati accolti solo interventi relativi al bilancio.
Quando poi si è chiesto il voto sul bilancio della cassa di Trento che nel 2022 ha fatto registrare un utile netto di 18,8 milioni di euro, soltanto cinque soci su 2.694 presenti (e 1306 deleghe) hanno alzato la mano per dire “no”.
Del resto era difficile dire: “non approvo” un bilancio con utili da capogiro.
Il dissenso, come è facile intuire, era ben altro. Legato all’annunciato progetto di fusione di Cassa di Trento con la Cassa rurale della Novella (alta val di Non) che Fracalossi ha rivendicato perché, ha detto, “abbiamo l’obbligo di affrontare con responsabilità i cambiamenti. Il nuovo e importante progetto di fusione ci proietterà in una dimensione nuova. […] Sarà una cerniera con il mondo e la cultura sudtirolese”.
Nessuna marcia indietro sulle annunciate chiusure di 12 sportelli nelle periferie del territorio dove Cassa di Trento è presente. Là dove il disagio resta e si acuirà, come ha dichiarato Simone Santuari nel corso dell’assemblea (più volte interrotto dal presidente di Cassa di Trento, Fracalossi, che lo sollecitava a restare nei tempi stabiliti di 3 minuti).
Alla fine non c’è stato il pacco-dono della Cassa ai partecipanti. Ma è stato annunciato che ogni socio presente, di persona o in delega, potrà ritirare in banca un buono da 25 euro. E chi fosse rimasto sino alla fine dell’assemblea avrebbe partecipato all’estrazione di cinquanta biglietti per una gita nelle Langhe. Con degustazione inclusa. Più rurali di così.
Per chi non ha potuto (o voluto) partecipare all’apoteosi del PalaArena di Trento, proponiamo l’intervento del presidente della comunità della valle di Cembra, Simone Santuari, il quale spiega bene il disagio della periferia.
“Mi presento, sono Simone Santuari, socio da più di 30 anni e oggi anche presidente della Comunità della valle di Cembra. Non faccio più un intervento in assemblea dal 23 novembre del 2019, al PalaRotari di Mezzocorona, dove, in quella triste assemblea, rimarcai la preoccupazione degli amministratori della valle di Cembra sull’operazione di fusione con la Cassa (rurale) di Trento.
Dissi, e i verbali sono pubblici, almeno credo, che una Cassa di quelle dimensioni anche geografiche, diventerà uno strumento complicato a rappresentare tutte le vere istanze delle piccole Comunità.
In quella assemblea i rappresentanti di quella Cassa smentirono in ogni modo le nostre preoccupazioni. A distanza di 4 anni quelle stesse sono diventate, con nostro grande rammarico, realtà. Da come leggo sui giornali, presidente Fracalossi, anche 10 suoi colleghi di altre Casse hanno manifestato forti preoccupazioni per queste manovre che coinvolgono l’intero Trentino.
Ma non le viene il dubbio che bisogna fermarsi, ritrovare quella unità che, da sempre, ci ha contraddistinto perché alcuni dei principi ispiratori della cooperazione, solidarietà, condivisione, ma di tutta una terra, siano venuti meno? Il disegno che sta portando avanti non è frutto di un percorso condiviso con la Cooperazione. È una visione di pochi, quasi personale.
Viviamo in un territorio fragile, piccolo, che ha bisogno di stare unito e di avere una stessa visione di futuro. Le abbiamo chiesto anche noi amministratori della Valle di Cembra un incontro Presidente circa un mese fa. Non abbiamo più avuto riposta alcuna.
[In verità, lunedì 8 è arrivata la risposta ma solo al sindaco di Altavalle: “Non condividiamo la necessità di estendere l’incontro ai (agli altri) sindaci della Comunità della val di Cembra in quanto negli altri comuni operano altre Banche o non sono direttamente interessati dalla riorganizzazione degli sportelli di Cassa di Trento”. N. d. R.]
Quando ho visto la copertina del notiziario sul progetto fusione con la Cassa Novella, tra le quattro immagini che rappresentano i vari territori, una è il campanile di Faver, frazione di Altavalle. Cavolo, avranno pensato molti dei soci di quella Comunità, ci mettono in copertina, contiamo ancora qualche cosa.
Per uno scherzo del destino, qualche giorno dopo è arrivata la notizia attraverso la stampa che chiuderete gli unici due sportelli presenti su quel Comune. Quattro sportelli su sette Presidente, chiudono sul nostro territorio, in nome di una maggior efficienze e di maggiori servizi. Bilanci super positivi e chiusure di sportelli periferici…
Presidente: io no non mai gestito un Istituto di Credito, ma faccio l’Amministratore pubblico di piccoli paesi da molti anni e ho capito che le cose che spingono le persone a vivere nei nostri territori di montagna, è respirare un forte senso di Comunità, di appartenenza, e di una presenza di servizi essenziali, sanitari, di mobilità. È la certezza di avere una buona scuola, di avere uno sportello bancario (almeno una volta la settimana) così come accade anche con il medico.
Una Banca con queste dimensioni cancella l’elemento di appartenenza a un territorio. Quando un Presidente di Cassa (un tempo rurale) nega pure un incontro a sette sindaci, la dice lunga su come si riesce a essere considerati “vicini”.
Nel suo editoriale, in preparazione di questa assemblea, lei afferma che per affrontare il cambiamento in atto, la crisi del 2008, il Covid, i cambiamenti climatici, la guerra in Ucraina, occorre un cambiamento di prospettiva.
Le risposte a questi cambiamenti devono prima di tutto essere locali e condivise. Siamo una terra dell’autogoverno, delle tante valli che vogliono rimanere protagoniste, non delle decisioni di pochi, calate dall’alto e con un accentramento delle decisioni.
A me questo vostro disegno non piace e quello che mi disturba di più è che avete perso il senso di Comunità fondata sul dialogo, l’ascolto e la solidarietà anche tra i vari territori. Si ricordi, Presidente, che questi sono i veri principi ispiratori della Cooperazione ed è a rischio un mondo che non ho creato io, ma neanche lei.
Lo ha creato chi ha saputo leggere meglio le necessità dei nostri cittadini. Io non voterò questo bilancio. Vi chiedo, con la poca speranza che mi è rimasta, di fare un passo indietro”.
Simone Santuari