“Pan per fugazza per un Trentino di razza”. Lo slogan è pronto e il quadro si compone. Si è sparsa la voce che a ottobre, anche in Trentino, sarà tempo di saldi, di somme da tirare, di conti da chiudere per portare in cascina il frutto del lavoro: fatto e promesso. No, non quello nei campi che si farà subito dopo, a S. Martino (11 novembre), ma quello della campagna elettorale. La festa che lascerà una scia di intossicazioni e di indigestioni è già cominciata da tempo. Stiamo assistendo ai preliminari per la griglia di partenza; alla pesatura dei vari concorrenti (annunciati e ipotizzabili) per definire previsioni e scommesse. A Londra, in qualche agenzia dove si gioca e si scommette su tutto, si può già arguire le probabilità di riuscita dalle varie quotazioni. Pare che le azioni e quotazioni di Fugatti siano in rialzo per via dell’orso, trainato come un titolo vincente dalla chiassosa e fuori luogo campagna di sfida portata avanti dalla gran massa di sigle e di associazioni “no tutto” e che non perdono mai l’occasione di una “gita con esternazione” in Trentino. Fugatti, ovviamente, ringrazia. E per esser certo che gli ambientalisti da urlo non desistano, quando avverte un calo di tensione rincara la dose. C’è sempre un orso che è inciampato per alimentare la fame di fama e catalizzare l’attenzione del circo mediatico. La “molto onorevole” Ambrosi, sua ex alleata, la quale si è già offerta (gratis) a Elly Schlein per consigliarle un abito da “spritz frizzante”, potrà offrire un consiglio anche a Fugatti sull’armocromia ursina. Vedremo, son certo, un Fugatti post estivo che tende al bruno, nocciolo e castagno, al profumo di muschio maschio e parti corporee irte di pelo. La foto per il “santino” elettorale lo vedrà appoggiato agli abeti di risonanza con la schiena a mimare il gesto di una benefica grattatina, goduriosa e innocente. A fare da corollario un cesto, offerto da S. Orsola, tanto per stare in tema, con piccoli frutti mocheni a rammentare la preferenza vegetariana dell’orso condannato a morte. In tal modo si potrà ridimensionare l’attribuzione di “grande carnivoro” per ottenere, in sede giudiziaria, le attenuanti generiche ed assicurare a Failoni, assessore dei turisti che non vengono più, l’occasione di tranquillizzare i turisti cicciottelli.
Gli argomenti per una campagna non mancano certo ma, come da tradizione, il tema da eviscerare su tutte le piazze e su tutte le piattaforme televisive resta quello del nemico. È sul nemico che si semina la paura e si può fabbricare la formula vincente. Per fine ottobre, i ragazzi di colore e i giovani invasori dall’Est avranno concluso vendemmia e raccolta delle mele; saranno già tornati a casa e il gas, ex o fu russo, per accendere il riscaldamento è già assicurato dal sottosuolo africano. Su quello non ci sono “respingimenti” perché il gas, anche quello del continente nero, è incolore.
Abbiamo la data delle elezioni (22 ottobre), il tempo delle castagne e del vin brûlé e l’orso delle valli del Noce ha già il suo S. Romedio. Pronto a domarlo.
Le agenzie di scommesse, attente e allertate, attendono il nuovo pane fatto con proposte (e farine) integrali(ste), impastato con quei “fighi” che in campagna elettorale non mancano mai.
I forni, diceva Giulio Andreotti (che ne sapeva una più del diavolo) sono minimo due. In Trentino pare siano molti di più, benché ancora spenti. Corrono chiacchiere sul pane tipico di ogni lista, sui segalini, sul pan nero e sulla treccia mochena. “Pan per fugazza” recita un detto trentino. Le agenzie di pubblicità elettorale sono allertate. Serve un filoncino-gadget, a forma di orsetto. Dopo il “pan coi fighi” avremo “il pan del Fugatti”.