Il mondo del credito cooperativo è in ebollizione dopo l’annuncio della fusione di altre Casse Rurali che porterebbero, questa la sensazione, a cancellare la socialità cooperativa trasformandola in una banca. Come le altre, ne più né meno. Il disegno poi di Cassa di Trento che intende acquisire la Rurale Novella-Alta Anaunia, con sforamento in provincia di Bolzano (dove quest’ultima vanta due sportelli), ha suscitato perplessità, preoccupazione e allarme tra coloro che sono radicati nella storia della cooperazione. Nella confusione dell’annunciata fusione, si inserisce come una scudisciata la manifesta perplessità all’operazione, palesata in un incontro pubblico dal presidente della Federazione Trentina delle Cooperative, Roberto Simoni. Al quale scrive un’accorata lettera aperta l’arch. Pier dal Rì, già “scottato” dalla fusione, due anni fa, della Cassa Rurale Lavis-Val di Cembra con la Cassa Rurale di Trento poi divenuta Cassa di Trento.
Caro Simoni le scrivo così ci riflette un po’. Lucio Dalla le avrebbe annunciato forse in questo modo “l’anno che verrà”. È un po’ di tempo che pensavo di scriverle anch’io. Non ci conosciamo di persona, è vero, ma è impossibile che io non sappia che lei è il presidente della Federazione Trentina delle Cooperative. Conoscevo chi l’ha preceduta. Ero con lei un po’ di casa, ma in buone relazioni lo ero anche con Diego Schelfi, ecumenica autorità federale e non solo. Tutti coloro che lo avevano preceduto mi erano familiari: un po’ perché passavano spesso, con naturale confidenza, dal Palazzo provinciale a quello Federale. Ora, leggendo e seguendo gli andamenti ondivaghi del mondo che lei presiede, come molti altri cooperatori mi sono posto l’interrogativo su dove andiamo a parare; che cosa sta succedendo; quale sia il morbo o il virus, come usa dire, che sta infettando uno dei mondi più fertili, storici, solidali e preziosi di questo nostro Trentino.
Di converso, leggendo la mia firma, probabilmente lei avrà capito chi sono, mi avrà già inquadrato nel ruolo di “columnist rompiballe” e sarà già in possesso di un corposo dossier, fornito dall’ufficio stampa che ogni potente ha a disposizione. A dire il vero sono pochi coloro che non sanno tacere; quelli a cui piacciono le lumache ma trovano i rospi indigesti e non perdono occasione per mettere in luce ciò che, spesso, ai vertici Federali sembra sfuggire.
Si sarà accorto che molti si sono arresi da tempo. “È tempo perso, mi dicono, torna in campagna che le vigne ringraziano. Non ostinarti a dedicare tempo e fatica per capire dove sta andando il mondo cooperativo. Lavoro inutile, parole al vento, complicata rianimazione di un defunto: sono questi i verdetti più comuni, di una arrendevolezza disarmante.
Le confesso che l’ultima vicenda riguardante la saga infinita della riorganizzazione del sistema del credito e di ciò che erano le gloriose Casse Rurali Trentine mi ha fatto riflettere. Sono affiorati vecchi (?) ricordi ma mi ha colpito e stupito il suo onesto e sincero stupore. Da sempre mi schiero con gli ultimi, con i deboli, con chi viene giocato o ritengo sia stato preso in giro e in questa circostanza lei mi è sembrato sincero. Ho percepito il comune sentire di uno di noi, di un socio smarrito che prova a capire e per di più da una poltrona di vertice, forse finto, senza possedere gli elementi che lo possano aiutare a capire. Mi sono chiesto ed ho domandato ad autorevoli, comuni, amici di fede cooperativa di aiutarla a comprendere, di fornirle elementi di chiarezza per potersi districare su quanto accade nel Palazzo di via Segantini, ma soprattutto di là della strada.
“Tu quoque, Brute, fili mi”. La tranquillizzo: è un fenomeno storico, sempre accaduto dove alligna il potere. Volevo telefonarle per tranquillizzarla, per dirle che gli oligarchi che sostituiscono il suo “cerchio magico”, il potentato che lei presiede … questo volevano da lei e nulla più. Sulla mia rubrica del telefono non compaiono più i cognomi di chi le sta vicino. Un tempo era ricca di contatti, di nomi e cognomi di coloro che bazzicavano in Federazione e vantavano ruoli e impegni nei vari campi cooperativi, in particolare nel comparto del lavoro sociale. Adesso, la “fatale” (?) attrazione verso il mondo Coop, da parte mia si è svaporata così come nel comune sentire di molti altri Trentini. Dopo la notte del “PalaRotari”, della quale avrà certamente sentito parlare, anche i contatti telefonici mi paiono inutili.
Eppure, un Simoni nella rubrica del mio telefonino l’ho trovato. Ma è il cognome di Gilberto, uomo di sport che ha vinto molto, ben due giri d’Italia, il quale resterà celebre per le “caramelle” della zia che lo hanno costretto ad abbandonare un Giro che stava dominando. Destino della sorte, ma stia attento anche lei, mi raccomando, alle caramelle di certi amici. Vede, le scrivo per chiederle scusa di essere un impertinente, curioso, cooperatore in disarmo eppure non ancora domo e arreso. La sua dichiarazione di non sapere nulla sulla rottamazione del sistema Casse Rurali del Trentino l’ha fatta apparire un sincero ingenuo, il prototipo del cooperatore trentino, sempre in buona fede. Un bonaccione, vittima delle volpi che nel suo Palazzo e dintorni sono certamente più dei lupi.
In una pausa di questa mia riflessione mi desto e trovo titoli di un suo tardivo ma benvenuto risveglio, di un coraggio da leone, auspicato da molti anche se del tutto inatteso. Un sussulto di dignità cooperativa nel redarguire la disinvolta vocazione del suo, almeno così si diceva, padrino e spin doctor Fracalossi.
Avrà notato che la presidente Mattarei, da lei spodestata in associazione temporanea d’impresa, si appresta ad una nuova esperienza, questa volta nell’agone politico. Chi mastica sondaggi e previsioni in questo settore la vede proiettata con un pensierino rivolto a competenze nel suo campo, vissuto con sofferenza. Vi arriverà con sassolini e macigni nelle scarpe per compensare quel modo rude che l’ha costretta ad una vocazione sabbatica.
Quel gesto non è piaciuto nemmeno al sottoscritto ed ha determinato una reazione uguale e contraria alle forze di coloro che lo hanno pensato e attuato. Visto adesso, lo schieramento che la presenterà agli elettori certifica la natura e il DNA di certi padrini federali. Un po’ di sospetto era balenato nel silenzio tombale e gli applausi ruffiani alle mosse di Cassa Centrale. Ma la discesa in campo della ex presidente Mattarei con il centro destra lo evidenzia e mortifica quanti, come me, auspicavano e speravano in un movimento cooperativo con più spiccate caratteristiche di sensibilità sociale e solidale.
Le Giudicarie, da dove lei proviene, sono certamente valli ricche e di certa contaminazione lombarda, con una clientela turistica benestante, viva e vivace, anche nel campo della nuova politica trentina. Il Trentino, lei lo sa, ha sempre contato sulla guida di personalità solide e di montagna, spesso delle valli del Noce, per assicurare visione e buon governo. La valle del Noce si avvale pure delle acque rabbiesi oggi rabbiose. Questo periodo, sembra a me ma penso pure a lei, condizionato e teso dai preparativi elettorali, mi sprona a chiederle una riflessione speciale per prendere coscienza e consapevolezza del delicato momento. Forse anche lei comincia a sentire i brividi della nudità, come tanti re dell’era moderna che restano tali perché sono attorniati da cortigiani ambiziosi, avidi e con spiccata vocazione oligarchica. Forse servirebbe una svolta, un ritorno alle radici per far riaffiorare i valori, chiudere la stagione delle “assemblee farsa”, le presidenze con scadenza da nepotismo ereditario; di fare i sordomuti verso i lamenti ed il malessere dei soci. Avrà notato che c’è una diffusa propensione a frequentare i salotti, buoni per ogni tipo di appuntamento radical chic; i consessi ben retribuiti, dove fanno bella mostra le carte di credito societarie e le attenzioni d’ogni tipo.
Si sente ripetere come un mantra: ormai siamo un’impresa. Se questo è il quadro, mi pare doveroso prendere atto, come ho già fatto il giorno dopo il PalaRotari, che se il socio non conta nulla e si punta solo a essere banca, guidata e presieduta come tale, senza il disturbo dei soci, che banca allora sia. Ma in questo caso le tasse sugli utili vengano pagate integralmente così potranno irrobustire, pro quota, il bilancio provinciale. Essere banca certifica che non sussiste più alcun motivo reale per tenere in famiglia gli utili in quota cooperativa. Una banca che, perdendo i soci, non è più una cooperativa, come anche lei sospetta e certifica, ha l’obbligo di contribuire agli obblighi fiscali del territorio che la ospita.
Forse è tardi, ma sarebbe apprezzato un suo pensiero sul massacro dei giovani cooperatori e verso l’impegno femminile che nel mondo Coop pare relegato ai lavoretti da donna, mentre in altri campi d’impresa si nota. Basti pensare come il comparto privato del vino trentino sia dominato da eredi donne, mentre nel vino cooperativo anche i moscerini sono maschi. Forse anche lei, sotto sotto, si è accorto che non può durare un regime di questo tipo che contempla la defenestrazione di ogni contributo interessante, proveniente dal mondo dei giovani, dal clima fresco e frizzante delle idee suggestive, privilegiando invece le liturgie e i giochi sottobanco Pur senza grandi doti, dal fiuto tartufesco anche lei avrà notato come continuano a proporre il solito tran tran, anche nel campo dei supermercati, che richiamano negli statuti un obbligo morale al sostegno delle produzioni locali.
Lei conosce bene, con la famiglia dei negozi usciti dalla stalla Coop che i prodotti sugli scaffali sono più in sintonia con l’autonomia differenziata delle regioni ordinarie e limitrofe che delle due autonome di casa. La “Trentinità” di sussistenza autentica si trova con maggiore facilità nell’altra famiglia di supermercati.
Ecco, se lei pensa di poter prescindere dall’essere in un luogo dai valori sacri, da un potentato di pensieri sociali, un forziere di umanità solidale, allora va tutto bene. Altrimenti, benvenuto il rigurgito di ribellione interiore con tutta la mia sincera stima accompagnata da un “grazie di cuore”.
Caro Presidente Simoni, cerchi di avviare una vigorosa, robusta e vistosa pulizia. Accompagnata da una disinfezione dei troppi annidati. Solo così salverà il patrimonio che lei, lo ricordo, ha solo in custodia; ma potrebbe essere ricordato come colui che, appena in tempo, lo ha capito.
Saluto ed applaudo la sua piacevole ingenuità di cui credo sia portatore sano e sia benedetto questo suo momento che annuncia una primavera, non solo nel calendario ma anche nel clima federale che lei presiede.
Cordialmente, Pier dal Ri