È morto nelle prime ore di lunedì 5 dicembre Mario Antolini “Musòn” decano dei giornalisti della regione, insegnante e scrittore. Una lunga vita ricca di avventure e di studio. Dall’Italia al Giappone, dal mondo alle Giudicarie dove ha coltivato amore e passione per la propria terra e per il dialetto che ha sempre praticato con la saggezza e la pazienza di chi conosceva perfino la lingua giapponese.
Non è stato vinto né dal Covid né dalla bomba atomica. Soltanto l’età dei Patriarchi lo ha portato via, nel sonno, a 102 anni compiuti il 19 giugno. Mario Antolini “Musòn” è stato un insegnante alle scuole primarie di Tione e per 74 anni ha fatto il giornalista per tutte le testate del Trentino. Per il traguardo del secolo, i suoi figli gli avevano regalato un nuovo PC. Perché Mario Antolini “Musòn” a 102 anni e qualche mese usava ancora il computer per otto-dieci ore al giorno. Come un ragazzino, ma meglio dei suoi nipoti.
Di storie da scrivere e da raccontare, il “grande vecchio” di Tione ne aveva ancora una buona scorta. Ovvero: quanto poteva essere lunga la vitati chi aveva attraversato il secolo delle guerre; aveva vissuto a distanza ravvicinata (70 chilometri appena) lo scoppio della bomba atomica a Nagasaki (9 agosto 1945); era tornato incolume dal Giappone (1947) e aveva fatto a lungo l’insegnante, dispensando cultura giudicariese a piene mani. Era il più anziano giornalista pubblicista del Trentino-Alto Adige, tra i più longevi d’Italia.
Nato nell’anno in cui finiva la pandemia di febbre “spagnola”, il 1920, un secolo dopo Mario Antolini si era trovato a vivere dentro la pandemia di Covid-19 che lo aveva segregato in casa, come tutti noi, per oltre due mesi.
Raccontava, allora: “Da dieci anni, da quando cioè sono rimasto vedovo, vivo chiuso in mansarda, tutti i santi giorni, a scrivere al computer. Del “seràdi su” non ho risentito in alcun modo. Anzi sono aumentate le telefonate, le e-mail e i contatti giornalieri in Facebook/Messenger”.
A proposito di social media, nel chiedere l’amicizia su Facebook, il “Muson” chiudeva con un perentorio “no perditempo”. Perché a quella età il tempo era prezioso. “Son mi che l’uso, no voi farme usar da Facebook”.
Nemmeno a oltre cento anni, quando, di solito, si ha bisogno della “badante” e del bastone. Lui era ancora autonomo di testa. Fino a domenica sera, 4 dicembre.
Qualche tempo fa diceva a chi scrive: “Non riesco ancora a rendermi conto della corsa dei giorni. Certo, mi meraviglio che il Padreterno, nonostante due gravi malattie in tarda età, continui a lasciarmi in buona salute e con la mente lucida, tanto che non ho ancora interrotto il quotidiano impegno con la tastiera”.
Solo la morte nel sonno ha posto la parola fine al suo intenso dialogo con i 1078 followers, raggiunti anche domenica sera da un suo “post”. Diceva di essere felice di poter tornare a casa da Spiazzo Rendena, dove era ospite da qualche settimana, dopo un intervento chirurgico al femore. Il ritorno era stato previsto per lunedì prossimo. Mercoledì 7 dicembre, alle 16.30, a Tione, l’ultimo saluto al “grande vecchio” del giornalismo trentino.