Ridotto lo stipendio e ridotta la valutazione (che incide sullo stipendio) al dirigente Marzio Maccani, spostato cinque mesi fa dall’Ufficio di Polizia amministrativa per aver detto “no” al concerto di Vasco Rossi a causa di “gravi carenze per la sicurezza pubblica” sull’area a Trento sud. La Provincia già condannata tre volte a pagare le spese. L’invito del giudice Flaim alla Provincia: “Ripensateci”. In attesa di un ripensamento (che farebbe risparmiare pubblici denari alla collettività) le udienze sono state rinviate al 24 novembre.
Rischia di costare salata alle aquile di piazza Dante la defenestrazione del dirigente scomodo che un anno fa aveva osato sollevare dubbi sulla sicurezza dell’area di San Vincenzo, nei progetti faraonici degli inquilini (pro tempore) del Palazzo, preposta a “Music Arena” di richiamo internazionale.
Dopo aver messo sul piatto delle spese oltre 6 milioni di euro per l’entusiasmante concerto live di Vasco Rossi, la Provincia di Trento è chiamata adesso a pagare le spese delle citazioni in giudizio da parte del dirigente maldigerito. È la terza sentenza pronunciata dalla magistratura del lavoro. Ecco il dispositivo: “[…] condanna la Provincia Autonoma di Trento alla rifusione, in favore del ricorrente Maccani Marzio, delle spese di procedimento, che liquida nella somma complessiva di euro 2.500, maggiorata del 15% per spese forfettarie oltre ad IVA e CNPA”.
Questa cifra si somma alle altre due vertenze per un totale complessivo (provvisorio) di 17.560,51 euro. Senza contare eventuali ricorsi per demansionamento, danni morali e materiali, e via discorrendo.
Per far comprendere ai nostri quattro lettori, converrà, a questo punto, tentare un riassunto delle puntate precedenti. Come ha spiegato in una intervista esclusiva al nuovo quotidiano trentino “IlT” che l’ha pubblicata nell’edizione di mercoledì 9 novembre (Live Vasco, parla Maccani: “Io, umiliato dalla giunta per aver fatto il mio dovere”), alla fine di maggio del 2022 il dott. Marzio Maccani è stato spostato “senza spiegazioni” ad altro incarico. Il concerto di Blasco era stata un’apoteosi (120 mila spettatori) ma, come aveva avvertito il grillo parlante Maccani si erano corsi seri rischi. In mancanza di adeguate vie di fuga, circa 200 fan della rock star avevano sfondato la recinzione accanto alla ferrovia del Brennero e invaso i binari. Concitate telefonate con Ferrovie dello Stato avevano portato al blocco temporaneo delle corse dei treni. Era la notte bollente del 20 maggio scorso.
Scampato il pericolo, le aquile appollaiate ai piani alti di piazza Dante sono corse all’incasso della frustrazione patita l’autunno precedente quando il dott. Maccani, nella sua veste di dirigente della Polizia Amministrativa della Provincia aveva osato pronunciare l’anatema: “questo concerto, così come è conformata la zona, non si può fare”.
Sorpresa degli eletti, disgusto fra gli alti papaveri dell’amministrazione, sfilamento delle deleghe al dirigente renitente, e via di gran carriera a farsi belli davanti agli elettori. Che mamma Provincia vi dà il giocattolo, piaccia o meno a quel tale che ha osato dire di no. Le urne nazionali d’autunno hanno dimostrato, su piazza, quanto sia stato gradito tutto ciò. Anche se qualche giorno prima della consultazione elettorale s’era tenuta una conferenza stampa in Provincia per dire e far dire ai giornalisti accreditati che il ritorno di immagine dopo il concerto di Vasco Rossi era stato esaltante. Per il turismo e per le casse pubbliche. Il comunicato stampa n. 2852 del 20 settembre 2022 recitava infatti: “Vasco Live: una ricaduta di quasi 44 milioni di euro”. Perbacco che investimento! Quanto effettivamente tornerà nelle tasche dei cittadini che pagano le tasse è tutto da verificare.
Ma intanto l’AGCOM, l’autorità Garante per le comunicazioni, il 12 ottobre scorso ha bacchettato piazza Dante per violazione della legge sulla par condicio. Per avere cioè, a due giorni dalle elezioni, fatto propaganda alla propria parte politica. Anche perché non si ravvisavano “i requisiti di indispensabilità e impersonalità” nella comunicazione provinciale. Le elezioni, infatti, erano alle porte (25 settembre).
Torniamo al dott. Maccani, recuperando qualche frammento dell’intervista rilasciata al quotidiano “IlT”:
Ha dichiarato: “Ho sempre concepito il lavoro con grandissima passione. Sono in Provincia da gennaio del 1987; sono dirigente da vent’anni. Non ho mai fatto un giorno di malattia e i riscontri che mi vengono da privati cittadini, da associazioni di categoria e da forze dell’ordine sono sempre stati tutti positivi. Per sette anni ho gestito il servizio commercio e cooperazione; sono stato nel consiglio di amministrazione di Terfidi. Dopo tanti anni le valutazioni, sia dei miei collaboratori come dei miei superiori, sono state altissime (le ultime due: 100 su 100 e 94 su 100). Essere cacciato con un provvedimento dove si dice che ho violato gravemente e ripetutamente il codice di comportamento dei dirigenti non è solo un atto amministrativo. È uno sfregio alla mia professionalità e alla mia dignità”.
Aveva messo nel conto che dietro il diniego all’autorizzazione ad ospitare 120 mila persone su quell’area, a insistere nella sua “vita spericolata” ci potesse essere la rimozione dal suo ufficio?
“Io l’ho intuito il 27 ottobre 2021 quando la Commissione di vigilanza ha prospettato gravi problemi di sicurezza su quell’area. Quella stessa sera sono stato convocato dal presidente Fugatti, dall’assessore Failoni, dal dott. Nicoletti e dall’ing. De Col e sono stato “bastonato” brutalmente. L’ho scritto, l’ho detto in tempi non sospetti. Non ho mai rilasciato interviste, non ho mai pubblicato nulla contro la Provincia. Ho sempre seguito quello che mi suggeriva il mio codice deontologico di dirigente pubblico. Ho solo lavorato per la sicurezza delle persone. Gestivo questo servizio da 35 anni. In provincia di Trento, dai cinema al palazzetto dello sport, dagli stadi ai teatri, al giro d’Italia, tutto quanto riguardava la sicurezza è passato dal mio ufficio”.
A “IlT”, Maccani ha raccontato che “La signora che aveva promosso una raccolta firme a mio favore, una persona eccezionale che lavorava per tre, è stata di fatto estromessa. Tanto che questa signora, stanca di umiliazioni, ha chiesto di andar via dall’Ufficio di Polizia amministrativa”.
Altri due colleghi, che avevano esaminato le misure di sicurezza sull’area di San Vincenzo, sentiti come testi in Tribunale, sono stati reticenti.
“Avevano paura. Si trattava di attestare che erano stati scritti vari messaggi di intimidazione nei confronti di altri componenti la Commissione, messaggi che mi erano stati letti. E in Tribunale, sotto giuramento, si è cercato di negare l’evidenza. Salvo poi, grazie anche all’abilità del mio avvocato, Lorenzo Eccher, che ha smascherato le contraddizioni, far dire al giudice che si trovava di fronte ad “amnesie mirate”. Terrificante anche dal punto di vista etico”.
Nel frattempo lei è stato spostato in un ufficio che non esisteva…
“È stato inventato ex novo: supporto al coordinamento degli aspetti giuridici dell’Istruzione. Dove, peraltro, c’è già un ufficio preposto a questo. Sono stato due mesi a non far niente come supporto al dirigente generale dell’artigianato, commercio e turismo. Mi hanno dato l’incarico di controllare gli aspetti giuridici del PNRR. Ho chiesto per iscritto di poter vedere le pratiche, visto che ho maturato una certa competenza giuridica. Anche di poter vedere le domande di finanziamento e come vengono controllate e mi è stato vietato di controllare le pratiche. Un’umiliazione professionale, personale che credo proprio di non meritare.”
Avvocato Eccher, come andrà a finire?
“Nel corso delle udienze di martedì 8 novembre, il giudice Flaim ha proposto un rinvio al 24 di novembre, con l’invito alla Provincia, che il giudice Flaim ha fatto in aula, di provare a trovare una soluzione”.
Martedì 8 novembre eravate in Tribunale per quale ragione?
“Avevamo tre udienze. La prima nel merito del ricorso con cui noi abbiamo impugnato il provvedimento con il quale il dott. Maccani era stato rimosso da dirigente della polizia amministrativa. La seconda udienza era volta ad ottenere le modalità esecutive coattive, visto il mancato adempimento spontaneo dell’ordinanza cautelare di reintegro in questa funzione. La terza, come prima udienza cautelare del secondo ricorso avverso la delibera di trasferimento post reintegro, a nostro avviso fittizio e strumentale, del dott. Maccani”.
Va aggiunto che quando fu notificata la delibera di allontanamento dall’ufficio, al dott. Maccani non fu data alcuna spiegazione. Il testo della delibera fu “secretato”. Per rispetto della privacy del dipendente, si disse.
Racconta il dott. Maccani: “Secretata per i giornalisti, posso anche capirlo, ma per il diretto interessato… Ai primi di giugno mi sono arrivate tre righe dal dirigente del dipartimento del personale: “La Giunta ha deciso di…”. Estromesso. Ho dovuto far tre richieste di accesso agli atti perché mi fosse data quella delibera”.
Un ultimo dettaglio. Dopo la prima udienza del giudice Flaim che imponeva alla Provincia il reintegro del dirigente allontanato, la Giunta non potè far altro che obbedire. Salvo, qualche ora dopo, adottare un nuovo provvedimento di trasferimento ad altro ufficio. Il dott. Maccani è stato trasferito a Trento nord: a girarsi i pollici.
Ora si potrà dire che Maccani è un uomo fortunato, che non ha perso lo stipendio e che fra due anni potrà andare in pensione. Ma lui chiede solo di lavorare, nel proprio settore dove ha maturato competenza ed ha servito la comunità trentina per 35 anni.
Per quel che abbiamo potuto capire (lo abbiamo incontrato per una decina di minuti), Marzio Maccani è un uomo mite. Le aquile di piazza Dante ne hanno fatto un mito. Nell’Italia dei fancazzisti da reddito di cittadinanza non è poco.