Mezzi meccanici e operai dei Bacini montani della Provincia di Trento all’opera lungo il corso cittadino della Fersina, il fiume che nasce al lago di Erdemolo (2.006 m), in alta valle dei Mòcheni e che, percorsi 29 chilometri e mezzo, si getta nell’Adige a Trento sud. L’ultima pulizia dell’alveo cittadino della Fersina fu effettuata nel 2017. Tempo un paio di settimane e gli arbusti e le piante ad alto fusto, cresciute soprattutto lungo la sponda sinistra del fiume, saranno un ricordo. Almeno per alcuni anni, prima che l’alveo torni ad essere un bosco di città. Sugli argini di un fiume che ha sempre fatto le bizze e creato non pochi problemi alla popolazione della “busa” e del rione della “Bolghera”, ha scritto il giornalista Mauro Lando nella sua ponderosa ricerca su “Trento nuova – le sue strade, le sue storie” (Curcu Genovese, 2018).
In merito all’arginatura del corso d’acqua, va ricordato che una forma di consolidamento delle sponde fu realizzata nel 1814 a conclusione dei lavori avviati all’indomani dell’alluvione del 1812 che aveva colpito soprattutto la zona della Bolghera. Furono innalzate delle palizzate di tronchi sui quali erano inchiodate delle assi, ma questa non fu una soluzione risolutiva (viale Rovereto) tanto che le alluvioni si ripeterono. Fu cosi che anche il Consorzio dei proprietari dei terreni della sponda sinistra, nato nel 1838, avviò la costruzione degli argini di pietra scegliendo la soluzione delle “muraglie rampanti”, ossia non verticali. A causa dei lavori non ancora completati, i terreni della Bolghera e della Clarina (rione Clarina) dovettero però subire la rotta del(la) Fersina del 1845. Successivamente il torrente provocò danni minori, concentrati soprattutto verso la foce.
Va segnalato che le “muraglie rampanti” hanno tolto sull’argine sinistro parte di quello spazio che sulla sponda destra è servito a creare l’ampio marciapiede.
La denominazione ufficiale di viale Bolognini è del febbraio 1925 allorché venne riconosciuto che l’arginatura era diventata una vera e propria strada. Né poteva essere altrimenti visto che tra il 1904 e il 1906 era stato costruito il palazzo delle Dame di Sion al quale, lungo il percorso, si sono poi accostati numerosi villini e case di abitazione.
Nella zona più a valle il viale è caratterizzato anche da grandi condomini degli anni Sessanta del secolo scorso. La loro presenza fa pressione sulla retrostante area per un tratto percorsa da via Nicolo d’Arco. In prevalenza il viale è una strada residenziale salvo alcuni spazi commerciali in prossimità del ponte dei Cavalleggeri.