Benché la legge proibisca la diffusione dei sondaggi sulle intenzioni di voto degli Italiani gli ultimi quindici giorni di campagna elettorale, tutto concorre a ipotizzare che il 25 settembre anche nella terra delle mele possa prendere il via la stagione dei meloni.
Basta parlare con amici e conoscenti, alcuni dei quali fieramente sostenitori (un tempo) dei partiti della cosiddetta sinistra-sinistra per arguire l’andazzo prossimo venturo. E non è il malvezzo, tutto italiano, di correre in soccorso al vincitore. È che l’elettore normale ne ha le tasche piene di promesse roboanti e di discorsi sul sesso degli angeli. Immaginarsi di quelli sull’orientamento sessuale, sul fine-vita o sul principio della stessa. Temi importantissimi, sia chiaro, ma temi cari a una minoranza nel Paese dei diritti (a parole). E comunque non in grado di suscitare la simpatia (e pertanto il successo elettorale) di chi li propugna e li propone.
L’elettore d’autunno del 2022 guarda alla bolletta del gas e della luce che è arrivata nei giorni scorsi in tutte le caselle della posta. Se non gli ha preso un accidente è solo perché l’aumento stratosferico dell’energia era stato preannunciato dai media con qualche giorno di anticipo.
Dalla Provincia autonoma di Trento si fa sapere che a ogni utenza saranno rimborsati 180 euro. Neanche il tempo di annunciarlo ed è subito partita una salva di fischi da chi ravvisa un retrogusto da “captatio benevolentiae”, di promessa elettorale. È proibito dalla legge, ma a pensar male, talvolta, si indovina.
Già Achille Lauro, in tempi assai lontani, regalava agli elettori partenopei una scarpa spaiata, promettendo la seconda a risultati ottenuti e certificati dall’avvenuta personale elezione. Fu così che l’armatore sorrentino, già consigliere nazionale della Camera dei Fasci, candidato nel partito Monarchico Italiano, celebre anche per la distribuzione di banconote tagliate a metà, nel 1952 divenne sindaco di Napoli con 300 mila preferenze. L’anno seguente, con quel metodo elevato a sistema, fu eletto alla Camera dei Deputati con 680 mila voti di preferenza. Un’alluvione.
“Per molto tempo ho votato PD (o altro partito che non sia della coalizione di destra) – questo il refrain della vigilia elettorale del 2022 anche in Trentino – adesso provo a cambiare”.
Se nel Rigoletto “la donna è mobile, qual piuma al vento”, da varie tornate l’elettore è volubile. Magari il cuore continua a battere a sinistra, ma il portafoglio (e la pancia) votano a destra.
La guerra del gas, l’inflazione a due cifre, il ceto medio che, senza pudore, leva il dito analogo nei confronti di chi fino a ieri ha governato (bene? male?); il bla-bla televisivo fastidioso come non mai… Tutto concorre alla scelta di chi, negli anni della pandemia, è rimasto in splendida solitudine all’opposizione. Per non dire della propensione alla fuga dal voto, ovvero dalla responsabilità. Il partito dell’astensione e degli indifferenti pare essere il più gettonato in questa tornata elettorale. Non è un mistero che al principio di settembre gli indecisi fossero poco meno del 36%, cresciuti al 42% a una settimana dal voto, come a certificare il fallimento della proposta politica, il qualunquismo dilagante, la sfiducia nei partiti e nelle istituzioni.
I mancati apparentamenti nel centro sinistra hanno dato la percezione che lo “zoccolo duro” si sia ridotto a una ciabatta. Rotta. E non è una giustificazione seria la costatazione, da parte di taluni, che la legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum, sia sbagliata. L’hanno votata gli stessi che oggi gridano “al lupo, al lupo”.
Tutto fa credere, insomma, che domenica 25 settembre anche nella terra delle mele cresceranno i meloni. C’è persino chi teme che le colture possano essere infestate dal ricino, una pianta dell’Africa tropicale, dai cui semi si ricava un olio purgativo. Mesto destino per chi, fino all’altro ieri, aveva il cuore a sinistra.