Negli anni Settanta del secolo scorso, tra le figure di notabili democristiani che governarono la Provincia, si segnalò, per bonomia e cordialità, Glicerio Vettori. Fu assessore all’industria e artigianato e poi fu eletto per ben cinque volte senatore della Repubblica, nel collegio di Rovereto, sua patria. Elena, la figlia, lo ricorda per trentinonuovo.it a cento anni dalla nascita e nell’anniversario della morte avvenuta otto anni fa.
“Il primo febbraio 2022 il mio papà Glicerio Vettori avrebbe compiuto 100 anni. Il 21 giugno è l’anniversario della sua morte, avvenuta nel 2014, dopo un lungo periodo di sofferenze, esacerbate da sopraggiunti impedimenti motori e di comunicazione. La sua esistenza è stata per certi versi da romanzo… Era nato in una famiglia che aveva avviato l’attività di cavatura del calcare per la produzione di calce, a seguito dell’impresa di scavi e costruzioni di suo nonno, Guglielmo Ognibeni, ai tempi dell’impero austroungarico. Nato “bene”, quindi, anche per l’amore verso la lettura e lo studio che caratterizzava la famiglia. Frequentò la scuola a Marco di Rovereto, dove era un anno più giovane dei compagni, avendo saltato la prima classe, svolta sotto forma di educazione parentale dalla zia Agnese. Lì incontrò l’amico di una vita, Guglielmo Perottoni. In seguito, si diplomo`geometra, nel 1940, sognando il Politecnico di Milano, ma la guerra chiedeva il suo tributo: e come non pensare a quei ragazzi, che ancor oggi, a 18 anni varcano il portale d’una maturità tanto forzata…
L’otto settembre del ’43 viene fatto prigioniero dai soldati tedeschi e deportato nei campi di lavoro, con l’ altro suo amico, che ricorderà per tutta la vita, Salvetti, purtroppo destinato a morirgli al fianco, durante la prigionia, sotto un attacco aereo. Non lo diceva mai, ma gli fu conferita la croce al merito di guerra ed il diploma d’onore come “combattente della libertà d’Italia”. Amava la frase: “ma nel cuore, nessuna croce manca..”.
Tornato nell’estate del 1945, si occupò dell’azienda di famiglia con il fratello Ivo e si sposò con mamma Pia (assieme nella fotografia) nel giugno 1948. Negli anni 50 /60 iniziò ad occuparsi di politica nell’amministrazione comunale, approdando nel 1968 in Provincia. Da lì, una galoppata continua, fino al 1976, dove venne eletto per la prima volta a Roma, in Senato. Verrà confermato per ben 5 volte, erano gli anni dei governi che si scioglievano anticipatamente. Finisce nel 1992, proprio quando le inchieste giudiziarie sconquassano il mondo politico. Diceva spesso “io ho avuto molto ed ho anche perso in proporzione”, per vicende familiari e per la fine dell’azienda. Forse aveva sofferto un po’ per esser stato dimenticato da tanti politicanti “amici” l’avevano pur usato.
Restò sinceramente legato ad alcune persone, tra cui Guglielmo, Armando Aste, Ezio Tomasi ed il generoso alpino Franco Simoncelli che si preoccupavano di aver sue notizie, amichevolmente. Per me, è stato un padre liberale, sognatore, fantasioso a volte, sempre fortemente cristiano in tutte le sue manifestazioni, anche quando si arrabbiava, pur restando lontano dalla “gran pretagna”, come soleva dire. Modesto per sè e prodigo nel riconoscere le altrui doti. Curioso cognitivamente, quasi enciclopedico, arguto, ironico e sagace. Ciao, papà”. Elena Vettori