Eccolo (finalmente?!) il giorno del concerto dei concerti, anticipato e accompagnato fino alla vigilia dalle stonature della politica e dell’amministrazione prestata ai reggitori di turno della cosa pubblica. E nell’auspicio che vada tutto bene (né, vista la colossale organizzazione potrebbe essere diversamente), il “nostro” Carlo Martinelli lancia nel mare del web una bottiglia con tre appunti. Rivolti a mister Blasco perché sia degno di memoria postuma, di un segno piantato nella terra della piana di San Vicenzo.
Ci siamo, o quasi. In centoventimila per il signor Rossi. I bilanci si faranno dopo. Qui, veloci, tre appunti nel segno della memoria, unica medicina: conoscere l’ieri per camminare a fronte alta nel domani. Magari qualcuno gliele farà avere a Vasco Rossi, forse c’è il tempo tra un abbraccio ad un albero e la calata a sud di Trento.
Uno. Come al solito il Blasco chiuderà il concertone con la splendida “Albachiara”, per chi scrive tra le dieci canzoni italiane di sempre. Perché non la dedica ad Alba Chiara, la ragazza uccisa dal suo fidanzato ad una manciata di chilometri dal luogo del concerto, a Tenno, il 31 luglio del 2017? Sarebbe un gesto che a molte e a molti farebbe bene. Nel nome di Alba Chiara genitori ed amici hanno dato vita ad una associazione. Per dare energia a simili progetti, meritevoli, anche una canzone con dedica del Blasco può servire, eccome. Appunto parlando di “quella” Alba Chiara, così vicina alla sua Albachiara.
Due. Per settimane, forse più, tra le tante “meraviglie” del contratto annesso al concertone, c’è stata l’intitolazione di una via, a Trento, a Vasco Rossi medesimo. Un po’ di imbarazzo è spuntato (e forse anche qualche scongiuro): per meritare simile passaggio pare si debba essere deceduti da dieci anni. Qualche giorno fa l’avvocato di Rossi ha smentito il tutto. Ma che in Provincia (ricordiamolo? organizzatrice del concerto) se ne sia parlato e se ne parli è pacifico. Abbiamo la soluzione: Vasco Rossi accetti e subito dopo chieda – non potranno dirgli no, è garantito – che la via (o la piazza o la strada o il giardino o il ponte) venga invece intitolata a Fausto Tinelli. Il ragazzo di Trento ucciso da sicari fascisti a Milano, il 18 marzo 1978, assieme all’amico Lorenzo Iannucci. La vicenda di Fausto e Iaio è arcinota a Vasco Rossi. Quel che non sa è che Fausto, sepolto a Trento, aspetta da quel maledetto marzo 1978 che la sua città si ricordi di lui. È persino nell’elenco ufficiale, istituzionale verrebbe da dire, delle vittime italiane del terrorismo. Quella sera sarebbe andato ad un concerto. In questi giorni una classe del liceo da Vinci, la VB, insieme al Servizio politiche giovanili del Comune, ha concluso un progetto di ricerca proprio sulla storia di Fausto e Iaio. Concludendo con l’auspicio che si trovi il modo di ricordare Fausto nella sua città. Ecco, Vasco Rossi – ripetiamo: conosce molto bene quegli anni e quelle lotte, quelle tensioni, quei sogni e quei dolori – ha la possibilità di fare un regalo alla città che tanto amorevolmente lo ha accolto. Per essere ricordato anche come l’artista che disse no ad una via in suo nome, chiedendo però che altro ricordo – degno, degnissimo – fosse fatto.
Tre. Ah, la memoria. 18 settembre 1985. Stadio Briamasco di Trento, su un palco lungo quaranta metri si alternano i cantanti di “Italy for Italy”, in realtà un concerto (anche allora, polemiche) per Stava e la Val di Fiemme, dopo la strage dei bacini di Prestavel, 268 morti. Quindicimila i presenti al concerto, tantissimi i giovani. Presenta Gianni Minà che si fa scappare, per la tensione, un bestemmione da tutti udito pochi secondi prima della diretta Rai. Cantano Matia Bazar, Pierangelo Bertoli, il Banco, Loredana Bertè, Pooh, Giorgio Gaber, Edoardo Bennato, Enzo Jannacci, Patty Pravo, Ornella Vanoni, Angelo Branduardi, Toni Esposito. E Vasco Rossi? Era in concerto a Bolzano, quella sera. Però si collega in diretta dalla città altoatesina. “Ero uno sballato di ieri, ora vi presento uno sballato di oggi” dice Gino Paoli presentando il cantautore emiliano. Che oggi non pare per niente sballato. E che quel giorno, in diretta da Bolzano, annunciò di devolvere tutto l’incasso del concerto di Bolzano alla causa di “Italy for Italy”.
Ci pare sufficiente per essere certi che al concertone del 20 maggio, con il Trentino ai suoi piedi, si farà tranquillamente interprete dei punti uno e due di cui sopra. Che Blasco sarebbe, altrimenti?