Con la guerra armata nel cuore dell’Europa tornano in primo piano le immagini e gli arsenali di quella che fu chiamata la “guerra fredda”. La deterrenza nucleare che mantenne sul pianeta un equilibrio precario, ma stabile. Fino al crollo del muro di Berlino (9 novembre 1989) e alla dissoluzione della “cortina di ferro” fra i Paesi aderenti alla Nato e il blocco di Varsavia. Era l’alleanza, siglata in Polonia il 14 maggio 1955, tra l’Unione Sovietica (URSS) e le nazioni dell’Europa orientale.
L’arsenale della “guerra fredda” è sulla porta di casa, a Passo Coe di Folgaria, dove il giornalista Maurizio Struffi (1948), folgaretano doc, ha ideato e contribuito a realizzare il museo di “Base tuono”. È un’esposizione permanente, la memoria del terrore nucleare, testimone dell’incubo che aleggiò sull’Europa nella seconda metà del Novecento. E che è tornato, in questi giorni, con la minaccia di farvi ricorso pronunciata dall’autocrate di Mosca che ha scatenato l’invasione e la guerra in Ucraina.
Sulla rampa di lancio svettano tre missili rivolti verso il cielo d’oriente, oltre quella “cortina di ferro” della diffidenza fra i due blocchi (Stati Uniti e Unione Sovietica) i quali, nel 1945, piegarono la Germania dei nazisti e i loro alleati. I cartelli all’ingresso del museo di “Base tuono” rievocano quella “pace armata” che per molti anni fu di gelo.
La Base-museo riaprirà il 9 aprile. Spiega il direttore-ideatore, Maurizio Struffi: “Chi viene qui, e sono oltre ventimila persone l’anno, chiede che cosa fu la “guerra fredda” e che a cosa servirono questi missili in postazione, oggi come allora, sulla rampa di lancio. Di “guerra fredda” si conosce poco. I periodi più duri di quella guerra-non guerra sono passati sulle nostre teste senza che nessuno di noi avesse la reale percezione del pericolo”.
Nel museo di passo Coe è stata ricostruita la sezione “Alpha”, anello di una catena a protezione dell’Europa occidentale da possibili attacchi sovietici e che fu operativa dal 1966 al 1977. L’operazione “memoria” fu attuata nel 2011, quando Maurizio Struffi, lasciata da qualche anno la conduzione del telegiornale della Rai regionale, cominciò a dedicare il proprio tempo per recuperare un pezzo di storia che rischiava di scomparire negli archivi, fra i dossier militari “top secret” della Nato (Organizzazione del Trattato Nord Atlantico, 9 aprile 1949).
Nella seconda metà del XX secolo “Base Tuono” faceva parte del sistema integrato difensivo della Nato che aveva dislocato missili balistici in dodici località del Nord Est italiano. Complessivamente furono allestite 106 basi in tutta Europa: dalla Norvegia alla Turchia. A dispetto della vulgata corrente, a Folgaria non ci furono mai testate nucleari. Tuttavia, i missili Nike-Hercules, dotati di armamento convenzionale, avrebbero potuto distruggere un’intera formazione di bombardieri dei Paesi dell’est.
Spiega Struffi: “Le testate atomiche erano previste ma non furono collocate a passo Coe perché i vertici militari si resero conto quasi subito che, d’inverno, le nevicate abbondanti sulla zona avrebbero pregiudicato una rapida evacuazione della base. Abbandono previsto qualora se ne fosse ravvisata la necessità per l’avvicinamento, temuto e contrastato, delle armate del Patto di Varsavia. Poiché sarebbe stato folle che il materiale nucleare della Nato finisse in mani sovietiche, per esigenze di sicurezza non ritennero di installare ordigni nucleari nelle basi di montagna”.
Lo smantellamento di “Base tuono” fu avviato nell’agosto del 1977, dopo gli accordi di Helsinki per la riduzione degli arsenali e per il disarmo firmati da Stati Uniti e Unione Sovietica. Il muro di Berlino avrebbe separato plasticamente ancora per dodici anni la ex capitale del Terzo Reich, prima di crollare (1989) sotto la spinta del nuovo corso impresso a Mosca dalla “Perestroika” di Mikhail Gorbaciov (1931).
Le basi missilistiche del sistema difensivo del Patto Atlantico, allestite nel 1964, sono state progressivamente smantellate. Le ultime, nei primi mesi del 2007.
Il comune di Folgaria com’è riuscito a ottenere dai militari i cimeli di quella stagione vissuta sul filo di una pace armata?
“Ritenendo che questa fosse una potenziale documentazione storica di rilevante importanza, poiché altrove era stato tutto distrutto, nel 2009 l’amministrazione comunale di Folgaria prese contatto con l’Aeronautica Militare Italiana. Si proponeva l’allestimento della base a scopo di documentazione. Per farne il museo di quello che, per qualche decennio, fu considerato il più potente sistema missilistico difensivo allestito dagli Stati Uniti e dalla Nato”.
Incontrato il favore dei vertici dell’Aeronautica, il progetto è decollato nel 2010.
“Sull’altipiano, il clima nei confronti dei militari che gestivano la base era molto buono. Per alcuni locali pubblici di Folgaria, tutti quei giovanotti rappresentavano posti di lavoro, non davano fastidio ad alcuno, si integravano perfettamente nella comunità. Soprattutto nessuno si preoccupava della presenza dei missili poiché a nessuna domanda era data risposta. C’era il “segreto militare” e la segretezza era totale”. A Folgaria tutti sapevano della base militare, ma “tale presenza era vissuta come garanzia di sicurezza. Facendo un paragone: più ci sono carabinieri e meno operano i ladri”.
A passo Coe per oltre dieci anni operarono più di cinquanta uomini, per la maggior parte dell’aeronautica militare italiana ma anche di altri Paesi appartenenti alle strutture della Nato. È l’Alleanza militare a carattere difensivo siglata con il “Patto Atlantico” del 1949 fra gli Stati Uniti e Canada e dieci Paesi Europei, tra cui l’Italia. Nel corso di settant’anni vi hanno aderito altre 20 Nazioni.
Nell’area di lancio di passo Coe operava una cinquantina di militari, altri trenta erano occupati nelle strutture di controllo sul monte Toraro. Circa cento ruotavano nell’area Comando che si trovava a Tonezza del Cimone, 17 chilometri da “Base Tuono”, in provincia di Vicenza. L’area di passo Coe era protetta da recinzioni, dalla vigilanza armata e dai carabinieri con i cani. Nessuno poteva avvicinarsi, tuttavia, “i missili si potevano vedere, sia pure da lontano, perché due volte la settimana erano fatti uscire dall’hangar per addestramento”.
Le tre sezioni in cui era strutturata la base (Alpha, Bravo e Charlie) avevano tre rampe di lancio ciascuna, con una dotazione complessiva da 9 a 11 missili. “Base Tuono” faceva riferimento al 66.moGruppo costituito nel 1959, dapprima a Montichiari (Brescia), poi spostato a Tonezza del Cimone.
Oltre all’amministrazione comunale di Folgaria, nella gestione del museo sono coinvolte l’Aeronautica militare, la Provincia autonoma di Trento e il Museo Storico del Trentino. Gli studenti costituiscono gli utenti più “graditi” poiché è ai giovani che va affidata la storia.
“Certo, molti visitatori sono turisti che soggiornano sull’altipiano, ma abbiamo decine di scolaresche che arrivano per imparare che cosa è la pace in questo museo della guerra fredda. Riapriamo il 9 aprile perché a passo Coe c’è ancora la neve. Ma apriamo proprio per consentire alle scolaresche di venire qui”.
Più che una gita, un viaggio-studio nella memoria, dentro le complesse procedure messe in atto cinquant’anni fa per scongiurare una guerra termonucleare. L’area si sta allargando. Sono in corso i lavori per la costruzione di un nuovo hangar che dovrà ospitare un paio di velivoli storici: un cacciabombardiere e un caccia intercettore dell’epoca dei Nike. “La coerenza di questa nuova esposizione – precisa Struffi – sta nell’eventualità di un contestuale impiego di intercettori pilotati, gli aerei, e di intercettori teleguidati, i missili”.
Fino a all’altro giorno parevano soltanto pezzi da museo. Fino all’altro giorno…
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