A un anno dalla chiusura del quotidiano il “Trentino”, il 15 gennaio 2021, nel piazzale Sanseverino, a Trento, rimpatriata degli ex redattori e collaboratori della testata. Sullo sfondo, la palazzina verde, già sede del giornale, con un gigantesco cartello e la scritta “Affittasi”. Sotto la mail dell’impresa proprietaria dell’immobile, “Pifferuno”, che, viste le circostanze, rammenta il pifferaio magico della leggenda recuperata dai fratelli Grimm. Correlata alla peste del XIII secolo, la leggenda racconta del pifferaio ingaggiato dalla città di Hamelin per essere liberata dai topi. Eseguita l’incombenza, al rifiuto della comunità di pagarne l’operato, il pifferaio si vendica portandosi via i bambini sulle note del piffero magico. Il giornale “Trentino” aveva 75 anni e non è morto di Covid anche se l’editore Ebner ha tentato di giustificarne la soppressione con la congiuntura legata alla pandemia. La vigilia dell’anniversario della chiusura del “Trentino”, l’editore è tornato alla carica con un lungo comunicato, diffuso dall’agenzia “L’Opinione”.
L’editore: “Persi 5 milioni di euro” (dal 2016 al 2021)
Questo il comunicato di SIE (Società Iniziative Editoriali) del gruppo Athesia di Bolzano: “La società SIE SpA conferma il grande rammarico per la difficile e sofferta decisione presa, dopo tutti gli investimenti fatti, le svariate iniziative messe in campo, le approfondite analisi e valutazioni delle possibili alternative e ritiene utile ricordare il lungo e travagliato processo che ha portato alla chiusura della testata Trentino in queste poche righe: Situazione nazionale del fatturato pubblicitario: -75% dal 2007 al 2020. Situazione nazionale diffusione -68% dal 2007 al 2020. Il quotidiano Trentino era, purtroppo, conforme a questa tendenza. Il Gruppo Athesia ha acquisito il giornale Trentino nel novembre del 2016, un giornale in forte perdita da anni anche a causa della concorrenza de l’Adige.
Investimenti fatti per salvare la testata Trentino da novembre 2016 in poi:
Apertura sedi a Rovereto e Riva. Aumento di organico (per le sedi di Rovereto e Riva). Investimenti su infrastruttura tecnologica (Hw, Sw, Telecom., ecc.). Investimento su nuova grafica. Raddoppio degli inserti – un inserto ogni due giorni a prezzo invariato. Quintuplicati i Magazine. Creato un nuovo settimanale, “Monitor” con 52 edizioni all’anno. Da 0 iniziative editoriali per incrementare la vendita del giornale ne sono state realizzate: 6 nel 2017, 8 nel 2018, 25 nel 2019 e 16 nel 2020. Veicolati prodotti collaterali (libri, CD, opuscoli, ecc.): 53 nel 2017, 40 nel 2018, 49 nel 2019 e 38 nel 2020.
Dopo tutte queste iniziative il giornale è rimasto in grande perdita. Dal novembre 2016 al 16 gennaio 2021 sono stati persi oltre 5 milioni di euro, questo ha azzerato tutto il patrimonio netto della società e richiesto il ripianamento e la ricostituzione del capitale sociale da parte degli azionisti. Il Trentino, come ramo d’azienda ha perso 1,643 milioni nel 2019, oltre 1,6 milioni nel 2020 e avrebbe perso 1,65 milioni nel 2021. Il Trentino perdeva 4.500 euro al giorno.
Per anni è stata garantita l’occupazione di 41 persone presso il giornale Trentino. Dopo la chiusura 11 amministrativi, 3 tecnici grafici, 8 commerciali (22 persone pari al 53,6% degli occupati) hanno continuato ad operare senza interruzione essendo state tutte ricollocate.
Per i 19 giornalisti sono state effettuate le seguenti azioni:
2 giornalisti sono stati reimpiegati al sito www.giornaletrentino.it con part time al 66%, salvando il marchio e la testata storica. 2 giornalisti reimpiegati a tempo pieno presso il quotidiano Alto Adige. 4 giornalisti hanno trovato autonoma sistemazione presso altre strutture. 11 su 19 rimangono tutt’ora in CIGS a zero ore.
Per quanto riguarda i collaboratori, si tratta di liberi professionisti non a libro paga che non hanno più un piccolo introito e il piacere (sic!) di scrivere su un quotidiano ma non hanno perso un posto di lavoro. Tutto questo su un giornale che il Gruppo Espresso dava già per chiuso prima del 2016, dopo due soli esercizi chiusi male. Nessuna chiusura dalla sera alla mattina, quindi, solamente l’epilogo di un tentativo di salvataggio che si è rivelato un’impresa impossibile”.
I giornalisti: “Privatizzati gli utili, socializzate le perdite”
Fin qui il comunicato della SIE al quale hanno replicato sabato mattina i giornalisti del “Trentino”, nel corso della manifestazione in piazzale Sanseverino come “Risposta all’arrogante disinformazione propalata dalla SIE”. Questo l’intervento:
“Il giornale Trentino è stato chiuso il 15 gennaio 2021 dopo che l’editore, il 14 gennaio, ha comunicato al Comitato di redazione e, contestualmente, con una mail a tutti i 18 redattori, che quello sarebbe stato l‘ultimo giorno di lavoro. Solo un mese e mezzo prima, a fine novembre 2020, davanti alla Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana) e al Cdr (comitato di redazione, la rappresentanza sindacale dei giornalisti) chiamati per la fusione tra Sie e Seta, l’editore aveva sostenuto (e messo per iscritto) che l’unione delle due società non avrebbe comportato alcun sacrificio occupazionale.
La chiusura è stata annunciata e gestita in modo brutale riguardo ai tempi e ai modi. Anche se l’editore ha più volte ribadito che non ci sarebbero stati licenziamenti (in verità la cassa integrazione a zero ore è un licenziamento posticipato), solo tre giornalisti sono stati riassunti part time al sito. Per gli altri solo chiacchiere e tanto fumo. Sono state prospettate sei soluzioni a dir poco umilianti: alla pubblicità (che avrebbe significato decadimento automatico dall’ordine dei giornalisti) o alla radio, con compensi che equivalevano più o meno a un terzo dello stipendio. Soluzioni che sono poi evaporate come tutte le promesse di Sie spa. Nessuna valutazione è stata fatta su difficoltà personali oggettive o carichi familiari.
Ricordiamo a chi ha la memoria corta che Seta spa negli ultimi anni prima dell’acquisto da parte di Athesia aveva i conti in attivo. L’ultimo anno di gestione del Gruppo Espresso era stato chiuso con un attivo superiore ai 300 mila euro. Da quando i conti sono stati gestiti dal Gruppo Athesia, guarda caso, la parola attivo è diventata sconosciuta. Tutto a causa di una serie di operazioni che definire avventate è un eufemismo.
Quando ha acquistato il Trentino l’editore ha trovato in cassa oltre due milioni di euro: era il ricavato della vendita del Corriere delle Alpi al gruppo Espresso-Finegil dei giornali veneti. Uno dei primi atti dell’editore è stato quello di spartire tra i soci quella cifra (considerata dai precedenti proprietari del giornale un’assicurazione sulla vita del Trentino, assicurazione che, visto quello che è accaduto dopo, ad Athesia non interessava). Sul Trentino sono stati caricati anche i costi della fallimentare acquisizione di Bazar e della casa editrice Curcu&Genovese, caldamente sconsigliata dal Cdr della Seta e dai giornalisti. L’inserto Monitor ha avuto anch’esso scarsa o nulla fortuna, visto che era stato ideato come contenitore di pubblicità ma di pubblicità non ne aveva e serviva a ingrassare solo le casse di Athesia che lo stampa. Ovviamente il conto lo pagavano sempre le casse di Seta. Inutili e inascoltati dai timonieri gli allarmi lanciati dai giornalisti. Nonostante questo, non c‘era l’abisso descritto da Athesia. La voragine si è creata, guarda caso, solo nell‘ultimo anno, quando la perdita del solo Trentino è triplicata, a dire di Athesia, nell’arco di pochi mesi. Non c’è che dire: un vero e proprio capolavoro di gestione. Un capolavoro che è stato completato con la chiusura del Trentino lasciando sulla strada i giornalisti. I pochi recuperati dalla Sie e dal “generoso” editore si sono dovuti accontentare di un contratto part-time, mentre il solo direttore è stato tenuto con un contratto equivalente al precedente, con il riconoscimento implicito dei meriti alla guida del Trentino.
L’editore è stato condannato dal tribunale per condotta antisindacale per le modalità e la tempistica del licenziamento. Nonostante questo, persevera nel negare ai quattro giornalisti che fino ad oggi si sono licenziati (perché hanno trovato un‘altra occupazione) la dovuta indennità di mancato preavviso (9 mesi di stipendio che dovranno essere pagati anche a tutti gli altri allo scadere della cassa integrazione). Dopo la disponibilità iniziale, al tavolo di conciliazione aperto in Provincia l’editore si è anche rifiutato di finanziare i corsi di formazione per i giornalisti.
Il sindacato dei giornalisti ha più volte sottolineato il fatto che in questa vicenda sono stati privatizzati gli utili e socializzate le perdite. Basti pensare che lo stesso editore che ha lasciato senza lavoro 40 tra dipendenti e collaboratori riceve ogni anno dallo Stato italiano sei milioni di euro per il quotidiano Dolomiten. “Chi percepisce contributi pubblici — ha dichiarato il sindacato — ha un dovere in più verso la comunità”. Anche in questa occasione tocca constatare che, oltre al danno per la perdita del posto di lavoro, ai giornalisti dell’ex Trentino si aggiunge l’amara beffa di avere a che fare con un editore drammaticamente inadeguato e senza vergogna”.
La FNSI ha chiesto l’intervento del Ministero del Lavoro
Quanto al sindacato dei giornalisti, un comunicato informa che “di fronte allo stallo della trattativa con SIE Spa mai decollata ed all’inerzia dell’assessorato al Lavoro, il sindacato regionale dei giornalisti e FNSI hanno chiesto l’intervento del Ministero del Lavoro per richiedere il rispetto del piano per una gestione non traumatica degli esuberi. […] Temeraria l’affermazione di SIE Spa, presieduta da Orfeo Donatini, di proprietà di Michl Ebner, secondo la quale il giornale non è stato chiuso dalla sera alla mattina, smentita dal giudice del Lavoro di Trento, Giorgio Flaim, il quale, con sentenza del 18 giugno 2021, ha condannato la società editrice SIE per comportamento antisindacale […] sentenza passata in giudicato perché non appellata”.
Per parte nostra una sola domanda che ne racchiude molte altre: ma se nel 2016 il giornale Trentino era “in forte perdita da anni”, come ha giustificato la chiusura l’editore, perché lo ha comprato? Diceva Giulio Andreotti, che di trame e retroscena era un maestro riconosciuto, che “a pensar male si fa peccato ma non si sbaglia (quasi) mai”. A noi, che siamo peccatori, sorge il sospetto che il comunicato di SIE più che ai giornalisti rimasti a piedi (non all’opinione pubblica perché, salvo sviste, sui giornali del gruppo quel comunicato non è stato pubblicato) sia rivolto a nuora perché suocera intenda. E la suocera è rappresentata dalla cordata pronta a pubblicare un nuovo quotidiano. Come dire: se noi che siamo editori “puri” abbiamo perso un sacco di quattrini, chi ve lo fa fare di imbarcarvi in un’avventura che potrebbe portarvi più grane che profitti?
La risposta l’ha fornita il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, al quale si sono rivolti i giornalisti disoccupati del Trentino, accompagnati dai vertici del Sindacato della categoria, dell’Ordine professionale, dai segretari di Cgil, Cisl e Uil. Nel corso di un incontro che sabato mattina si è tenuto a Palazzo Geremia, il sindaco ha parlato di una triplice ferita: per la scomparsa di una testata nata dalla resistenza al nazifascismo; per la democrazia che si nutre e si difende con il pluralismo dell’informazione; per i giornalisti che sono rimasti senza posto di lavoro. Ecco, un nuovo quotidiano potrebbe sanare qualche ferita e, paradossalmente, fare pure gli interessi dell’editore altoatesino che oggi controlla l’80% dell’informazione su carta stampata della regione. Un giornale “concorrente” potrebbe restituire al pluralismo un frammento di verginità perduta. Solo un frammento, sia ben chiaro.