Tempo di coccodrilli. A metà gennaio ricorre il primo triste anniversario dell’improvvisa quanto improvvida scomparsa del giornale “Trentino”, morto per mano dell’editore altoatesino Michl Ebner. Aveva 75 anni. Dei 18 cronisti rimasti orfani del giornale, alcuni si sono ricollocati in altre occupazioni. Restano undici professionisti in cassa integrazione e uno stuolo di collaboratori sconsolati e inconsolabili. Il fratellastro, il giornale “Adige” che, sulla carta, avrebbe potuto ereditare almeno i lettori del “Trentino” non pare aver tratto grande vantaggio. Anzi, come accade nelle famiglie quando uno dei due figli se ne va, chi resta in casa non ha più alcun incentivo a dimostrarsi migliore, a ingraziarsi il padre (padrone). Non temendo confronti perde stimoli, qualità e mordente. Così è, piaccia o no, anche per i giornali. E non puoi certo pretendere dal personale tenuto sotto scacco da contratti di solidarietà e dalla minaccia di esuberi (leggi: licenziamento dietro l’angolo) di far volare l’estro e confezionare ogni giorno un foglio frizzante e innovativo. I giornalisti non sono alla catena di montaggio e non possono essere tenuti alla catena. Tant’è che, quando un cronista lascia una redazione, l’editore (se tale è) non risparmia uno stipendio. Perde un professionista che si porta via un bagaglio di contatti, di relazioni, di “professionalità”. Ma questo gli editori veri lo sanno bene.
Tutto questo sarà ricordato, probabilmente, sabato 15 gennaio (San Romedio, patrono tirolese), vigilia dell’anniversario della scomparsa del “Trentino” dalle edicole. I giornalisti disoccupati si incontreranno in piazzale Sanseverino davanti allo stabile che ospitava la fu redazione del “Trentino”. Un momento di “memento” (a Ebner probabilmente fischieranno le orecchie) anche se, dice un ex cronista del giornale, “siamo ben consapevoli che tutto questo non poterà a nulla di concreto”.
Alla manifestazione hanno assicurato l’adesione i rappresentanti regionali della FNSI (il sindacato dei giornalisti), la neo presidente dell’Ordine dei giornalisti, Lissi Mair, i segretari di Cgil, Cisl e Uil del Trentino, la presidenza delle Acli. Il piccolo corteo, al quale sono invitati anche gli ex collaboratori ed ex lettori del “Trentino”, si sposterà in via Belenzani dove, alle 11, i giornalisti cassintegrati saranno accolti dal sindaco di Trento, Franco Ianeselli.
Entro gennaio, intanto, dovrebbe essere perfezionata la pratica notarile che darà vita ad una società editrice di un nuovo quotidiano trentino. Capofila è il presidente degli industriali, Fausto Manzana (1959), ma vi dovrebbero far parte le categorie economiche della provincia di Trento. In particolare una buona fetta delle grandi cooperative (consumo, credito, servizi) sotto l’ombrello della Federconsorzi di via Segantini a Trento. È stata scartata, a quanto è dato sapere, l’ipotesi iniziale di un azionariato diffuso fra i lettori.
Salvo smentite dell’ultima ora avrebbe declinato l’invito a far parte della nuova impresa editoriale Giovanni Bort, presidente della Confcommercio e nel board di numerose attività economiche e imprenditoriali (Unione albergatori del Trentino). Non ultima la Camera di Commercio industria e artigianato della quale è pure presidente. Come il suo collega Michl Ebner (che è presidente della CCIA di Bolzano), titolare della casa editrice Athesia la quale ha in portafoglio Il Dolomiten (giornale di lingua tedesca della provincia di Bolzano), l’Alto Adige, l’Adige, Trentinomese, Bazar e altri fogli di informazione promo-pubblicitaria. E Giovanni Bort figura nel consiglio di amministrazione della SIE (la Società iniziative Editoriali) emanazione di Athesia che pubblica il giornale l’Adige. È fin troppo evidente che, se fai parte di una società che pubblica un giornale, non puoi sedere anche nel consiglio di amministrazione di un quotidiano che sarà il concorrente diretto. Almeno sul piano della raccolta pubblicitaria. Perché è lì che si gioca il grande risiko editoriale.
Voci bene informate raccontano che, avuto sentore dell’intenzione dell’imprenditore Manzana di dar vita a un nuovo giornale, nei mesi scorsi l’editore Ebner ha cercato di convincere il presidente di Assoindustria trentino a desistere dall’impresa. Le paginate degli ultimi mesi dedicate a Manzana dall’Adige avrebbero avuto lo scopo di blandire il futuribile concorrente e di fargli capire che alla sua immagine pubblica, alle sue iniziative, alla sua azienda, avrebbe agevolmente provveduto il giornale di via Missioni Africane. Senza che Manzana fosse costretto a scucire denari, tanti quattrini, per far partire una nuova iniziativa editoriale. Anche l’uscita, a dicembre, di un settimanale economico regionale (allegato a Adige e Alto Adige) farebbe parte dei cadeaux messi sul piatto per tenere Manzana fuori della partita che Federcoop è comunque intenzionata a giocare.
All’editore altoatesino probabilmente interessa poco o nulla di quello che, con un pizzico di ingenuità, noi cronisti chiamiamo il “pluralismo dell’informazione”. Che è il sale della democrazia. Ha tentato di ricordarglielo il senatore del PD eletto a Bolzano, Gianclaudio Bressa. Il parlamentare bellunese aveva annunciato (poi stoppato dagli strateghi del suo stesso partito) un dispositivo di legge per togliere o limitare le provvidenze dello Stato per l’editoria delle minoranze (si parla di 6,2 milioni di euro solo per il Dolomiten) a chi detiene più del 50% del mercato editoriale di una regione.
A tale proposito, il 9 dicembre 2021 il settimanale bilingue di Bolzano “Salto” ha pubblicato un’intervista al senatore Bressa della quale proponiamo un frammento:
“Salto.bz: Perdoni la battuta, senatore, ma ha deciso di ritirarsi dalla politica? Lo sa che chi si mette contro Athesia è destinato a morte politica quasi certa?
Gianclaudio Bressa (ride): “Fortunatamente avevo già deciso di ritirarmi a prescindere da questa iniziativa politica. È solo che negli ultimi tempi mi ha fatto andare fuori dai gangheri l’uso che Athesia sta facendo di tutti i propri media, sta raggiungendo un livello di arroganza tale che ho sentito di dover fare qualcosa. Ma vi pare possibile che possano far scomparire un presidente della Giunta [Arno Kompatscher] dai media o metterlo solo in cattiva luce? Ma che modo è? È una situazione unica in Italia e non credo sia giusto andare avanti così”.
Ebner non l’ha presa bene. L’emendamento annunciato, che doveva essere inserito nella legge finanziaria, è saltato, ma Bressa è intenzionato a riproporlo. Quanto al nuovo giornale (si ipotizzano sei numeri la settimana, una redazione di 14 giornalisti più il direttore e una fogliazione di 40 pagine) è ancora presto per capire quale sarà la linea editoriale, quali i temi affrontati, quali libertà di manovra avranno i redattori. Perché lo sanno anche i bambini che è difficile fare un’inchiesta critica sul credito se tra gli azionisti figurano le Casse Rurali, o un servizio che fa le pulci a una certa industria se l’azionista di maggioranza è il presidente degli industriali. Tuttavia un nuovo foglio potrebbe dare la scossa all’esistente. Perché, se la Confcommercio resta fuori dal nuovo giornale, la concorrenza resta pur sempre l’anima del commercio. Anche delle idee.
2 commenti
Da storico abbonato al Trentino sono stato “riposizionato” all’Adige, senza complimenti.
Il nuovo quotidiano potrebbe chiamarsi
TrentinoAltoAdige?
Comunque sia, se farà gli interessi dei lettori – fra bavagli e mascherine – respireremmo tutti meglio.
L
Ricordo 52 anni fa quando avevo cominciato all’Adige di Rovereto e pochi mesi dopo (era l’estate del 70, l’amico Mauro Lando mi aveva proposto di passare all’Alto Adige: Non ci avevo pensato due volte, anche se gli ex colleghi dell’Adige mi dicevano: “non andare, tanto prima o poi vi comperiamo”. Alla fine, in qualche modo è accaduto. Mi auguro solo che ci sia un guizzo di orgoglio in terra trentina per evitare che cali l’ombra della informazione a senso unico