Come arriva al successo una impresa industriale? Essenzialmente con due elementi: le idee e il coraggio. Ma a trasformare un’impresa in una “Grande Impresa” occorrono altre doti; umiltà, rispetto per i lavoratori e dedizione alla comunità a cui si appartiene. A Rovereto alcuni ci sono riusciti. È il caso del Salumificio Marsilli costruito da una dinastia familiare.
La storica Marsilli nasce attorno alla metà del 1800 alle Porte di Trambileno con una macelleria e un laboratorio dove solo nella stagione invernale – giacché non esistevano i frigoriferi – produceva salami. Lo storico “salame Verona” a macina sottile, con carni suine, bovine e aglio, il “salame Friuli” con sole carni suine e senza aglio a macina grossa, nonché le famose mortadelle da fetta che ora si chiamerebbero “cacciatori”. Il capostipite Angelo si sposò con Olivia Stofella, ebbero otto figli tra cui il commendatore Eugenio Marsilli che nel 1967 passò l’attività ai figli Angelo, Remo ed Ezio che continuarono l’impresa alle Porte di Trambileno.
La ditta produceva salumi che si imposero nel Trentino, nell’Alto Adige, nel Veronese e via via in tutto il Paese esportando all’estero in particolare in Austria. La bontà dei prodotti venne premiata nel 1927 con la gran Targa d’onore emerito d’oro. Lo stabilimento copriva una superficie di 1500 mq e vi lavoravano oltre 100 dipendenti.
Nei giorni scorsi la comunità lagarina si è ritrovata a festeggiare, presso la Campana dei Caduti a Miravalle, i 95 anni di Ezio Marsilli e per l’occasione è stato presentato il suo libro “La mia storia”. Molti e mirati i messaggi di auguri dal sindaco di Rovereto Francesco Valduga, all’assessore provinciale Achille Spinelli, al reggente della Campana Marco Marsilli, il nipote Pierandrè Marsilli… La cerimonia è stata intervallata con la recitazione di alcuni brani del libro a cura di Andrea Franzoi e la musica con Cristina Prezzi e Pino Angeli.
Il libro di Ezio Marsili non è la storia dell’azienda anche se, ovviamente, alcuni capitoli la sfiorano (e non sfugga che viene ricordato il nome del primo operaio), “La mia storia” è uno spaccato personale della sua vita. Un collage di ricordi e pensieri in cui – complice anche il lockdown – Ezio si è permesso una pausa per raccogliere, filtrare e riordinare alcuni passi importanti della sua vita. Al suo fianco nel lavoro il nipote Pietro, Marisa Bruschetti e l’editrice Elena Setti.
Il risultato è la storia di un uomo, del suo lavoro, ma anche del territorio, a partire dagli antenati alla fine della prima guerra mondiale. Ricorda Ezio che con il conflitto gli abitanti di tutta la zona vennero deportati in Austria, i Marsilli destinati a Mittendorf an der Fischa, in bassa Austria. Tutti tornarono a casa. “Purtroppo, o per fortuna, – scrive Ezio Marsilli – trovano le loro case completamente distrutte. Gli austriaci avevano piazzato a Rovereto (zona stadio Quercia) un grande cannone, il 420, che doveva sparare sullo Zugna. Il paesino delle Porte impediva la visibilità e per questo lo hanno minato e raso al suolo. Ho parlato di fortuna perché al posto di un agglomerato di casupole, grazie al convincimento di nonno Angelo, gli abitanti di Porte, scambiandosi anche la proprietà dei terreni e ottenuto il pagamento dei danni di guerra (che è stato pressoché immediato) hanno ricostruito il paese con case singole e distanziate.”
Il lavoro. “Papà Eugenio dopo la scomparsa di nonno Angelo, si mette subito al lavoro per portare avanti quanto fatto dal padre. Continua la tradizione di famiglia nella produzione di salumi.” E ancora… il rapporto di papà Eugenio con i figli: Angelo, Remo, Ezio, Franco e Carla. “Fin da bambini ci insegnava anche a commettere marachelle pur di vederci uniti e svegli.”
Saranno Angelo, Remo e Ezio a portare avanti la tradizione industriale dei Marsilli. L’azienda cresce e il terreno a disposizione diventa poco. Ezio racconta che si pensò di traferire lo stabilimento altrove ma cambiarono idea perché la collina di Porte si era rivelata favorevole alla stagionatura dei salumi. La ditta prospera, si allargano le vendite, si va alle fiere internazionali per scoprire per esempio la novità delle confezionatrici per mettere sotto vuoto i prodotti. Si apre perfino un minizoo e sono molti i roveretani che ancora ricordano l’orso speck. E via, via sempre migliorando mentre fioccano riconoscimenti.
Ma tornando al libro “La mia storia” va apprezzata ancora una volta l’umiltà di Ezio Marsilli, il suo pudore nel raccontare e la genuina sorpresa d’essere benvoluto dalla sua comunità. Sono state davvero poche le sue parole alla presentazione del libro, perché c’era commozione, c’era ringraziamento: “Sono stupito e onorato di vedere così tanti amici”. Ecco, questa è la firma di Ezio. Il suo essere industriale ma anche e soprattutto protagonista della terra in cui vive. È davvero lungo l’elenco in cui i Marsilli hanno dato il loro sostegno – economico ma anche umano – alle attività del territorio: il basket, lo sci, il calcio, l’arte (diventando amici del Mart al suo esordio), il sociale con in prima fila l’amico Carlo Spagnolli e la sua Associazione. E il libro non poteva che seguire questo esempio. È gratis, chiunque lo può ritirare presso il negozio “Nepiunemeno” della Coop. Iter in via Garibaldi 2 a Rovereto e se vuole può fare una donazione all’Associazione Spagnolli Bazzoni per i bambini del villaggio San Marcellino di Harare in Zimbabwe.
Quasi 100 anni fa (1931) Depero nel suo Manifesto “Il futurismo e l’arte pubblicitaria” elogiava gli industriali: “Un solo industriale è più utile all’arte moderna ed alla nazione che 100 critici, che 1000 inutili passatisti.” Di certo un industriale viene ricordato non tanto e solo per le imprese economiche ma per quello che ha dato al suo territorio. Non per nulla Ezio apre il suo libro con tre pensieri. “Non sono miei, non ricordo dove li ho presi o trovati, so solo che mi hanno sempre fatto meditare. Rileggendoli oggi mi fanno credere che forse, magari nel mio inconscio, sono stati per me una sorta di filo conduttore per tutta la vita.”
Eccoli: “Il compito dell’uomo è quello di lasciare un buon ricordo. Non lasciare mai niente al caso, ogni cosa al suo posto e in ogni posto la sua cosa. Il giusto che cammina nella sua semplicità, lascerà dietro di sé, i suoi figlioli”.