Cominciarono nel 1260 e si diffusero nell’Italia centro settentrionale: da Perugia a Roma, da Bologna a Parma. Frotte di invasati, uomini e donne, vecchi e bambini, si unirono in lunghe processioni. Fra orazioni e autoflagellazioni percorsero in lungo e in largo la penisola e finanche il centro Europa. Un’esaltazione mistica, convinti che la penitenza fosse l’unica via per la salvezza eterna. Quel movimento fu infiltrato da “vecchi residui di precedenti eresie”, e al tempo della peste nera che sterminò 30 milioni di esseri umani in un’Europa che aveva cento milioni di abitanti, il fenomeno riprese vigore. I flagellanti tornarono sugli antichi sentieri e le cronache degli anni 1379, 1392, 1399 sono ricche di dettagli sulle pratiche di questi disgraziati che per 33 giorni si flagellavano due volte al giorno e una pure di notte, mentre il capobanda intonava un cantico e la setta rispondeva in coro. Inutile dire che gli stolti contribuirono alla diffusione del contagio. E la peste si ripresentò a cadenza ciclica, ogni otto-dodici anni, per tutto il medioevo e i primi decenni dell’età moderna.
Rieccoli i “flagellanti” nel terzo millennio dell’era cristiana, scristianizzata dalla secolarizzazione, ogni sabato da molte settimane ormai, ripercorrere le vie delle città non già ad invocare una salvezza eterna ma a smoccolare, inveire e insultare la maggioranza della popolazione. Tutti coloro i quali, succubi dei poteri forti e della Spectre mondiale che governa le Big Pharma, si sono sottoposti a una doppia vaccinazione e sono in attesa di una terza.
Non se ne può proprio più di questi insulti insulsi. I “no vax” hanno diritto di rifiutare il vaccino proposto dalla sanità pubblica? Certo che sì, ci mancherebbe. Siamo ancora in una libera democrazia e lor signori, che parlano di dittatura, sono i primi a goderne i liberi frutti. In quale dittatura potrebbero scendere in piazza con striscioni e paranoie al seguito, senza che il regime mettesse loro il bavaglio. Andate a dirlo a quel disturbato mentale che, emulo di altri pari grado, sabato pomeriggio 6 novembre ha potuto sfilare indisturbato per le vie di Trento dentro un pigiama a righe come quello che i nazisti facevano indossare ai deportati nei lager.
Se la democrazia è un vizio di chi ha sperimentato forme di governo peggiori, i signori “no vax”, superbamente blindati nelle loro idee, dovrebbero restarsene chiusi nelle loro abitazioni. Perché se la democrazia, cioè il governo del popolo, permette a tutti di manifestare il libero pensiero (art. 21 della Costituzione italiana), non dovrebbe consentire ai “flagellanti del sabato pomeriggio” di portare a spasso l’infezione per le vie della città. Perché delle due l’una: o decidono di vaccinarsi (che è come pretendere un viaggio sulla Luna) o almeno vanno a spasso con mascherina e distanziamento sanitario. Se si tornerà in lock down per causa loro, il flagello lo tireranno fuori i commercianti e i cittadini che ne hanno le tasche piene di insulti, schiamazzi e carnevalate. E soprattutto temono le varianti della quarta ondata.