Da molti anni, ormai, gli eletti che siedono nelle ovattate stanze del potere politico sono fonte inesauribile di spunti per quei cronisti che possono raccontare il sense of humor di certi interventi. Fonte primaria sono le mozioni di taluni che usano parole alate (non proprio quelle di Omero e di “Odisseo pieno di astuzie”) per illustrare la tal proposta di legge o il talaltro provvedimento a vantaggio del popolo sovrano. Un esempio preclaro, in salsa nostrana, arriva direttamente dall’iperspazio.
La falconeria è un’arte antica della caccia nata sugli altopiani delle steppe caucasiche circa quattromila anni fa. Dal 1988, in Italia, la pratica venatoria con i rapaci raggruppa qualche migliaio di adepti nella Fifa (federazione italiana dei Falconieri ed Astorieri). Nobile arte e utile sport, nulla da dire. Anche perché i falchi servono a tener lontani i volatili dagli aeroporti. Se risucchiati dalle turbine degli aerei in decollo o in atterraggio, gli storni potrebbero causare gravi danni. L’impatto con i volatili è detto in inglese “bird strike”. L’impatto con chi si occupa di falchi nel palazzo delle aquile, e vola basso rischiando uno “strike” con la sintassi, potrebbe essere definito “bird speech” (discorso dell’uccello).
Ne ha dato prova, con grande coraggio e sprezzo del pericolo (di far brutta figura), un imitatore di Crozza, l’altro giorno, nell’austero palazzo, vetro e cemento armato, uscito dalla matita dell’architetto Adalberto Libera (1903-1963). L’imitatore padano doveva illustrare la “proposta di mozione numero 448: interventi per favorire la pratica della falconeria in provincia di Trento proposta dal consigliere Cavada (Paoli, Pacher, Dalzocchio e Savoi)”. Così ha annunciato l’inossidabile presidente del Consiglio provinciale Kaswalder.
Il falconiere, preso alla sprovvista, ha cominciato a rovistare tra le carte, in un crescendo di suspense degno di un thriller, per poi scusarsi con il presidente: “Eh, un attimo, perché non pensavo che era già la mia”. E via con l’illustrazione: “La pratica della falcooneeeria sta guardando sempre più rilevante a livello mondiale tanto che nel 2016 ha ricevuto da parte dell’Unesco il riconoscimento di patrimonio culturale immateriale dell’umanità all’interno della secuente definizione. […] I falconieri si considerano come un gruppo a volte possa viaggiare settimane impegnandosi in tale pratica e ritrovandosi la sera raccontando le storie del giorno insieme […] tale pratica è uno dei più legami rimasti…”.
Vi risparmiamo l’intero testo stenografico dell’intervento poiché la registrazione audio-video è disponibile da qualche giorno ed è stata diffusa a volo di falco nel procelloso mare del web.
Un sorriso, in questi tempi austeri anche per l’autonomia trentina, vale di più (e costa molto meno) del concerto di una rock star. E chi lo strappa merita un applauso. Ecco, pure un incoraggiamento a seguire qualche corso di italiano. Magari fianco a fianco con quegli immigrati che faticosamente cercano di imparare la nostra lingua per ottenere il permesso di soggiorno. Chissà che nelle more del bilancio provinciale non riescano a individuare un contributo-stampella per favorire lo studio di quei consiglieri zoppicanti nella lingua di Dante. Per dirla col maestro Manzi “Non è mai troppo tardi”. Se il falconiere di piazza Dante si impegna un pochino può persino aspirare a prendere il posto dell’attuale titolare della pubblica istruzione provinciale. Ma l’altro giorno, lo lasci scrivere, non se l’è proprio… Cavada bene.
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