Nei giorni in cui si rievocano i congiunti e gli amici scomparsi, un gruppo di persone che ha avuto modo di conoscere e amare don Livio Sparapani ha deciso di onorarne la memoria a poco meno di due anni dalla sua morte. Direttore emerito dell’Archivio diocesano Tridentino, don Livio se ne è andato il 27 dicembre 2019, a 84 anni. Il ricordo sarà sabato 6 novembre, alle 19.30, con una messa nella chiesa di San Carlo, alla Clarina, a Trento, detta da don Marcello Farina e accompagnata dal coro “Piramidi” di Segonzano. La figura e l’opera di don Sparapani è ricordata qui dalla prof. Paola Carucci, archivista di chiara fama, già Sovrintendente dell’Archivio centrale dello Stato e dell’Archivio storico della Presidenza della Repubblica Italiana.
Sono commossa e onorata nel ricordare don Livio Sparapani come archivista e, dunque, come collega, anche se non posso non ricordarlo anche come persona, per i suoi modi semplici e schietti, il suo sorriso benevolo e inclusivo, quel suo impegno di parroco di una piccola comunità e di religioso intelligente e colto. Ho avuto incontri professionali a Trento con l’Archivio diocesano per oltre venti anni durante i quali si è stabilito con don Livio Sparapani un rapporto di grande stima e amicizia.
Lo conobbi in occasione del convegno «La “conta delle anime”», organizzato nell’ottobre del 1987 dall’Assessorato alle attività culturali della Provincia autonoma, dall’Istituto storico italo-germanico e dall’Università di Trento. Fui coinvolta in quel convegno, nel quale ebbi il piacere di conoscere anche Casimira Grandi, docente di storia sociale nella facoltà di sociologia dell’Università di Trento, grazie all’interesse per i libri parrocchiali che mi veniva dalla collaborazione instaurata dalla Divisione studi e pubblicazioni dell’amministrazione archivistica dello Stato, che all’epoca dirigevo, con Eugenio Sonnino e Claudio Schiavoni della Facoltà di scienze statistiche, demografiche e attuariali dell’Università “La Sapienza” di Roma. Il CISP (Comitato italiano per lo studio dei problemi della popolazione) di cui Eugenio era l’animatore, anche se all’epoca era forse ancora diretto da Nora Federici, e la Direzione generale degli archivi, diretta da Renato Grispo, avevano progettato di censire le fonti per la demografia storica aggiornando le due cospicue serie di fonti che arrivavano al 1848, pubblicate dal Comitato per lo studio della popolazione-Commissione di demografia storica negli anni 1931-1943 e 1935-1941. Non si pensava a un’opera organica, ma a una rilevazione di dati per città o diocesi basata su criteri uniformi, che avrebbe richiesto la collaborazione delle autorità ecclesiastiche. Si partiva dal territorio vicariale di Roma e dalla diocesi di Trento, ma avevamo interessato anche altre diocesi e alcuni Archivi di Stato. In realtà abbiamo pubblicato solo il volume su Roma e quello su Trento.
In questa occasione si instaurò la mia collaborazione con don Livio Sparapani. Grazie alla sua lungimiranza e determinazione era riuscito a combinare la proposta della Genealogical Society di Salt Lake City, cioè la comunità dei mormoni, intesa a microfilmare i libri parrocchiali dei nati, dei matrimoni e dei morti per il periodo 1800-1900 con l’esigenza da lui avvertita di estendere l’operazione a tutto il periodo storico cui si riferivano i testi. Era pienamente consapevole della rilevanza – ai fini della conservazione e valorizzazione di una fonte documentaria fondamentale per la “conoscenza della storia demografica ed economica” del Trentino – di realizzare la microfilmatura dei registri dalla fase iniziale, poco prima o poco dopo il Concilio di Trento, fino al 1923, quando anche in quel territorio entrò in vigore lo Stato civile italiano, includendovi anche i registri degli stati delle anime. Ciò comportava una spesa molto superiore e un’organizzazione molto più complessa, ma condusse l’operazione, previo assenso dell’arcivescovo, ottenendo la collaborazione dell’Assessorato alla cultura della Provincia autonoma che contribuì all’ulteriore spesa e prestò il proprio Bibliobus per trasferire a Trento i libri parrocchiali dalle sedi di provenienza e riportarli, dopo la microfilmatura, in loco. La microfilmatura dei 5.006 volumi (circa 950.000 fotogrammi) durò dal 1985 al 1987 e in tal modo l’archivista della Curia tridentina raggiunse l’obiettivo fondamentale di rendere più agevole la ricerca storico-demografica, salvaguardando tuttavia per ogni singola parrocchia la proprietà dei registri – ovvero di libri voluti dalla Chiesa per scopi amministrativi ma con una funzione anche pastorale – dei quali egli riconosceva anche il valore, quanto al contenuto, di beni culturali. Parallelamente alla microfilmatura sono state compilate le schede del CISP che costituiscono il volume pubblicato nel 1992 dalla Divisione studi e pubblicazioni nella collana “Quaderni della Rassegna degli Archivi di Stato” (n. 70), Fonti per la storia della popolazione. Scritture parrocchiali della Diocesi di Trento. Dall’operazione di microfilmatura sono derivati molti studi sulla popolazione e anche sulla condizione economica e sociale di varie zone del Trentino. Inoltre, quando si profilò l’opportunità per i nostri emigrati nell’America del sud di ottenere la doppia cittadinanza, fu realizzato un ulteriore intervento, reso possibile dalla collaborazione tra la Provincia autonoma e l’Archivio storico della Diocesi di Trento, che portò alla creazione di una banca dati di tutte le informazioni anagrafiche dei nati nell’Ottocento, denominata “Nati in Trentino”, funzionante dal 2010: ancora una volta, grazie alla precedente operazione di microfilmatura dei libri parrocchiali, è stato possibile garantire ai discendenti degli emigrati trentini di conoscere in pochi minuti le informazioni necessarie alla ricostruzione della loro storia. La microfilmatura fu importante non solo per la salvaguardia e la più facile fruibilità delle fonti, ma indusse anche a procedere al censimento degli archivi parrocchiali, eseguito negli anni 1987-1988, e alla dichiarazione del loro interesse storico da parte dell’allora Servizio per i beni librari e archivistici della Provincia autonoma, da cui è derivata una programmazione dei lavori di ordinamento e inventariazione che ha portato, grazie alla sottoscrizione fin dal 1993, delle Intese tra la Provincia autonoma di Trento e l’Ordinariato diocesano, all’attuazione della valorizzazione di almeno 150 archivi parrocchiali – alla data del 2008 – sui 426 dichiarati di interesse storico, realizzata grazie alla stretta collaborazione con l’Archivio diocesano trentino. Nel contempo si è mantenuta viva in un territorio così ricco di particolarità etnografiche lo studio della popolazione, favorendone l’indagine sui diversi aspetti attraverso numerose tesi di laurea e studi specialistici. Negli atti del convegno tenuto a Trento nell’aprile 2008, «La riconta delle anime (1987-2008). Il sacro, il sociale e il profano nelle fonti nominative confessionali», don Livio Sparapani ci informa che nel corso di formazione organizzato dall’Archivio diocesano, inizialmente dedicato solo all’archivistica e poi ampliato alla conoscenza di tutti i beni culturali ecclesiastici, viene destinato uno spazio particolare allo studio dei libri parrocchiali.
Don Sparapani è riuscito, in sostanza, a fare dell’Archivio diocesano un centro importante per gli studi di demografia storica, tanto che divenne membro della Società italiana di demografia storica e, sotto il versante ecclesiastico, gli è stato conferito il titolo di monsignore.
Nel 1994, pubblicai in duplice edizione, una nella nostra collana dei “Quaderni della Rassegna degli Archivi di Stato” (n. 74) e l’altra in “Archiva Ecclesiae”, il secondo volume della Guida agli Archivi diocesani (a cura di Vincenzo Monachino, Emanuele Boaga, Luciano Osbat e Salvatore Palese), ove era inclusa la voce “Trento”, che descriveva sinteticamente i fondi all’epoca conservati tra i quali anche i microfilm dei Libri parrocchiali.
L’ottima formazione archivistica di don Livio Sparapani veniva da lontano, da quando, iscritto alla facoltà di giurisprudenza a Padova, lasciò nel 1978 gli studi accademici e passò alla Scuola Vaticana di archivistica, paleografia e diplomatica, a Roma, ove si diplomò nel 1980, divenendo poi archivista della Curia diocesana di Trento e parroco di Valsorda. Probabilmente aveva sofferto per l’abbandono degli studi di giurisprudenza, ma sicuramente grazie alla passione e alla dedizione per la conservazione e lo studio delle fonti, ha avuto modo di realizzare obiettivi molto importanti. La collaborazione con la Provincia non si limitò al censimento degli archivi parrocchiali e alla microfilmatura dei registri, ma proseguì con l’inventariazione e digitalizzazione dei fondi conservati presso l’archivio della Curia, all’epoca ancora un ufficio amministrativo, trasformato grazie al suo impegno in Archivio diocesano tridentino, nel 1994, ovvero in un istituto per la conservazione scientifica e per la ricerca storica sulle fonti, rappresentate dalla documentazione dell’archivio storico della Diocesi di Trento, uno dei più importanti d’Italia, e degli archivi degli enti ad esso afferenti o comunque acquisiti nel tempo, come ad esempio l’Archivio capitolare, le cui pergamene risalgono all’anno 1170 e la documentazione cartacea al sec. XIV.
Fece parte del Direttivo nazionale dell’Associazione Archivistica Ecclesiastica, molto attiva nella formazione professionale e nella valorizzazione delle fonti ecclesiastiche; per oltre un decennio fu presidente della sezione regionale dell’ANAI (Associazione Nazionale Archivistica Italiana) e, fin dal 1981, socio della Società di studi trentini di scienze storiche. Appartiene cioè a quella figura professionale di archivista, non così frequente neanche tra gli archivisti di Stato, in cui la competenza e l’attenzione per l’acquisizione e la conservazione delle fonti si unisce alla ricerca storica promossa e garantita agli studiosi ma praticata anche in prima persona. Con piena cognizione di causa, dunque, scrisse nel 1993 il saggio La natura dell’archivio diocesano e la sua funzione di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale: con particolare riferimento alle fonti visitali e all’esperienza trentina nel volume Visite pastorali ed elaborazione dei dati: esperienze e metodi, a cura di Cecilia Nubola e Angelo Turchini, (Bologna, Il Mulino 1993, Annali dell’Istituto storico italo-germanico. Quaderni, n. 34).
Il 9 dicembre del 2015 viene inaugurato il “Vigilianum”, cioè il nuovo polo culturale della Chiesa di Trento che riunisce la nuova grande Biblioteca diocesana, l’Archivio diocesano tridentino e tre importanti uffici: l’Ufficio cultura e Università, il Centro per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso, e l’ufficio educazione e scuola. Don Livio Sparapani continuerà a dirigere l’Archivio storico diocesano anche nella nuova prestigiosa sede.Negli ultimi incontri che ho avuto con lui si avvertivano i segni della malattia e di una certa sofferenza, senza che questo modificasse il suo impegno e il suo modo di rapportarsi agli altri, ma la notizia della sua scomparsa nel dicembre di due anni fa mi ha riempito di tristezza, segnando la conclusione di un periodo credo irripetibile della storia dell’Archivio diocesano di Trento.
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1 commento
Grazie per questa splendida e dettagliata memoria.
Leggere queste esperienza fa sentire ancora una volta vivo, il calore e l’empatia che don Livio donava a chi gli stava intorno. L’attenzione delicata per atti e registri con note e dati di individui, ha reso don Livio un importante ambasciatore, per permettere a chiunque di ricercare, identificare e ricongiungere i propri familiari di ieri, oggi e domani. Ha permesso ad una importante e preziosa comunità dell’area tridentina, di ricostruire i propri legami familiari e generare un’esperienza tra le più intime e di valore.
Non sarà possibile dimenticare e perdere il sentimento di amore e gratitudine per questo immenso dono.
Grazie don Livio.
Walter Zafarana