Da Simone a Sirmione. Dall’accusa di omicidio rituale, dalla falsa accusa agli ebrei di Trento di aver ucciso un bambino (Simone Unverdorben) nella tragica settimana di Pasqua del 1475, ad un drammatico episodio di pochi giorni fa a Sirmione dove un ebreo di origini tedesche è stato aggredito e insultato. Da molti secoli, ormai, un lungo filo di sangue e di angherie nei confronti degli israeliti e delle minoranze in genere attraversa l’Europa. Per tale ragione comincia da oggi una nuova rubrica di questa testata on line: “Razzismo&antisemitismo”. Per raccontare in modo semplice una vicenda complessa. E la penna non poteva che essere affidata a Renzo Fracalossi, autore di fondamentali pubblicazioni sulla questione ebraica e non solo (“E scese la notte: due testi teatrali sulla Shoah”, 2019; “La scuola dell’odio: appunti sulla storia dell’antisemitismo in Europa”, 2015; “La valigia: racconto breve dal secolo breve”, 2017; “De la crudel morte de Cristo: (“Passio pasquale” secondo i canoni della tradizione italiana), 2018; Shalóm Alechém: giornata della memoria 2005: racconto teatrale a più voci, 2005; “Gegen Jüden: conversazione teatrale da Aman ad Hitler”, 2013; “Staré Mesto=Città vecchia: la leggenda del Golem d’argilla”, 2010; “Fino all’ultimo giorno”: memorie sparse sulla Shoah, 2009; “Eppure non ho paura: memorie femminili dal lager di Ravensbrück”, 2016). Sono alcuni titoli e alcuni temi della vasta produzione letteraria e teatrale di Renzo Fracalossi.
“Sporco ebreo, da parte mia non vedrai un centesimo! Stai cercando di ricattarmi come tutti gli ebrei.” Poi gli ha dato una ginocchiata nei testicoli, lo ha picchiato e cacciato fuori dall’albergo, continuando ad insultarlo con offese antisemite. Sirmione, sul lago di Garda. L’altro giorno Eli Danzig, ebreo di origni tedesche, 76 anni, gestore insieme al figlio Yair dell’hotel “Kosher Holidays” nella località turistica, si è recato in un albergo vicino per parlare con il proprietario che gli deve soldi dal 2019. Quest’ultimo lo ha aggredito, gridando e sputandogli in faccia. Alla scena hanno assistito, senza intervenire, alcuni clienti dell’hotel. L’aggressione razzista è stata denunciata alla polizia.
Sembra una cronaca italiana del 1938/’39 o un episodio nella Germania hitleriana dei primi anni di regime, anziché un avvenimento accaduto nello scorso mese di agosto in una nota località turistica del “bel Paese” e narrato da Paolo Berizzi, un giornalista coraggioso ed un acuto analista dei fenomeni neofascisti attuali costretto per tale ragione a vivere sotto scorta, nella rubrica “Pietre” sul quotidiano “La Repubblica” (22 agosto 2021).
E’ la lettura di queste poche righe che mi ha richiamato al dovere di rispolverare qualche minima conoscenza, accettando la proposta del “Trentino Nuovo” per leggere, insieme a chi ne ha la curiosità e l’interesse, quel “sentimento” ultramillenario dal quale si genera ogni forma di razzismo e che ha attraversato e tutt’ora insozza la storia dell’umanità con il nome di: antisemitismo.
La vicenda di Sirmione – una delle tante che stanno purtroppo lordando il nostro quotidiano – dimostra anzitutto, come afferma Elena Löwenthal, che “in questi anni la memoria non si è dimostrata particolarmente terapeutica”. Quel vile pestaggio, unitamente ai tanti altri segnali di odio che dobbiamo registrare con preoccupante frequenza, non può accontentarsi di qualche tributo di circostanza, ma impone alla coscienza di agire sul presente, impegnandola a diffondere, ove possibile, la conoscenza essenziale dell’antisemitismo che, con ciclica prepotenza, riaffiora sempre nei momenti di maggiore criticità sociale. Quando le difficoltà si fanno più assillanti e l’orizzonte del vivere appare più cupo sembra quasi indispensabile, per quella “storia che siamo noi” trovare un facile “capro espiatorio” al quale addossare ogni responsabilità, ogni fallimento ed ogni colpa. Ciò consente di non assumersi responsabilità e di assolvere ogni errore. Basta solo trovare un “colpevole” adatto; una diversità irriducibile ed una cultura misteriosa ed impenetrabile e il gioco è fatto. Quale miglior colpevole allora dell’ebreo, che già si è macchiato perfino dell’uccisione del Figlio di Dio; che parla una lingua misteriosa; che traffica con il denaro e che conosce i segreti della vita? E così, per secoli, perfino gli ambienti più insospettabili prima o poi avvertono la “comodità” di queste accuse, che coprono tutto e tutti. Arriva la peste? Di qualcuno sarà pur la colpa. Siamo in condizioni economiche disperate? Non è nostra responsabilità ma di qualcun’altro e via dicendo. Cambiano le fasi storiche ed i loro protagonisti, ma la colpa dell’ebreo non muta mai e così si costruisce uno stereotipo che ancor oggi, come Sirmione dimostra, non perde nulla della sua “fascinazione”.
Proveremo quindi ad inoltrarci in un viaggio dentro l’antisemitismo, dalle sue origini precristiane al suo evolversi nei secoli medioevali; dal suo inabissarsi al suo ritorno puntuale, per arrivare al presente ed al futuro, due tempi che non paiono affatto estranei alla rivitalizzazione di questa antica ed universale forma di ripulsa, di rifiuto ed infine di odio che ha scandito l’incedere della storia occidentale.
Ma questo viaggio ambisce anche a sottolineare come il dovere della conoscenza e del ricordo sia quasi esclusivamente compito dei “gentili”, dei “goym”, di tutti coloro insomma che non sono ebrei. Capire, conoscere, comprendere e rammentare per proseguire il cammino sulla strada della tolleranza, del reciproco rispetto e di quel dialogo fra gli esseri umani che è premessa unica ed indispensabile per qualsiasi forma di progresso. A questo serve la memoria, quella stessa che ha scavato la carne ed il sangue dei “figli di Sion”, fino a diventarne elemento identitario irrinunciabile da oltre cinquemila anni, capace di preservare il profilo culturale e religioso di un popolo disperso dalla storia e nella storia e di conservarne le tracce nonostante le persecuzioni immani che hanno costantemente provato a distruggerlo. Shalom e buon viaggio a tutti. (1 – continua)
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