Se mai ce ne fosse ancora bisogno, il programma delle manifestazioni con cui, ben separate tra di loro, Trento e Bolzano ricorderanno, domenica 5 settembre, il 75º anniversario della stipula, in quel di Parigi, dell’Accordo Degasperi Gruber, offre l’immediata percezione di quale sia lo stato dell’arte degli sviluppi di quell’autonomia che si vuole, nell’occasione, celebrare.
In quel di Trento cerimonia mattutina, con partecipazione a numero limitato causa pandemia, per esaltare il valore storico dell’autonomia trentina. A Bolzano, quando le prime ombre della sera saranno già calate sulla città, solenne inaugurazione del percorso storico realizzato dalla Provincia in piazza Magnago. Una serie di pannelli condurrà il visitatore attraverso gli avvenimenti che hanno portato alla nascita della seconda autonomia e al ruolo che in questa vicenda ha avuto il personaggio storico cui la piazza intitolata, Silvius Magnago. Un cammino che terminerà, nel giardino prospiciente, dove troverà posto installazione dedicata ad un altro protagonista della stessa vicenda: Alcide Berloffa.
Non occorre una laurea in storia locale per cogliere le contraddizioni che rendono arduo il tentativo di trovare una sintesi tra due celebrazioni che pure si richiamano ad un punto comune d’origine: quelle poche righe firmate, nel bel mezzo delle trattative per la pace postbellica, da due ministri degli esteri che, in cambio di quella decisione, ricevettero perlopiù critiche, qualche insulto e. Karl Gruber, anche uno schiaffone in piena faccia.
A Trento si celebra un’autonomia che nell’Accordo, a dire il vero, non troverebbe diritto di cittadinanza, nascendo essa dalla volontà successiva di Degasperi di recuperare un retaggio storico ottocentesco, assegnando ai “suoi” trentini quelle facoltà di autogoverno inutilmente chieste a Vienna prima del 1914. Una volontà poi concretizzata, due anni dopo, della nascita della Regione, in un progetto politico destinato a durare solo una manciata d’anni e ad essere sacrificato, proprio in nome dell’attuazione di quell’Accordo, sull’altare di una seconda autonomia.
È, quest’ultima, quella che si celebra a Bolzano con presenze illustri, tese a dimostrare, come sempre il suo preciso ancoraggio internazionale. Non ci saranno, quest’anno, i Capi di Stato, ma la presenza di un ex di grande spessore politico come Romano Prodi e di un altro protagonista come l’ex Presidente austriaco Fischer sottolinea, ammesso che ve ne fosse ancora bisogno, l’elemento chiave della politica internazionale perseguita negli ultimi anni dalla Südtiroler Volkspartei.
Un richiamo al passato, con le sue luci e le sue ombre, che non vale tuttavia a disperdere le incognite che gravano sul presente e sul futuro. Il recente e ribadito impegno a rilanciare la collaborazione euroregionale non cancella i dubbi sulla valenza politica di questo esperimento, che pare scadere nell’evanescenza tutte le volte che in ballo entrano questioni dirimenti come ad esempio quella del traffico di attraversamento. Anche i rapporti fra Trento e Bolzano, sulla spinosissima questione del rinnovo della concessione dell’Autobrennero ma non solo, continuano ad essere quelli tra due coniugi separati in casa.Diventa così quasi inevitabile che ognuno si avvii a celebrare questo 75º anniversario in una solitudine che sembra venata più di smarrimento che di orgoglio.