Parliamo una volta tanto di noi, di quelle donne che hanno scelto la via dell’informazione. E lo fanno con determinazione, impegno e ingegno. Con grande difficoltà, talvolta. Perché fanno domande scomode e perché sono donne.
“Il tesserino non serve a niente, il vero giornalismo si fa con coraggio e onestà” (Claudio Fava). Sembra ovvietà. Non lo è. Qualche mese fa il canale della televisione pubblica ungherese, ha trasmesso un servizio di tre minuti e mezzo dedicato interamente a denigrare la giornalista austriaca Franziska Tschinderle esperta di Balcani occidentali. Perchè? Perchè la “giornalista provoca facendo domande”. Ora per non essere tacciati di corporativismo riporto le domande, eccole:
- «Quando Orbán, Salvini e Morawiecki si sono incontrati a Budapest e hanno annunciato la possibilità di inaugurare una nuova alleanza: perché nessun rappresentante del francese Rassemblement National e dell’austriaca FPÖ era presento a questo storico vertice?»
- «Qual è lo scopo di questa alleanza e chi sta valutando di aderirvi?»
- «Non è la prima volta che si cerca di lanciare una coalizione euroscettica, ci si prova fin dagli anni ’80. La proposta è naufragata più volte, a causa di visioni divergenti su temi come Turchia e Russia, ma anche a causa di attacchi antisemiti. Come farete a evitare la spaccatura questa volta?»
Non vi tedio con la politica estera, ma assicuro che queste domande erano più che legittime. E do un consiglio: quando leggete che “una giornalista fa domande provocatorie” alzate le antenne perché potrebbe essere una giornalista seria e preparata.