Un ordine del giorno, presentato nell’ultima tornata di luglio del Consiglio Provinciale, a Trento, da Alex Marini, chiede che a P. Eusebio Chini sia attribuita la cittadinanza onoraria del Trentino “alla memoria”. E per celebrarla si chiede anche che sia bandito un concorso fra gli artisti, per la realizzazione di tre opere d’arte da donare alle amministrazioni di Tucson (Arizona), Magdalena de Kino (Stato di Sonora, in Messico) e a Segno (Val di Non), quale simbolo di fratellanza tra le comunità che hanno segnato la vita del gesuita vissuto tra il 1645 e il 1711.
Quando mi trovo a Trento in Piazza Dante mi sento confuso come en mericàn e imbarazzato per i Trentini. Tutto il parco cade sotto l’ombra della statua colossale di Dante. Il Dante “extracomunitario”, un poeta ossessionato con la mitica Beatrice, che gha nient da far con il vos territorio e la nossa gent e serve solo come un simbolo e un trofeo storico degli Irredentisti. Amò do passi e arrivo alla fin del parco vers il Grand Hotel: ghe ‘na piccola… ma piccola statua con un simbolo indiano con il semplice nome: Eusebio Chini. Queste proporzioni cosi diverse riflettono la ignoranza [nel senso che ignora, cioè non conosce] del popolo Trentino e la noncuranza di Chini da parte del governo provinciale quasi come il disinteresse della nossa comunità Tirolese Americana. E forse non sarà male ricordare il Vangelo di Marco “Nessuno è profeta nella sua patria, fra i suoi parenti e in casa sua”.
Ma basta brontolar. Vi presento non solo un gigante che ha cambiato il mondo ma veramente il nos fradel, il nos caro nònes polenton, il più notevole esploratore delle Americhe, il più rispettato cartografo e astronomo dei suoi tempi, il fenomenale agronomo che nel XVII secolo aveva cambiato e migliorato la vita de migliaia di individui del popolo indigeno ma anca un modello esemplare per i nostri tempi. Diversamente dai Trentini, i Mericani i gha dat un onore straordinario, dichiarandolo il Padre e Fondatore dello Stato di Arizona e la sua statua ha un posto specialissimo nella sala dei Fondatori, nel Campidoglio degli Stati Uniti, a Washington. Fra le statue dei fondatori degli Stati degli USA non ghè en taliàn ma ghè uno dei nossi, mentre che i ghà taià le teste delle statue di Cristoforo Colombo. Perciò, siccome Eusebio è il nos primo e prototipo di emigrante Tirolese, nato e vissuto durante il Principato di Trento, emigrato a noi alla fine del seicento, posso dir con fierezza che il Tirolo è attuale e vivo e rappresentato nel vero cuore degli Stati Uniti. Evviva!
Esploratore celebrato delle Americhe, scopre la Baja e crea mappe precise e scientifiche per quei vasti territori usati per secoli. Astronomo prestigioso, che studia e scrive libri scientifici importantissimi riguardo la cometa di Halley che passa vicina alla Terra, ai quei tempi. Agronomo eccezionale che insegna l’agricoltura europea al popolo indigeno, e come rancher con 70 mila capi di bestiame insegna l’allevamento a loro.
Inoltre, Chini era il super missionario pio, dedicato e appassionato segue il suo apostolato, visitando il suo gregge. Cavalca per migliaia di chilometri con i suoi due cavallini nel vasto territorio del Sudwest di Stati Uniti e Messico settentrionale. Dichiarato venerabile da Papa Francesco, sta per essere dichiarato beato e, si spera, santo.
Wow! Eccolo il nos fradèl, gigantesco, uomo per tutte le stagioni. Ma la meraviglia di Chini per me, la disattenzione nei suoi confronti, nonostante tutte le sue competenze, ruoli e funzioni, ha avuto un effetto tremendo nella storia ma si presenta e si mostra in modi contemporanei.
Dobbiamo ricordare la bruttissima storia “scritta” dalle grandi potenze di Europa, come Spagna e Portogallo, che avevano “conquistato” i popoli indigeni delle Americhe. I loro conquistatori hanno rovinato le vecchie culture, infettando le popolazioni indigene con malattie, schiavizzandole e sfruttando le loro risorse. Cristoforo Colombo è un esempio di tali modi. Nei primi anni della storia degli Stati uniti, anche noi avem fatto i nossi delitti verso i nostri popoli indigeni. Questi delitti si appoggiano sul principio della supremazia delle razze “bianche” nei confronti dei popoli indigeni del mondo. Da questo atteggiamento segue il razzismo, l’imperialismo, l’antisemitismo. In anni recenti sono sorti negli USA movimenti che prendono le distanze da persone un tempo rispettate. Sia i Francescani Spagnoli della California, i generali degli Stati meridionali che praticavano la schiavitù; il trattamento degli Indiani con la “conquista” del West. Anca il nos presidente Wilson, razzista, che aveva combinato con il Patto di Londra del 1915 fra Inghilterra, Russia, Francia, e gli Irredentisti diregalare il Tirolo al Regno di Italia senza plebiscito. La rilettura della storia ha cambiato la nostra consapevolezza sul nostro passato. Come primo effetto materiale sono state rimosse le statue e i monumenti a tali persone di quel passato, includendo le statue di Cristoforo Colombo che è stato riconosciuto responsabile di tante atrocità verso il popolo indigeno.
Negli ultimi anni del Seicento e i primi del Settecento, emerge Eusebio Chini e diventa la contra-forza, il contrappunto alla cultura di quei tempi, il contrasto ai Francescani Spagnoli della California, opposto al Re di Spagna. Chini, uomo dei suoi tempi, diventa l’uomo davanti ai suoi tempi. Chini dichiara di non evangelizzare e di non battezzare finché non avrà migliorato la vita del suo popolo. Il Chini, grande studioso, scienziato, cartografo, astronomo, autore diventa poi un contadino come i suoi di Segno in Val di Non. Non solo contadino ma un agronomo, un insegnante, che introduce nuove piante, semenze e metodi di coltivazione europea, creando così benessere e sviluppando un commercio sulla scia dei suoi viaggi e grazie ai suoi contatti nei territori. Memore di quando portava le vacche al pascolo nella sua Val di Non, Chini insegna al suo popolo l’allevamento del bestiame avendo raccolto come un “rancher” 70 mila capi di bestiame. Nei suoi viaggi e spedizioni, estese per 50 mila miglia (80 mila chilometri) Chini fonda “missioni” in piccoli paesini con la chiesa, la scuola e una comunità agricola. Lo sviluppo della chiesa diventa il precursore dello sviluppo dello stesso Stato di Arizona. Chini diventa il grande protettore dei suoi contadini contro la feroce tribù degli Apache. Quando visitava le diverse tribù e comunità, stava seduto a terra come loro, lo consideravano un fratello e contribuiva in tal modo a creare pace e risolvere i conflitti.
La memoria di quei tempi è emersa nel 2015, durante la visita di papa Francesco negli USA. Il papa Francesco aveva annunciato la sua intenzione di proclamare santo il francescano spagnolo Junnipero Serra, a Washington, nella Basilica dell’Immacolata. È sorta una forte protesta fra i nostri “Native Americans”, il popolo indigeno, contro tale iniziativa perché i discendenti dei popoli indigeni dei tempi di Serra e anca di Chini avevano memoria come i loro avi erano stati maltrattati, messi a lavorare nelle miniere per i commerci del Re di Spagna, forzati al servizio dei latifondisti. I Francescani di quei tempi praticavano un’orribile combinazione tra il loro nazionalismo e il loro cattolicesimo. Di sicuro erano identificati più con il Re di Spagna che con la Chiesa. Invece il gesuita Chini era indipendente.
Per contro, l’annuncio recente con il quale Chini e stato dichiarato “Venerabile” (seguiranno, si spera, beatificazione e canonizazione) è stato accolto con gioia dalla gente del Sudwest e del Messico. Dopo tutto, Chini, uno dei nossi dalle nostre valli, diventa un super merican sviluppando il nos paes, aiutano i nossi popoli…e diventando il nos mericàn, una persona distinta nella storia americana.In conclusione, ricordo un incontro che ho avuto con l’ex presidente Ugo Rossi. Scherzando, gho dit: “Presidente Rossi, una di queste sere vegno giù dal Bleg, tiro giù la statua di Dante, la meto sul treno verso Firenze e ghe meto su la statua di Chini. Allora è seguita ‘na bella risata, ma sotto i baffi. E sicome sun pu furbo che santo, nello scherzo cercavo di nominar la mancanza di meritocrazia. Chini è veramente il nos fradèl e un gigante della storia. La sua è una vita che continua a dar testimonianza su come agire verso i popoli del mondo. Chini l’è vos e nos. Celebriamolo insieme.