Cadono gli elicotteri e cadano le teste in questo mese di luglio, in questo Termidoro che doveva segnare, oltre al decollo del turismo, l’uscita dal tunnel della pandemia. Grazie all’esperienza e alla capacità professionale di pilota e motorista il velivolo dei vigili del fuoco di Trento, in avaria, non ha causato vittime. Quando usciranno, ci si augura a breve, dall’ospedale dove sono stati ricoverati per ferite di media entità, dovranno ricevere un encomio solenne dalla comunità trentina.
Quell’encomio che non è dato dalla cronaca ai vertici della sanità. Come è facile capire è fuori discussione in queste righe la gestione della crisi legata al Covid per la quale si sono spesi e sacrificati soprattutto gli operatori sanitari (infermieri, medici, personale ospedaliero). È il pantheon dei “mammasantissima” a porre interrogativi che inquietano le notti insonni di chi guardava al mondo dei camici bianchi (e verdi) come alle più prestigiose posate dell’argenteria provinciale. Alcune di queste si stanno rivelando, giorno dopo giorno, non già di argento ma di banalissima plastica. Come fossero un usa e getta. A getto continuo.
Siede sulla poltronissima di direttore generale della sanità solo da qualche mese ma il dott. Pier Paolo Benetollo è già in procinto di fare le valige. Trascinato nel girone degli ignavi dalla mala gestione della vicenda che ruota attorno a ostetricia e ginecologia degli Istituti Ospedalieri di Trento. Da settimane, il reparto diretto da più di dieci anni dal prof. dott. Tateo gode di “cattiva stampa” e di scarsissima reputazione mediatica. La scomparsa (che si ritiene tragica) di una giovane ginecologa, avvenuta quattro mesi fa, ha acceso i riflettori sulla personalissima conduzione del reparto affidato al professionista barese. Sulla cui capacità professionale, dal punto di vista ostetrico-oncologico, le lodi e gli encomi si sprecano.
E allora, che cosa imputa la Giunta Provinciale di Trento al dirigente massimo dell’Azienda sanitaria, Benetollo? Semplicemente di aver riconfermato per altri cinque anni il prof. Tateo alla guida del reparto dal quale, in cinque anni sono “fuggiti” 12 medici, tre infermieri e ben 47 ostetriche. Di aver riconfermato il primario senza farlo sapere alla giunta provinciale. La quale (a parole) non ha alcun potere di interdizione o di scelta anche se (nei fatti) su certe scelte vorrebbe poter dire qualcosa. L’assessora Segnana e il presidente Fugatti (che non leggono evidentemente le delibere on line dell’Azienda sanitaria) dicono di aver saputo della riconferma di Tateo (il cui incarico era scaduto alla fine del 2020) soltanto la sera del 1° luglio 2021.
L’ordine di servizio, firmato da Benetollo, che reiterava per altri cinque anni l’incarico al primario, porta la data del 7 giugno 2021. Due giorni prima che la trasmissione televisiva “Chi l’ha visto”? ponesse quesiti pesanti come macigni sulla scomparsa della ginecologa Sara Pedri avvenuta il 4 marzo. E dopo che i media locali avevano ospitato anticipazioni e interviste sulla discussa gestione del reparto di ostetricia e ginecologia.
Caduti dalle nuvole, Segnana e Fugatti hanno nascosto a mala pena l’ira funesta e chiesto un passo indietro a Benetollo. Il quale ha messo a disposizione della Giunta provinciale il proprio mandato. Le dimissioni formali seguiranno a breve. Accompagnate, si sussurra, da quelle di altre figure apicali. Perché la delibera di riconferma del primario è firmata anche dal direttore sanitario Antonio Ferro, dal direttore amministrativo Andrea Maria Anselmo e dal sostituto del direttore per l’integrazione socio sanitaria Arrigo Andrenacci. Le dimissioni su un piatto d’argento sono il minimo che la Provincia possa portare ai commissari dell’inchiesta che il ministero della sanità invierà a Trento martedì della prossima settimana.
Intanto le opposizioni alzano il tiro. E domandano “apertis verbis” le dimissioni dell’assessora provinciale alla sanità, Stefania Segnana. Colpevole di non essere intervenuta già due anni fa quando interrogazioni e notizie di stampa avevano delineato il clima da fuga da Alcatraz dal reparto del professore barese. E che ne sarà del direttore del Santa Chiara, Mario Grattarola, al quale sicuramente si erano rivolti i dipendenti dimissionari?
Gratta, gratta, nei prossimi giorni si attendono sorprese, mentre dalle parti del Santa Chiara stanno alzando la ghigliottina. Per un Termidoro di svolta. Come al tempo della Rivoluzione francese.
Ps. Con un’intervista data a Maria Luisa Patruno de “l’Adige”, domenica 4 luglio, l’assessora Stefania Segnana ha confermato “piena fiducia nel direttore generale Pier Paolo Benetollo. È una persona che lavora 15 ore al giorno per l’Azienda Sanitaria e da parte nostra c’è la volontà di confermargli la totale fiducia”.