Heidi con le caprette che (probabilmente) hanno brucato qualche erba allucinogena e dicono “ciao”, forse non è il massimo per dare un senso musicale alla montagna. Ma per Carlo Martinelli vale la pena di andare a visitare una mostra, magari per riascoltare nel 33giri di vinile quella che “è la terra del grigio e del rosa”, dei Caravan, corollario del filmfestival appena concluso.
È una brutta bestia da addomesticare con cura quella della nostalgia, peggio ancora nella versione “come erano più belli i tempi andati”. Però, ci sono le eccezioni, che diamine. La (bella) mostra in corso a Palazzo Roccabruna, via Santa Trinità, a Trento, ad esempio, permette una volta ancora di dire, senza tema di smentite, che nulla supera un disco in vinile, nella sua copertina grande formato. E non è un caso che il vinile stia prepotentemente tornando di moda. I puristi della musica dicono che era ed è migliore a partire proprio dalla resa nell’ascolto. Gli esteti aggiungono: e vuoi mettere le copertine dei 33 giri? Vogliamo raccontare cosa è venuto dopo quelle che erano spesso delle piccole opere d’arte, con i testi delle canzoni, all’interno, belli chiari, con foto, note, perle a non finire? Dopo, sono arrivati i cd: freddi, metallici, tristolini. Roba da cavarsi gli occhi per riuscire a leggere i testi dei libretti che li contengono. Dopo ancora, è arrivata la musica in file. Ti arriva sul computer, sul telefonino, la dirotti nelle cuffie o sulle chiavette usb. Una pena. E non porta alcun corredo iconografico con sè.
Ecco perché la mostra di Palazzo Roccabruna va visitata. Perché si intitola “Rock the mountain!” e perché il sottotitolo dice che in mostra c’è “la montagna nell’iconografia della musica pop”. È stata inaugurata nei giorni del Trento Film Festival dedicati ai libri. È un progetto del Museo Nazionale della Montagna di Torino a cura di Daniela Berta e Paolo Ferrari (che si sono divertiti oltremodo nel pensarla e nel realizzarla). A Trento è approdata grazie alla Camera di Commercio Industria Agricoltura e Artigianato e l’ottimo catalogo che la accompagna – la copertina al tatto e anche alla vista ricorda in tutto e per tutto proprio il caro vecchio immortale vinile – è bilingue giacché è poi chiamata ad altri lidi. Il primo, dopo Trento, in autunno, sarà Bilbao.
Visitarla vuol dire perdersi tra centinaia di copertine di dischi importanti che hanno fatto la storia del rock e del pop ed anche, lo si dica, di dischi che musicalmente sono delle autentiche schifezze. Quel che importa, qui, è che sono copertine che hanno la montagna come elemento principe. Che siano fotografie e disegni, fumetti e schizzi rapidi, non importa. È una montagna di vinile, dagli anni Settanta ad oggi, come avverte il titolo del testo che apre il catalogo, a firma di Daniela Berta, direttore del Museomontagna e di Paolo Ferrari, giornalista e critico musicale. Roberto Maria Clemente, graphic designer, firma “321 via! Uno slalom tra copertine di dischi con Gustav Thoeni, Roger Waters e…Heidi”. Poi, le sezioni, che sono le stesse della mostra: visioni, scenari, esplorazioni, Cervino, sport, colonne sonore.
Ciascuno, in mostra, sceglierà la copertina che preferisce. Chi scrive sceglie “In the Land of Grey and Pink” dei Caravan. Ma in questo sguardo curioso e appassionato sulle terre alte, in questo omaggio alla cover art, c’è tanto su cui posare lo sguardo. Maledicendo il giorno in cui qualcuno ha pensato che un cd color metallo potesse sostituire il glorioso vinile e le copertine che lo avvolgevano, complici.
La mostra resta aperta fino al 21 di agosto. Gli orari di apertura: lunedì, martedì e mercoledì 8.30-12 / 14-17; giovedì e venerdì 8.30-12 / 14-20; sabato 17-20; domenica: chiuso.E chi non volesse immergersi in questo caleidoscopico viaggio merita di ascoltare mp3 fissando il vuoto di uno schermo minuscolo. Perdendo, per sempre, il piacere di rimirare una copertina grande formato, mentre il 33 giri…gira sul piatto.