In questi giorni si stanno vaccinando contro il Covid-19 le generazioni degli anni Cinquanta. Coloro ai quali, dal 1957, fu inoculato il vaccino contro la poliomielite. Chi ha i capelli bianchi ricorda ancora lo zuccherino, con due gocce di colore rosa, fatto ingurgitare a scuola una mattina di primavera del 1962. Era il vaccino Sabin, la cui scoperta sconfisse la malattia altamente infettiva che colpiva i neuroni motori del midollo spinale e causava la paralisi degli arti. Per consentire una cura generalizzata, il virologo polacco Albert Sabin (1906-1993) rinunciò ai diritti commerciali. Un benemerito dell’umanità il quale, nel 1968, fu ospite a Madonna di Campiglio. Lo ricorda Mauro Lando nel suo “Dizionario Trentino”, edito da Curcu&Genovese nel 2008.
La vaccinazione è un intervento di sanità pubblica allo scopo di proteggere da malattie gravi l’individuo e la comunità. Si tratta quindi di un presidio preventivo fondamentale, che negli anni ha permesso di ridurre in maniera rilevante sia il numero di patologie che la mortalità infantile. La vaccinazione come pratica medica mosse i primi passi nel 1796, quando Edward Jenner inoculò in un bambino materiale estratto dalla pustola di una mucca colpita da vaiolo vaccino.
Vaccinazione antipoliomielite. La poliomielite, la malattia che può portare a forme più o meno gravi di paralisi e di infermità, era una malattia tra le più temute proprio per gli esiti che potevano essere lasciati sul corpo. In più era anche una patologia piuttosto diffusa, basti pensare che nel 1958, l’anno del picco maggiore in Italia, vi erano stati ottomila casi di polioparalisi con centinaia di decessi.
Erano colpiti per lo più bambini in età scolare e per tale motivo la malattia veniva anche chiamata “paralisi infantile”. Nel 1957 fu introdotta in Italia la vaccinazione volontaria antipolio tramite un’iniezione con il vaccino allora disponibile, ossia il vaccino Salk, costituito da virus inattivati.
In Trentino l’annuncio del via libera alla profilassi antipolio venne dato nel marzo 1957 (l’Adige, 30 marzo 1957), con la precisazione che entro la prima metà del mese di aprile si sarebbe iniziato a vaccinare i bambini negli ambulatori pubblici. Si procedeva in primavera, chiariva il giornale, “in quanto la poliomielite si manifesta più frequentemente nei mesi estivi”.
Una forte spinta alla vaccinazione si ebbe poi nel 1962 con l’introduzione del vaccino Sabin, con l’utilizzo di virus vivi, somministrabile con una zolletta di zucchero. In provincia era prevista la vaccinazione di 12 mila bambini, avvertì il medico provinciale Marino Colombini ed “È arrivato il Sabin”, titolò l’Adige di giovedì 27 febbraio 1962, nel dare notizia che erano state portate le prime 39 mila dosi da somministrare la settimana successiva. Le altre dosi necessarie sarebbero arrivate di lì a pochi giorni. Il giornale diede notizia anche che l’“operazione” si sarebbe avviata la domenica successiva, quando in piazza Duomo sarebbero stati benedetti gli otto furgoni in partenza per i centri di somministrazione nelle località della provincia. Fu uno sforzo coronato da successo tanto che il 6 maggio 1964 l’Adige diede notizia che era già stato vaccinato il 90 per cento dei bambini tra i 4 mesi e i 12 anni. Da quel periodo la poliomielite ha costituito sempre meno un pericolo, tanto che all’inizio degli anni Ottanta, se ne registrò la pressoché scomparsa in tutta Italia.
Va ricordato che Albert Sabin (1906-1993), l’inventore del secondo vaccino, fu un medico pediatra e virologo polacco naturalizzato statunitense. Con la sua scoperta sconfisse la poliomielite e rinunciò allo sfruttamento commerciale del brevetto del vaccino al fine di garantire una più vasta diffusione della cura. Anche per questo la sua persona godette sempre di grande prestigio. Per quanto riguarda il Trentino, la riconoscenza per la sua opera gli venne tributata a Madonna di Campiglio dove si trovava in vacanza. L’Adige del 6 agosto 1968 scrisse che una delegazione di medici e l’assessore provinciale alle attività sociali Enrica Perazzolli lo aveva incontrato esprimendogli grande considerazione.
Vaccinazione antitubercolare. È da segnalare anche un esperimento di vaccinazione antitubercolare compiuto dal 1930 al 1943 ad Aldeno dal medico condotto dottor Napoleone Gottardi. Per il suo protrarsi nel tempo “è quasi certamente l’unico esperimento del genere fatto in Italia”, commentò Il Popolo Trentino del 18 febbraio 1951, segnalando che sarebbe stato preso in esame in aprile nel congresso nazionale della Federazione contro la tubercolosi. Il giornale diede anche la notizia che la popolazione di Mattarello, nata nel paese tra il 1930 e 1943, quanto prima sarebbe stata chiamata a sottoporsi ad una indagine schermografica per verificare le differenze di morbilità tra due campioni di persone, vaccinati e non vaccinati, in due paesi (Aldeno e Mattarello) vicini e confrontabili.
1 commento
Da persona affetta da poliomelite…
Sarò sempre grata alla vaccinazione antipolio Sabin che ha permesso a molti bambini di vivere senza limitazioni la loro infanzia, e sucessivamente….la loro Vita.