Dagli Stati Uniti, dove è nato e dove vive, Louis Brunelli invierà a “Il Trentino nuovo” le sue “Lettere americane”. Dal suo punto di vista e con la sua personalissima prosa in anglo-merican-bleggiano racconterà il “comune sentire” dei “mericani-tirolesi di terza o quarta generazione”. Di coloro cioè che sono discendenti dei trentino-tirolesi emigrati negli anni fino all’annessione del Trentino all’Italia. È un “comune sentire” cresciuto nel racconto dei nonni di un vagheggiato Tirolo, dove tutto funzionava come un orologio “austriaco”, dove ognuno sapeva leggere e scrivere, dove… Come spiega Louis Brunelli, i figli degli emigrati da questa terra fra i monti non si sentono “trentini”, quanto “tyrolean people”. Un popolo tirolese. Non ci resta che prenderne atto.
Salve Trentini. Gho da introdurme. Prima de tut, il me pensar, il me scriver e il me parler è un minestron de dialet, talian e merican. Spero de farme capir. Son merican, abito a New York. I mei genitori son dal Bleggio: Rango e Cavaion dove gho anca mi na casa antica dei mei noni materni. Gho cinq fioi e dodes nipotini che con voce mericana i me ciama “nono”.
Sun propri il vos fradel come tutti noi in Merica sem i vossi fradei e sorele. Ma non sem ne Taliani e ne Trentini. Sem Tirolesi Americani, con una storia e cultura stessa anca per voi per mili anni nei otto cento anni del Principato e poi l’Impero. Ma dopo la annessione (all’Italia) ghavem un’altra storia, diversa dalla vossa. Capita una separazione, na divisione dei nossi sentieri e diventem “Noi” e “Voi”.
La nomenclatura Tirolese Americana, una identificazione senza baretta, indica un Americano qualificato, specificato, individualizzato, arricchito in un modo permissibile in Merica. Invece della vecchia e più usata descrizione che i nossi emigranti in USA con la sua grande diversità sono in un “melting pot”, una pentola dove tutti son sciolti, combinati, perdendo la loro identità storica.
Per farme capir: gho na nuora Cinese, un’altra Filippina, un’altra meza Irlandese e meza Napolitana/Calabrese, un genero Messicano e finalmente na mericana dal Texas che sa poco delle sue origini.
Vi presento queste distinzioni perchè gho un ruolo e una funzione molto speciale per la nossa gent in Merica. Nonostante che non mi identifico come en Taliàn, ho boni rapporti speciali con la communità Italo-Americana. Ho appoggiato e lottato per (introdurre) lo studio della lingua italiana nelle scuole mericane. Per sei anni, con sei scatole di lettere, articoli nei giornali e poi diventando pseudo avvocato ho denunciato lo Stato di New York al riguardo dell’Italiano. In quella campagna, nella battaglia legale, ho scoperto nella mia ricerca che la conservazione del nos patrimonio, ethnicità, identità non era (assicurata) con sfilate nelle strade o con il ricordo della polenta della nona, ma più con l’acquisto di “cultural literacy”, la consapevolezza culturale che conserve e rinforza la nossa testimonianza, l’eredità individuale degli emigranti.
Per farla corta, ho collaborato con tutte le Associazioni Italo Americane, i suoi legislatori, i consolati Italiani e il governo Italiano creando “La Lingua Nostra Project”. Era un progetto che includeva la riforma delle attività delle Associazioni. La promozione di una campagna per presentare la cultura italiana alle communità Italo Americane. It Pays to Know Italian e di insegnare ai genitori come far “lobby” per far inserire lo studio della lingua italiana nei curricula delle scuole. La presenza dello studio dell’italiano nelle communità non è propri una strategia per acquistar una competenza linguistica ma la presenza è una furbizia, una strategia per sviluppare attività nella communità e per coltivare la cultural literacy della comunità. E poi dopo anni, cercando di lanciare il progetto e anni per trattare con il governo italiano, abbastanza complicato e menefreghista, niente. Allora gho dit “basta”! Mi volto verso la nossa gent e le nosse terre e le nosse origini. Succede quel che me diseva la me mamma: “Louis, il Sioredio el scrive drit con righe storte”! Cambia direzion con lo stesso principio.
Carlo Andreotti, presidente (allora) del Trentino mi concede doi ore con tutta la Giunta, tutti gli assessori e i consiglieri e ghe presento l’idea di una rivista didattica, una rivista che sarà bassata sul principio di cultural literacy o Who we are is Who we were, chi siamo è chi eravamo. Avendo presentato, applausi, promesse e poi segue undes anni di pausa, quasi come la pausa nella Bibbia del padre della Rachele che l’ha fat spetar 14 anni il Jacobe prima di darghe permesso a sposar la so fiola.
Finalmente, sorge il Filò, la rivista didatica che presenta alla mia comunità in Merica veramente come eravamo, la nossa storia e cultura, il paesaggio, le nosse montagne, la nossa cucina, arte, dialet, la nossa religiosità, musica, personaggi e le nosse esperienze di emigrazione e le esperienze del Nuovo mondo. La Provincia mi aveva dat un contributo nell’inizio e poi nient e una banca dati piena de pioci e de cadaveri. Poi gli anni seguenti il nos bleggiano Giorgio Crosina e un suo socio pagano le spese del Filò.
Il Filò, in un modo cartaceo, arriva a 7 mila destinazioni e avrà 14 mila lettori. Lo ricevono gratis. In questi anni ci sono stati 24 numeri, spediti per ogni Stato degli USA ai nossi. Tutti e ventiquattro numeri sono sul sito web filo.tiroles.com. I primi 18 numeri erano dedicati alle 18 valli del Trentino, poi la città di Trento e poi Bozen, Brixen, Gardena, Meran e Passiria. Ho un sogno, il desiderio di esportare “il Filò” a America del Sud, in due versioni: Portoghese per Brasile e Spagnuolo per Argentina.
Il Filò è diventà per noi un risveglio. Ecco en micolin di storia. Voi dovete capire che eravamo non solo partidi ma sem stadi abbandonadi dalla Provincia e anca dalla gerarchia cattolica. Forse era perché noi ghavevem il profumo dell’Impero o forse l’era che la Provincia l’era impegnada a trasformave e farve taliani, nonostante seret “taliani ciapàdi dal sciòp”.
Poi capita la vostra collaborazione con il Terzo Reich e la vostra dichiarazione di guerra contra USA e perciò anca contra no e perciò la morte dei nossi giovani a liberar la Europa. Europa e Italia deliberade e restaurade in grand parte da noi e in collaborazione con il nos valsuganoto, Alcide Degasperi. La Provincia, sia dispetosa o solo ignorante e intollerante, si estende en micol ma in modo condizionato. La condizione era en micolin come le opzioni imposte ai Sudtirolesi durante il Fascismo. La Provincia avendo gia trascurato e ripressato la nossa storia e identità cerca di imporre la sua Trentinità su di noi o farci immagini o gente rispecchiati di voi che siete stati trasformati dall’Irredentismo, dal nazionalismo e dal Fascismo. Allora il nos risveglio non era quel de un che l’era dromenzà. Non era ne un contrapunto ne na polemica, ma solo il nos diritto di abbracciare la nossa storia e la nossa esperienza. Come bidèl del Filò, sun diventà come un Call Center. I me ciama per informazioni, per imparar sempre di più della so gent e della so storia, per ciacerar dialogando con nesun altro che en fradel e paesano di loro.
Ricordo quante volte che, parlando con i vecioti in dialet, i cominciava a pianger dalla nostalgia, forse come i profughi presentadi nell’Addio Monti dei “Promesi Sposi”. Chi siamo è chi eravamo.Vi chiedo il vostro aiuto. Se avete paesani, famèa, amici in USA, faghe saver lori del “Filò”. I pul nar al sito e registrarse online gratis. E se vedem.
4 commenti
Grazie Louis! Le tue analisi ci permettono di rivedere le nostre idee, e ci insegnano ad essere sempre più critici e tolleranti! Un caro saluto.👏🏻👍🍀🌈☀️
L’attaccamento alle origini, al dialetto, alle tradizioni, alla cultura é cosa sacrosanta e direi anche indispensabile quasi, per crescere e vivere in maniera equilibrata senza sentirsi cioè nè carne nè pesce. Però non vorrei caro Louis che questo idealizzare una Heimat che non hai neanche mai vissuto ma solo sentito raccontare ti portasse a sentirti superiore. Già perchè quando leggo voi siete stati trasformati da Fascidmo, Nazionalismo, Irredentismo, mi pare quasi che voglia suggerire che quelli “puri” siate voi. Che sotto gli Asburgo il Tirolo Italiano sia stato un paradiso è purtroppo solo una leggenda Louis. E decine di migliaia di tirolesi mandati a morire da Franz Joseph nel fronte orientale inutilmente, da una guerra scatenata da lui dovrebbe fartelo capire.
Salve Louis ! mí no són nà tànt lontán come tì dal nòs Trentin( a ti te piasería dir dal nòs Tirolo talián), ma demò en Germania da quasi zinquanta ani. Anca mì no ó mai desmentegá el me paés e el me dialét, ánca se ó gavést pöche ocasión de parlarlo. Ma eel gavén en t’ el sanc, come se l’ avesen ciuciá con el làt de la nòsa mare! Te fágo i me compliménti par la to “tenacia” per no far desmentegár le nòse origini dei tanti paesáni che i é nadi en “Merica”. Adéso vago anca a mi a léger la to rivista!
Certo che dietro ogni immigrato ce la sua storia. Ma non ci si domentica mai le proprie origini. Lo hanno fatto i mie e io con i miei figli .