Ci sono libri che raccontano episodi e “storie” lontane nel tempo. E ci sono pubblicazioni che ripercorrono lo sviluppo e danno testimonianza dell’impegno di una singola associazione di volontariato. Una di queste è APPM, l’associazione provinciale per i minori che attende dalla Provincia una nuova sede. Già promessa e ristrutturata, secondo quanto previsto in una donazione del comune di Trento, ma che i nuovi inquilini dei piani alti di piazza Dante hanno deciso di destinare ad altro scopo.
Il titolo del libro che è abbastanza originale, è: “Siamo tutti adolescenti” e sostanzialmente è scritto in occasione dei quarantacinque anni di fondazione dell’APPM (Associazione Provinciale Per i Minori) che con la collaborazione costante dell’amico Umberto Fumai abbiamo dato vita ad una struttura per aiutare i minori in difficoltà. Ricordiamo che allora eravamo nel periodo caldo della post contestazione studentesca e gli ordini religiosi che gestivano la quarantina di strutture socio assistenziali (allora chiamati collegi), gradualmente lasciavano le strutture per mancanza di vocazioni religiose. Essendo operatori sociali ci rendevamo conto, con un gruppo di amici, che bisognava fare qualcosa. Il 27 marzo del 1976, di fronte al notaio Luigi Mott, abbiamo dato vita ad una associazione che porta appunto ancora il nome di APPM.
Naturalmente l’idea era di fare qualcosa di diverso dai tradizionali collegi con camerate di oltre 200 ragazzi dove gli assistenti erano per la maggior parte religiosi, preti o suore, e il ruolo educativo era tutto in mano loro. L’unica eccezione era il collegio Silvio Pellico di Ala, che aveva una gestione ministeriale.
Oggi l’APPM, dopo 45 anni si occupa di oltre 40 strutture fra centri residenziali e centri diurni di aggregazione e impiega 180 educatori. In un anno, nei centri residenziali e nei centri di aggregazione sparsi in tutta la provincia, passano oltre mille ragazzi.
Stiamo ancora attendendo che la Provincia ci assegni ufficialmente la nuova sede in via Manzoni a Trento, dove un tempo c’era il vecchio asilo del rione San Martino.
Ritornando al libro, come in quelli già pubblicati, che si trovano sia nelle biblioteche che in sede dell’APPM, si può notare come anche nel settore dei problemi giovanili vi sia stato un notevole cambiamento: di situazioni e di aspettative.
Se un tempo l’importante era di “riempire la pancia”, oggi, come non mi stanco di ripetere, bisogna riempire anche i cuori.
Molti dei nostri ragazzi in questi lunghi anni sono cresciuti, si sono fatti la loro famiglia e ricordano con affetto e simpatia il loro permanere presso le strutture dell’associazione. Dai primi tempi la metodologia sempre voluta era quella della personalizzazione del rapporto con l’ospite e in alcuni casi, soprattutto per i soggetti “borderline”, è stata istituita un’apposita struttura particolarmente qualificata in collegamento con l’Azienda sanitaria.
Interessante la parte del libro riservata alle opinioni degli ospiti suddivisi negli undici gruppi dei centri aperti che dimostrano la necessità e il bisogno che hanno i giovani di punti d’incontro e di socializzazione. Questi aspetti un tempo venivano ricoperti dagli oratori parrocchiali, i quali, vista la carenza di vocazioni religiose, sono sempre più ridotti.
In conclusione, il lavoro che in quarantacinque anni gli operatori, il consiglio di amministrazione del tutto gratuitamente e i presidenti che hanno gestito l’APPM hanno dato alla comunità trentina è da considerare come servizio per le persone più deboli e per i giovani. Di loro, oggi, si fa solo un gran parlare senza proporre soluzioni operative in grado di affrontare anche i problemi correlati alle piccole gang che si stanno formando anche in Trentino. È un impegno per tutti e al quale tutti possiamo dare qualcosa.